"Cara Hillary (Clinton), sì, Monica Lewinsky era un'adulta, ma il fatto è un altro"

Cara Hillary, la relazione tra tuo marito Bill Clinton e Monica Lewinsky non fu abuso di potere, ma il fatto è un altro: quanto ci piacerebbe se aiutassi Monica a liberarsi dall'opprimente ruolo di "stagista che se la faceva col presidente", perché ad oggi, dopo 23 anni, non sembra esserle concesso di essere niente di diverso da questo.

Nel 1995 lo scandalo sessuale con l’allora stagista ventiduenne Monica Lewinsky travolse il presidente USA Bill Clinton e la sua famiglia, Hillary compresa, che comunque rimase sempre accanto al marito garantendogli, anche pubblicamente, il massimo sostegno. Gli americani rimasero letteralmente sconvolti dalla notizia che il loro quarantaduesimo presidente in carica avesse avuto dei rapporti orali con la Lewinsky, e ben presto in tutto il mondo non si parlò d’altro che del sexgate, nome mutuato dal Watergate, scandalo politico che ebbe per protagonista Nixon circa vent’anni prima, e del celeberrimo studio ovale della Casa Bianca dove la relazione extraconiugale di Clinton si sarebbe consumata.

Lo scandalo uscì allo scoperto solo tre anni più tardi rispetto alla data in cui si sarebbero svolti i fatti, in seguito alla denuncia di molestie sessuali rivolte a Clinton dalla giornalista Paula Jones, e riferite all’epoca in cui Clinton stesso era governatore dell’Arkansas. Quel caso costò al presidente il procedimento di impeachment, con la sua successiva assoluzione da ogni accusa di spergiuro e ostruzione della giustizia, dopo un processo durato 21 giorni, ma soprattutto attirò l’attenzione mondiale proprio sull’affaire Lewinsky.

Come sappiamo, i coniugi Clinton sono andati avanti sempre uniti anche dopo aver archiviato quelle storie che avrebbero potuto minare gli equilibri familiari oltre che le carriere, Hillary ha proseguito brillantemente la sua ascesa politica subendo uno stop solo alle presidenziali del 2016, perse contro Trump, ma proprio la moglie dell’ex presidente è recentemente tornata sull’argomento Lewinsky nel corso di un’intervista per la CBS.

La Clinton, interrogata sull’argomento, ha dichiarato che le dimissioni del marito chieste a gran voce da più parti negli States, fra cui la senatrice di New York Kristin Gillibrand, sarebbero state ingiustificate, e che da parte sua non c’era stato alcun “abuso di potere” nei confronti della Lewinsky che, pur molto giovane, era comunque una donna adulta. Nel loro caso, ha detto l’ex Segretario di Stato, sarebbe stato del tutto improprio parlare di molestie, nonostante i critici, tornati a parlare della vicenda dopo lo scoppio del #MeToo, abbiano puntato a sottolineare lo squilibrio di potere esistente tra un presidente in carica e una stagista, fattore che farebbe venir meno la componente della consensualità.

Sia chiara una cosa: potrebbe aver ragione Hillary a sostenere che parlare di “abuso di potere” nel caso che ha coinvolto il marito sia non solo improprio, ma anche errato. Che sarebbe inutile parlare di “abuso” laddove la Lewinsky avesse accettato il compromesso con piena responsabilità e consapevolezza, dietro le promesse lavorative o di qualunque altro genere di Clinton. E va bene. Staremmo qui a discutere di una questione di corna, al massimo, non di molestia sessuale, ma, in fondo, se il discorso infedeltà è andato bene a Hillary Clinton in tutti questi anni, non si capisce perché dovremmo preoccuparcene noi o fare i moralisti a casa degli altri.

Ci sentiamo però in dover di spezzare una lancia in favore di Monica Lewinsky, che, anche se forse non è stata vittima di un abuso sessuale (e il confine resta, nonostante tutto, piuttosto labile, proprio alla luce anche dei vari casi usciti allo scoperto con il Me Too), è comunque diventata, suo malgrado, lo stereotipo della rappresentazione gretta e squallida della stagista arrampicatrice sociale e disposta a tutto pur di fare carriera. Della serie, va bene pagare lo scotto per aver praticato sesso orale a un presidente americano, essere riconosciuta per un po’ come quella che “se la fa col presidente”, ma da lì a essere identificata solo per quello ancora oggi, a distanza di anni, e vedere la propria vita legata per sempre a quel singolo episodio, ce ne passa.

Perché a Monica Lewinsky, a distanza di 23 anni da quello che successe nella stanza ovale, non è concesso essere molto altro dalla stagista un po’ provocante e astuta che per un periodo “se l’è fatta” con Clinton in cambio di chissà quali favori futuri. Come dimostra una sua recente apparizione a Gerusalemme, dove era andata per parlare di cyberbullismo insieme alla giornalista Levi Yonit, e si è ritrovata come prima domanda

Si aspetta ancora delle scuse personali da Bill Clinton?

No, non si può criticare Monica Lewinsky per essersi alzata e aver deciso di andarsene in quell’occasione, abbandonando l’intervista e il discorso sul cyberbullismo che, forse, è stato un po’ sporcato – ma giusto un minimo – da chi, più o meno consapevolmente, un po’ bullo lo si è dimostrato a sua volta, tornando a tormentare quella che oggi è una donna di 45 anni con una vita diversa, una carriera diversa, una mentalità diversa, e non più la stagista del 1995, errori e annessi compresi.

Marchiare a fuoco una persona per uno “sbaglio” commesso in gioventù – non un assassinio, peraltro, uno stupro, un atto di pedofilia, ma un po’ di sesso orale consensuale, diamine! – è roba da Genesi biblica, nemmeno la Lewinsky fosse Caino che ha appena ammazzato il fratello.

Quindi, cara Hillary, hai ragione quando dici che non si tratta di abuso di potere; ma probabilmente, come tu non vorresti (come è giusto) essere additata vita natural durante come “la moglie cornuta che si è tenuta il marito”, allo stesso modo probabilmente Monica Lewinsky non vorrà essere vista sempre e solo come “la stagista che ha incasinato Clinton con un p******”. E tu, da donna che desiderava fare il presidente degli Stati Uniti, dovresti saperlo cosa significa portarsi uno stigma sociale simile appresso. Ci piacerebbe, eccome, se spendessi una parola anche su di lei. Mica per perdonarla, eh, ma solo per liberarla da quell’opprimente ruolo che ormai le è stato incollato addosso come carta moschicida, da quell’identità che oggi non le appartiene più, da quell’essere solo e soltanto “quella che se la faceva col presidente”.

Sei una donna di spirito e intelligente, pensaci.

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