"Muori, vecchia di m...": gli insulti choc a Peppina, la nonna terremotata e sfrattata

Nonna Peppina viene sfrattata e finisce per ricevere insulti choc sul Web. Benvenuti nell'era del (anti)social network, dove l'umanità viene dimenticata e ogni scusa è buona per sfogare rabbia e frustrazioni.

Abbiamo ormai capito fin troppo bene che i social network non sempre si dimostrano luoghi di vera “socialità”, come il nome suggerirebbe, e che spesso in realtà la piattaforma virtuale rappresenti piuttosto un terreno fertile per i cosiddetti “leoni da tastiera”, quelli che, “protetti” dalla segretezza garantita dallo schermo di un computer o di uno smartphone, si scatenano con insulti e commenti inneggianti a discriminazioni e razzismo di ogni genere. Ci sono gli haters, quelli che prendono di mira categorie sociali, oppure un personaggio pubblico, per invidia o complessi di inferiorità, della serie “quando la volpe non arriva all’uva allora la offende”, come è successo recentemente a Emma, che ha voluto incontrare personalmente il suo “nemico” virtuale.

E poi ci sono pagine, gruppi, che si definiscono “satirici” ma in realtà non forniscono altro che un’opportunità, per molti, di riversare le proprie frustrazioni, il proprio odio immotivato, non per dibattere su argomenti di interesse sociale ma al puro scopo di aizzare continuamente polemiche, di fomentare intolleranze, di vomitare rancori inspiegabili. I leoni da tastiera, appunto, quelli così vigliacchi che, se li incontrassi faccia a faccia, probabilmente non avrebbero nemmeno il coraggio di incrociare il tuo sguardo, ma che sul social si sentono forti, pungenti, e fanno a gara per essere più meschini e cattivi possibile, compiacendosi dei like di altri imbecilli come loro che, protetti dall’anonimato garantito dalla possibilità di farsi un profilo falso, o comunque dall’improbabilità di beccarsi qualcosa di diverso da un semplice “ban” (ossia la cancellazione del commento o direttamente del profilo, e chi se ne frega, in fondo, al limite mi iscrivo di nuovo con un altro account, pensano) esprimono il proprio pensiero – ammesso che dietro ai loro sproloqui uno ne esista davvero – con insulti e malignità gratuite.

In questo mondo distorto, dove il social dunque smette di essere luogo di incontro virtuale e mezzo ove diffondere messaggi di importanza sociale (cosa che per fortuna, comunque, ancora accade, a dimostrazione che in fondo l’umanità non è poi tutta da buttare) succede perciò che anche la vicenda di nonna Peppina, la signora novantacinquenne sfrattata, dal comune di San Martino di Fiastra in provincia di Macerata, dalla casetta abusiva in cui aveva espresso il desiderio di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita, dopo il crollo nel terremoto della sua abitazione, generi sdegno e aggressività in moltissimi commentatori di Facebook. Contro le autorità che hanno preso la decisione di allontanarla dalla sua casa, verrebbe facile pensare; e invece no, va a finire che l’oggetto di scherni e offese sia proprio la povera signora, insultata pesantemente soprattutto su un gruppo (ora diventato chiuso, non sappiamo se lo fosse anche prima di questa storia), Giente Honesta, collegato alla pagina del Partito Anarco-Capitalista.

Il gruppo, che si definisce anti-populista, nei giorni scorsi ha infatti trattato, a modo suo, la vicenda della nonnina marchigiana, finita su giornali e telegiornali di tutta Italia, soprattutto dopo la nuova concessione a prendere possesso della sua casetta di legno, poi nuovamente revocata; lo ha fatto lamentando proprio l’eccessiva esposizione mediatica della storia, insomma accusando esplicitamente che la stampa “ci marciasse un po’ troppo sopra”. Ma la cosa grave è che il centro delle critiche, poi degenerato in una sorta di impietoso tiro al bersaglio via Internet, sia diventata proprio la povera protagonista della storia, definita, senza mezzi termini, “un cancro”.

Non solo: anche se – e c’era da aspettarselo – molti dei commenti sono stati cancellati dal post, e vedere il resto è diventato impossibile a meno che non si sia iscritti al gruppo Giente Honesta, alcuni screenshot sono stati salvati e pubblicati su altre pagine, per denunciare proprio quanto accaduto. Alcuni commenti contenevano affermazioni terribili (e volontariamente noi abbiamo scelto di oscurare o non citare i nomi dei loro autori), come “Secondo me è già morta e la muovono con dei fili”, oppure “È imbalsamata e dentro c’è un nano. Come per il Gabibbo”.

Eccone alcuni che ci hanno lasciate davvero senza parole.

Fonte: facebook
Fonte: facebook
Fonte: facebook

Dopo che la bomba è esplosa, lasciando di stucco (per usare un eufemismo) i milioni di internauti che, increduli, hanno letto i commenti irrispettosi e denigratori nei confronti di nonna Peppina, a poco sembra essere valso il frettoloso post di scuse pubblicato dalla pagina Generatore di immagini gentiste di bassa qualità, che il 15 ottobre ha condiviso questo:

Troppo tardi per recuperare una situazione che, ripetiamo, rappresenta l’ennesimo, vigliacco (ab)uso dei social network, usati solo come mezzo per sfogare rabbia repressa e irragionevole, infondato odio.

Nonna Peppina avrà pure perso la sua battaglia contro la burocrazia, ma questi leoni da tastiera hanno perso, ancora una volta, la cosa più importante: l’umanità.

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