Nei giorni scorsi la notizia choc degli stupri di gruppo di Rimini, e il conseguente arresto dei quattro giovanissimi responsabili, tutti immigrati o figli di immigrati, ha riaperto una questione davvero spinosa, che riguarda appunto gli stranieri, irregolari o no, presenti sul territorio italiano.

La miccia, già pronta ad accendersi, è stata definitivamente innescata da altri fatti di cronaca venuti alla luce negli ultimi giorni dell’agosto 2017, tutti riguardanti violenze sessuali, in cui, in 5 casi su sei, gli autori erano proprio immigrati.

Da lì la polemica si è rapidamente allargata a macchia d’olio, dividendo l’opinione pubblica e coinvolgendo, indirettamente, anche rappresentanti delle istituzioni come il Presidente della Camera Laura Boldrini, che in più di un’occasione si è espressa a favore dell’accoglienza e dell’integrazione degli immigrati, o l’ex ministro dell’Integrazione Kyenge.

Eppure, in questo forsennato dibattito, ci sembra che talvolta il focus della questione si sposti da quello che dovrebbe essere il punto più importante, ovvero l’atto dello stupro in sé. Insomma, lo stupro è un crimine, sempre, a prescindere dalla nazionalità di chi lo compie, è davvero così importante sapere se il suo autore sia un immigrato o un italiano? Non si dovrebbe condannare a priori, indipendentemente dall’etnia di appartenenza, e preoccuparsi esclusivamente della vittima e che il carnefice paghi il suo debito con la giustizia?

In un contesto socio-economico particolarmente difficile comprendiamo che la percezione del “problema immigrazione” possa essere accentuata e, spesso, portata agli estremi, ma forse riguardo ai dati degli stupri nel nostro paese è bene cercare di fare un po’ di chiarezza, per cercare di capire se, effettivamente, la percentuale di stranieri che si macchiano di questo orrendo crimine sia superiore a quella degli italiani. In ogni caso, stiamo parlando di qualcosa che non dovrebbe esistere, di uomini che violentano e che perciò meritano di essere chiamati per ciò che sono: criminali.

I dati del crimine in Italia

Il ministero dell’Interno ha diffuso, il 15 agosto scorso, i dati relativi alla criminalità in Italia da gennaio a luglio 2017. Complessivamente, gli episodi criminali censiti sono diminuiti rispetto agli stessi mesi dello scorso anno di circa il 12%, ma per quanto riguarda gli episodi di violenze sessuali le cifre rimangono simili a quelle registrate nel 2016. Nei primi sette mesi del 2017 risultano essere stati denunciati 2.333 casi di stupro, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano 2.345. Le persone denunciate o arrestate nel 2017 risultano essere 2.438: tra queste, 1.534 sono italiane (erano 1474 nel 2016) e 904 straniere (909 quelle dell’anno scorso).

Secondo il rapporto Istat stilato nel marzo 2017, in Italia sono 6 milioni e 788 mila le donne che hanno subito una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita: di queste il 31,5% sono tra i 16 e i 70 anni.
Del totale, il 20,2% ha subito violenza fisica, e il 21% violenza sessuale, il 5,4% stupri – si parla di circa 652 mila vittime- mentre i tentati stupri sono stati circa 746 mila.

Gli autori degli stupri

Fonte: web

Veniamo ora al nodo principale: sono davvero gli stranieri a compiere il maggior numero di stupri nel nostro paese?

Il gruppo italiano di ricerca Demoskopica, in un rapporto pubblicato nel novembre del 2016, ma relativo agli anni tra il 2010 e il 2014, ha rilevato che il 61% delle violenze sessuali sia stato compiuto dagli italiani, contro il 39% degli stranieri.
L’analisi delle denunce mostra che, dopo quella italiana, le nazionalità maggiormente coinvolte negli stupri sono la romena (8,6%), la marocchina (6%), l’albanese (1,9%) e la tunisina (1,3%).
Sempre secondo il rapporto del Ministero, invece, la maggior parte degli stupri denunciati riguarda gli italiani, ma quasi quattro denunciati su dieci, esattamente il 37%, sono stranieri. Questo dato va letto e analizzato alla luce del numero di abitanti del nostro paese: nel 2016 i cittadini italiani erano complessivamente 60 milioni e mezzo, a fronte di circa 5 milioni di residenti stranieri (senza contare quasi un milione di irregolari): stiamo perciò parlando di una percentuale di stranieri residenti nel nostro paese pari all’8%, più o meno.

Se rapportiamo questo dato al 37% delle denunce che riguardano stranieri nei casi di stupro, ovviamente il numero di stranieri che si macchia di questo crimine, in proporzione agli italiani, è maggiore rispetto alla loro presenza sul territorio. Ci sono però altri elementi da tenere in considerazione e da cui non si può prescindere per chiarire meglio una situazione.
Innanzitutto, ci sono i cosiddetti casi di sommerso, ovvero il numero degli stupri che non viene denunciato, elemento particolarmente importante che sottolinea, sulle pagine di Repubblica, anche Marzio Barbagli, sociologo, esperto di sicurezza e criminalità. Il quale sottolinea come, da tempo, le violenze sessuali denunciate siano solo una piccola parte rispetto a quelle effettivamente compiute; come sappiamo, sono numerosi i casi di violenza che avvengono in famiglia, per opera del partner o comunque di una persona conosciuta, cosa che tende a far crescere nella vittima il timore di denunciare. Ecco perché le denunce per stupro “non raccontano adeguatamente la realtà”. Ma, avverte Barbagli, “Ancora meno sappiamo degli stupri di immigrati a danno di donne loro connazionali. – e aggiunge – È vero che in base ai dati ufficiali le denunce sono in calo, ma attenti: si ragiona su un arco temporale ancora troppo breve”.
Gli fa eco Lella Palladino dell’associazione “Donne in Rete contro la violenza”, a cui aderiscono 80 centri antiviolenza in tutta Italia, la quale invita a leggere i dati con cautela:

Attenti al sommerso, cioè alle violenze tra le mura di casa, che arrivano raramente a livello di denuncia. Tra le donne che si rivolgono ai nostri centri, gli episodi di violenza domestica si rivelano infatti nell’80% dei casi anche episodi di violenza sessuale. E qui parliamo di situazioni in cui vittime e stupratori sono in stragrande maggioranza italiani. Anche gli stupri di stranieri a danno di donne loro connazionali, magari delle loro mogli o figlie, sono difficili da calcolare.

“Ricordiamoci che una donna che subisce violenza 8 volte su 10 non chiede aiuto, secondo l”Istat”, ha spiegato inoltre a TPI Anna Costanza Baldry, psicologa e criminologa dell’università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, che ha fatto anche parte, in passato, dell’Associazione Differenza Donna, la quale tutela le donne vittime di violenza, e della Rete nazionale DiRe (Donne in Rete).

Ecco perché occorre esprimersi con cautela quando si parla di stupri, perché purtroppo i numeri ufficiali sono sempre parziali, e non contribuiscono ad avere un quadro completo di una piaga decisamente e tristemente più grande.

Legato a questo fatto, c’è anche il fattore del conteggio dei crimini; come spiega l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) nella sezione fact-checking del suo sito internet, infatti, se si considerano i crimini in generale l’unico modo che si ha per stimare la quantità di reati commessi è osservare i destinatari di denunce e le persone in carcere.

Dai dati riportati sul loro sito emerge che, a fronte di una presenza di stranieri in Italia equivalente all’8,3% della popolazione nel 2015, le denunce nei confronti degli stranieri (escluse quelle a carico di ignoti) erano il 32% del totale, mentre la popolazione carceraria era costituita per il 33% da stranieri.

In altri termini – prosegue l’Ispi – su mille stranieri presenti sul territorio italiano circa 3,5 sono in carcere, mentre su mille italiani lo 0,6 è detenuto. Sembra dunque che uno straniero abbia una probabilità di essere arrestato di oltre cinque volte superiore rispetto a quella di un italiano.

Ma la realtà, dati alla mano, cela una situazione più complessa: “Mentre stranieri e italiani vengono incarcerati in misura simile per certi tipi di reati violenti, come per esempio le lesioni dolose -5,5% dei reati per entrambe le nazionalità- , gli stranieri vengono incarcerati in misura superiore per reati connessi alla produzione e spaccio di stupefacenti – il 45% contro il 36%.”

L’aumentare dei migranti, puntualizza inoltre l’istituto, non sembra incidere sul loro “livello di delinquenza”, che, tra il 2009 e 2015, a fronte di un aumento del 47% per cento degli stranieri residenti, ha visto in realtà far scendere la popolazione carceraria straniera dal 37 al 33% del totale.

Concludendo, non si può rispondere “sì” alla domanda “È vero che gli immigrati in Italia compiono più stupri degli italiani?”. In Italia la maggior parte delle denunce per stupro, in oltre il 60% dei casi, riguarda comunque gli italiani. È l’incidenza dei casi di violenza sessuale a essere maggiore, se rapportata al numero di individui presenti sul territorio italiano. Ma le nazionalità coinvolte in misura superiore non sono quelle su cui molti puntano il dito negli ultimi tempi, ovvero le persone che arrivano con i barconi dalle coste dell’Africa.

Tuttavia, come abbiamo sottolineato, non si può non tenere presente che i casi che arrivano alla denuncia sono solo una piccola parte di quelli che avvengono realmente, e in cui coinvolti conoscenti o familiari, e che di conseguenze anche il sistema di conteggio dei reati si basa esclusivamente sulle denunce o sulle condanne. Pertanto parliamo sempre di dati necessariamente parziali rispetto alla dimensione reale del fenomeno.

Infine, è necessario ribadire che un’analisi di questo tipo, come la condanna di chi augura ad altre donne (cariche istituzionali comprese) di ricevere la stessa sorte, non sono indici di “buonismo” o di uno schieramento di alcun tipo, ma solo considerazioni che si preoccupano esclusivamente della vera matrice del problema: la violenza sulle donne, che non può e non deve avere nome, o nazionalità.

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