Il listino dei Radicali, presentato per tempo, conta dieci nomi: cinque uomini e cinque donne. Tra gli uomini anche il candidato presidente che per legge non può fare conto di genere. Risultato: quattro uomini e cinque donne.  Bocciata. “Non rispetta la parità di genere” qualità richiesta dalla legge per le liste.

E però, un però ci sta.
Al centro sinistra, per esempio la lista del Pd al Senato registra quasi il 49% di presenza femminile. “Quasi il 49%” non è il 50%. Vuol dire che il 51% della lista sono uomini. E che la parità di genere non è rispettata.

Così una candidata nella lista radicale, Antonella Casu, ha deciso di farsi da parte. E ora sono 4 uomini e 4 donne e si aspetta la risposta al ricorso.

Da donna mi chiedo se quanto accaduto sia da considerare “normale” o, come credo, discriminazione. Che gli uomini inizino ad avere paura che le donne in politica, come in tanti altri campi hanno già dimostrato, saprebbero fare meglio di loro?

Intanto, gli uomini, hanno dimostrato che le “quote rosa” sono un’ottima carta per la campagna elettorale, salvo poi disattenderla puntualmente e senza fatica, appoggiati dalla magistratura, dove le quote rosa ancora non sono arrivate.

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