I compiti assegnati per le vacanze sono sicuramente uno degli incubi ricorrenti degli studenti di tutto il mondo; “Perché – pensano (giustamente, secondo il loro punto di vista) gli scolari – se si chiama vacanza io devo passarla a fare i compiti?

A quanto pare, le cose però stanno cambiando in diverse scuole, e anche i professori sembrano aver adottato altri orientamenti in merito alla questione compiti a casa. Ricorderete tutte cosa ha lasciato da fare come compito per l’estate il professore di quel liceo di Fermo, Cesare Catà, diventato un vero e proprio fenomeno nazionale, oltre che – ovviamente – un mito per i suoi alunni.

E, guardando oltre confine, anche Mrs Thom era entrata di diritto nella classifica degli insegnanti con il più alto indice di gradimento, grazie ai compiti assegnati ai suo piccoli studenti.

Questa volta a far parlare di sé e dei compiti “speciali” dati in consegna per queste vacanze di Pasqua è invece un maestro elementare, Paolo Limonta, di Milano, da tempo abituato, peraltro, a raccontare giornalmente sulla propria pagina Facebook la sua esperienza di insegnante, e ciò che accade nella sua classe della scuola di viale Romagna nel capoluogo lombardo.

Limonta, che è anche consigliere comunale di Sinistra x Milano, attentissimo a varie problematiche sociali, impegnato attivamente nella sua comunità, ha quindi postato anche stavolta sul social network le assegnazioni ai suoi scolari per le festività pasquali: la foto di una lavagna dove campeggiano i 4 compiti “particolari” che i bambini dovranno impegnarsi a svolgere in questi giorni. Il post, nemmeno a dirlo, ha già riscosso un enorme successo.

Io li do così, i compiti – spiega l’insegnante, consapevole delle numerose correnti di pensiero esistenti sull’argomento – perché credo fermamente nel diritto alle vacanze delle bambine e dei bambini.
E anche dei loro genitori.
E so che non sono solo e che tantissime maestre e maestri la pensano come me e si comportano di conseguenza.
Ma, ovviamente, il problema non sono “solo” i compiti.
Il problema rimane quello di passare da minoranza dai nobili principi a maggioranza delle buone pratiche.
Perché ciò avvenga è indispensabile moltiplicare la costruzione di “comunità classi” dove consolidare l’alleanza con i genitori con un unico obiettivo.
Quello di garantire ogni giorno la felicità delle bambine e dei bambini.
Io continuo a essere ottimista.
Si può fare…

Non solo, quindi, una decisione che sicuramente ha fatto contenti i suoi piccoli alunni, alla base della scelta del maestro Paolo c’è soprattutto l’idea di sensibilizzare, di educare i bambini, ma in buona parte anche i genitori, a godere della felicità, a non sentirsi schiavi di imposizioni o convenzioni sociali, a non avvertire la sensazione di costrizione verso tutto ciò che, volente o nolente, di obbligatorio devono fare, scuola inclusa. E certamente è un ottimo metodo per responsabilizzare gli scolari senza però soffocarli con il peso del “dovere” che rende loro insopportabile l’idea dei compiti, ma anche per insegnare ai genitori che la cultura  può, anzi deve essere trasmessa, ma ci sono vie diverse e variegate rispetto a quella tradizionale, che fa bene ai bambini ma anche a loro. Leggere un libro, guardare un film, raccontare un episodio carino in classe sono modi differenti di apprendere, di socializzare, di fare della buon cultura, di cui i bambini e i ragazzi, a rispetto di quanto alcune mamme e papà  pensino, hanno un’assoluta e strettissima necessità.

A noi l’idea del maestro Paolo è piaciuta davvero tantissimo… magari avessimo avuto anche noi un insegnante così!

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