Giudice ordina ibernazione post-mortem di una ragazza di 14 anni malata terminale

Una quattordicenne malata terminale che desidera solo andarsene con la speranza di poter, un giorno, essere "risvegliata". Per questo JS ha chiesto di essere ibernata dopo la morte ed ecco perché questo giudice ha accolto la sua richiesta, fra polemiche e dibattiti etici.

Malata terminale di cancro ibernata per decisione di un giudice, nell’attesa, chissà, di risvegliarsi un giorno. No, non è la trama di un film di fantascienza prossimamente in uscita, ma quanto accaduto realmente in Gran Bretagna, dove un giudice dell’Alta Corte di Londra ha risposto affermativamente alla richiesta di una ragazza di 14 anni, affetta da una grave forma di tumore all’ultimo stadio, che ha chiesto appunto di essere criogenizzata post-mortem.

Nella lettera aperta indirizzata sia ai genitori che al giudice stesso l’adolescente, chiamata solo JS, diceva:

Non voglio morire ma so che succederà… ma io voglio vivere più a lungo… voglio avere questa opportunità.

Di qui l’idea, incredibile, di lasciare che il proprio corpo, dopo la sua morte, venisse conservato tramite la tecnica della criogenesi, che si basa appunto sull’idea di poter conservare a lungo un corpo a temperatura bassissima rallentandone le funzioni vitali gradualmente, con l’intento di poterlo conservare talmente bene ed in condizioni praticamente intatte così da poterlo letteralmente resuscitare, in un futuro in cui, si ritiene, le ricerche sul tema saranno approfondite e sviluppate maggiormente. Per quanto possa suonare strano, la tecnica dell’ibernazione sta prendendo piede, anche nel nostro paese: tutti pronti a farsi “ghiacciare” a temperature che raggiungono i meno 196, una volta che il cuore smetterà di battere.

Paura della morte, voglia di vivere in eterno o semplice curiosità? Certo le motivazioni che spingono le persone a far ricorso a questa tecnica possono essere le più disparate: quelle di JS sono un disperato tentativo di giocare un tiro mancino a quel destino che è stato molto duro con lei, di restare aggrappata ad una vita che, ne era consapevole, le sarebbe sfuggita presto di mano. JS non avrebbe potuto sconfiggere il cancro, così ha chiesto ad un giudice di aiutarla nel suo intento.

Cosa che in effetti lui ha fatto, stabilendo, dopo la morte della ragazzina, il 17 ottobre in un ospedale londinese, che il suo corpo fosse portato negli Stati Uniti per procedere alla  criogenizzazione. La speranza della ragazza, che si era documentata su internet, è quella che il suo corpo venga risuscitato in futuro, in modo che lei, magari tra qualche centinaio di anni, possa vivere quella vita che non ha vissuto.

Fonte: Web
Fonte: Web

Naturalmente, dopo la rivoluzionaria sentenza, si è immediatamente scatenato, oltre che il clamore nell’opinione pubblica, il dibattito sulla questione etica e morale della vicenda, tanto più che i due genitori della ragazza, separati, avevano opinioni contrastanti anche rispetto alla decisione della figlia: assolutamente contrario il padre, favorevole la madre, deputata anche da JS l’unica a poter comunque prendere decisioni in merito.

L’adolescente è la decima persona in Gran Bretagna a scegliere la criogenesi, ma la prima così giovane. Peter Jackson, il giudice che ha acconsentito alle sue richieste, ha dichiarato:

Sono rimasto toccato dall’animo coraggioso con cui ha affrontato la sua sorte.

Ma ha anche aggiunto che, tecnicamente, è stato chiamato solo a giudicare se dar ragione alla madre o al padre nella disputa fra genitori su come disporre del corpo della figlia dopo la morte.

Ma questa non è stata l’unica decisione controversa di questo giudice.

Il giudice Peter Jackson (Fonte: telegraph)
Il giudice Peter Jackson (Fonte: telegraph)

Ad ogni modo il giudice della High  Court di Londra non è nuovo a sentenze piuttosto “particolari” o a rendersi protagonista di interventi fuori dal comune: nel 2012 accusò pesantemente la polizia per non avere condotto indagini approfondite nel caso di Poppi Wortinghton, dopo che la ragazza, a lungo abusata dal padre, era morta. Ha inoltre costretto all’alimentazione forzata, quando era giudice della Court of Protection, una ragazza di 32 anni, malata di anoressia, che desiderava lasciarsi morire. Adesso l’ennesimo capitolo della sua controversa carriera: il via libera a quello che, dopo tutto, era solo il sogno di una ragazzina strappata alla vita troppo presto.

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