Aggiornamento venerdì 3 luglio 2015

Alle 9:30 circa è inziato il processo a Massimo Bossetti, unico imputato per l’omicidio di Yara Gambirasio.
Nell’aula gremita della Corte d’Assise di Bergamo, presieduta dal giudice Antonella Bertoja, hanno trovato posto 34 giornalisti e circa ottanta “curiosi” in coda dall’alba per assistere al processo del Caso Yara, che ha scosso l’opinione pubblica.

Massimo Bossetti si è presentato in aula vestito con jeans, sneakers e maglietta celeste. Entrato da un ingresso secondario, scortato su un furgone della Polizia Penitenziaria, ha preso posto nella gabbia degli imputati.
A tradire il nervosismo il continuo movimento dei piedi.
Assenti invece i genitori della piccola Yara che, come spiegato da uno degli avvocati della famiglia Enrico Pelillo, saranno presenti in aula solo quando chiamati a testimoniare. Questo per evitare il clamore attorno alla triste vicenda.

Dall’alba, file di persone, anche con bambini, hanno cercato di conquistare il loro posto per assistere a uno dei processi che si annunciano più seguiti dall’opinione pubblica.
Il 17 luglio è la data fissata per la prossima udienza, ma solo da settembre si entrerà nel vivo. L’udienza del Caso Yara di oggi, infatti, serve per presentare le prove e la lista dei testimoni.

Intanto ci si domanda se la difesa di Bossetti continuerà a sostenere l’ipotesi ventilata nei giorni scorsi: ovvero l’uccisione della piccola Yara Gambirasio da parte di un branco di bulli.

Si accendono così le luci su un processo che si spera possa fare giustizia e portare un po’ di pace nella famiglia Gambirasio.

La tesi del branco di bulli – articolo del 26 giugno 2015

Manca solo una settimana all’inizio del processo a carico di Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio, e i suoi avvocati stanno ultimando le ultime strategie di difesa. I legali hanno chiamato a testimoniare 711 persone, la cui lista di nomi è stata depositata al tribunale di Bergamo nei giorni scorsi. Ma non è tutto: in difesa del muratore di Mapello saranno presenti in aula anche 50 consulenti scientifici. E tra i vari nomi figurano alcuni familiari di Bossetti, ma anche conoscenti e vicini di casa dei Gambirasio, nonchè diversi frequentatori del centro sportivo di Brembate.

Ma anche i numeri dell’accusa sono rilevanti, se si pensa che sono stati chiamati a deporre circa 120 testimoni. Verrà ascoltata anche Alma Azzolin, di Trescore Balneario, che l’accusa definisce come “una testimonianza fondamentale per provare che Yara e Bossetti si conoscevano“. A verbale, infatti, risulta che nell’estate del 2010 la Azzolin, mentre si trovata in macchina nel parcheggio del cimitero di Brembate, aveva visto parcheggiare accanto a sè una vettura grigio chiaro, “una Station Wagon guidata da un uomo, sulla quale era salita una ragazza”. Secondo la donna, dunque, l’uomo era proprio Bossetti e la ragazza Yara.

L’accusa si baserà sull’esito della prova del DNA: tracce di quello di Bossetti, infatti, sono state rinvenute sugli indumenti della ragazza. Ed è possibile che gli avvocati vogliano chiedere anche ulteriori perizie. Ma il colpo di scena arriva ad un passo dal processo direttamente dalla difesa. I legali di Bossetti, infatti, ora sostengono che Yara sia stata uccisa da un branco di ragazzi malati. Queste le parole che l’avvocato Claudio Salvagni ha rilasciato a Telelombardia:

Questo delitto è stato maturato in ambito giovanile, legato al bullismo.

Per chi non lo ricordasse, Yara Gambirasio era la ragazzina bergamasca di tredici anni scomparsa il 26 novembre del 2010 da Brembate di Sopra (Bergamo) e trovata barbaramente uccisa tre mesi dopo. Per l’omicidio è stato arrestato, quindi, Massimo Bossetti che è stato incriminato dalla prova del DNA.

Massimo Bossetti, arrestato con l'accusa di omicidio, si dichiara innocente.
Foto: Web

Bossetti, tuttavia, continua a proclamarsi innocente, anche se gli inquirenti hanno rilevato diverse inesattezze nella sua testimonianza circa gli spostamenti da lui effettuati il giorno in cui Yara fu uccisa. Le immagini analizzate dal Ros dei Carabinieri, inoltre, hanno evidenziato come il furgone del muratore si sia aggirato per circa un’ora intorno alla palestra di Brembate proprio il pomeriggio di quel 26 novembre 2010 e che le fibre trovate sui pantaloni della ragazza corrispondessero con quelle dei sedili del mezzo.

Non ci resta che attendere la fine del processo nella speranza che finalmente giustizia venga fatta su questo terribile omicidio.

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