Sembra uno scherzo, eppure non lo è.

Anni di convinzioni andate in fumo grazie ad uno studio condotto da Mike Archer dell’Università del New South Wales, in Australia.

I ricercatori hanno scoperto che i vegetariani, coloro che ritengono che mangiare carne non sia etico, in realtà uccidono più animali, in misura 25 volte maggiore di quanto facciano gli onnivori.

I vegetariani ritengono che l’allevamento danneggi l’ambiente e che sprechi  vegetali. Il professore dell’Università che ha condotto lo studio, tale Mike Archer, ha sostenuto in un articolo apparso sulla rivista scientifica “The Conversation”  che la produzione dei vegetali consumati dall’uomo può uccidere un numero di animali 25 volte superiore per chilogrammo di proteine utilizzabili prodotte, rispetto a quanto avviene per la produzione di carne.

La maggior parte dei bovini macellati si nutrono di vegetazione spontanea e la produzione di grano, riso e legumi comporta proprio l’eliminazione di vegetazione spontanea.

Il tutto comporta, secondo la logica, alla morte di migliaia di animali la cui sopravvivenza è legata a quel determinato tipo di vegetazione ed ecosistema.

Dal pascolo non si ottengono vegetali consumabili dall’uomo e al fine di ottenerli si rischia solo di distruggere nuova vegetazione spontanea.

Differenze sostanziose quindi tra il numero degli animali uccisi per essere mangiati e quelli uccisi per non essere mangiati. Lo studio ha stimato che un bovino cresciuto al pascolo, abbattuto, rende una carcassa di 288 kg per un 68% di carne: 45kg (23%) di proteine per animale ucciso.

Per ottenere 100kg occorre quindi abbattere 2,2 animali. Tanti sono gli animali che vengono uccisi per difendere i raccolti, spesso avvelenati.

Per esempio nella coltivazione del frumento vengono uccisi almeno 100 topi per ettaro ogni anno.

E chi ama gli animali non fa distinzione di specie. 

L’invito rivolto agli animalisti è quello di pensare al fatto che gli animali uccisi per difendere i raccolti soffrono ancora di più di quelli uccisi nell’allevamento o nella caccia, perché ad essi non è garantita la limitazione del dolore al minimo, e neanche lo stordimento preventivo solitamente garantito agli animali destinati al macello.

La scienza ha parlato. Ma sarà tutto vero?

Impossibile dirlo, intanto si aspettano ricerche che dimostrino il contrario, sono certa che non tarderanno ad arrivare.

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