A due giorni da quella ricorrenza dedicata alle donne che lei in tutta la sua carriera ha celebrato, Carolee Schneemann se n’è andata. Proprio lei, che è stata un’icona del femminismo e una delle voci più rappresentative del gender nell’arte.

Nata nel 1939 a Fox Chase, in Pennsylvania, Carolee ha cominciato la carriera di artista nei tardi anni ’50, subito dopo aver finito gli studi al Bard College di New York. All’inizio si dedica soprattutto alla pittura, ma via via le sue performance si fanno sempre più intense e coinvolgenti per il pubblico: già dal primo periodo, e da alcuni lavori iniziali, si capisce che il nudo e il corpo femminile sono tutt’altro che tabù per Carolee, come evidenziano Eye Body:36, del 1963, e, un anno più tardi, Meat Joy, dove al pubblico è lasciato il permesso di interagire con materiali molteplici, come carne, corde e frammenti vari.

A proposito del corpo: grande protagonista dei lavori di Carolee Schneemann, questo è assolutamente libero dalle componenti sessuali, perciò lontano dalle imposizioni misogine e patriarcali di una società improntata al maschilismo – non a caso, Carole sarà una strenua oppositrice della maggioranza maschile nell’arte -; il suo è un corpo privo di tabù, che si fa portatore di valori e di messaggi anche rivoluzionari. E non disdegna di offrire al pubblico il proprio, esibendolo in varie opere e performance.

In Fuses (1964-67), in maniera assolutamente scandalosa per i benpensanti dell’epoca, ha filmato se stessa e James Tenney mentre facevano sesso, graffiando, corrodendo e dipingendo la pellicola fino a farne un collage davvero strano e ammaliante.

Ma, più avanti negli anni e nella carriera, il corpo per Carole Schneemann diventerà anche un modo per parlare dei rapporti di quest’ultimo con il potere, argomento che spingerà l’artista a esplorare le dinamiche delle zone di conflitto, dal Vietnam fino al Libano, arrivando all’11 settembre.

L’omaggio alla femminilità piena e persino ostentata in maniera spudorata torna invece negli anni ’90 con la serie Vulva’s Morphia, una collezione di immagini che mette insieme la rappresentazione preistorica dell’attributo femminile.
Nel 2017 le viene assegnato il Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia, con la motivazione, data dal Presidente Paolo Baratra:

Carolee Schneeman è una delle figure più importanti nell’ambito dello sviluppo della Performance e Body Art. È una pioniera della performance femminista dei primi anni ’60 e ha utilizzato il proprio corpo come materia principale della propria arte. Così facendo l’artista concepisce la donna sia come creatrice sia come parte attiva della creazione stessa. In opposizione alla tradizionale rappresentazione delle donne come semplici oggetti nudi, Schneemann ha utilizzato il corpo nudo come forza primitiva e arcaica in grado di unificare le energie. Il suo stile è diretto, sessuale, liberatorio e autobiografico. L’artista promuove l’importanza del piacere sensuale femminile ed esamina le possibilità di emancipazione politica e personale dalle convenzioni sociali ed estetiche predominanti. Attraverso l’esplorazione di una vasta gamma di mezzi espressivi come la pittura, il cinema, la video arte e la performance, Schneemann riscrive una personale storia dell’arte, rifiutando l’idea di una storia narrata esclusivamente dal punto di vista maschile.

Lo “spazio vulvico”

Una delle performance più incredibili di Carolee Schneemann è stata quella di Interior Scroll, del 1975, in cui l’artista si presentò davanti a una folla, a New York, indossando solo un lenzuolo bianco e un grembiule. Disse al pubblico che avrebbe letto alcuni estratti del libro Cézanne, Fu un grande pittore , 1976, ma poi lasciò cadere il volume iniziando ad applicare del fango sul suo corpo, prima di esibirsi in una serie di pose rituali e di scartare il grembiule, fino a far uscire dalla propria vagina una pergamena arrotolata, sotto lo sguardo stupito e incredulo degli spettatori. Il suo, come si legge in questo articolo, fu un modo per unificare

… l’arte femminile con l’esperienza sessuale, e quindi spostò il dominio dello “spazio vulvico” dell’arte maschile verso un’esplorazione femminista del corpo.

In gallery abbiamo ripercorso questa e altre delle più incredibili performance della regina ribelle del femminismo.

Per Carolee Schneemann che fece della sua vagina lo “spazio vulvico” dell’arte
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