Mina, la diva italiana più famosa, ha compiuto 84 anni il 25 marzo. Benché siano passati oltre 40 anni dal suo ritiro dalle scene la “tigre di Cremona” resta una delle icone culturali del nostro Paese, motivo per cui anche Fiorello, nella sua trasmissione Viva Rai 2, ha voluto dedicarle un pensiero: “Devo far degli auguri di compleanno… È ‘il compleanno’ per antonomasia. So che lei spesso ci guarda”.

A chi tempo fa le scriveva nella posta su Vanity Fair che il suo sogno era di poterla vedere e ascoltare di nuovo in concerto, Mina rispose concedendo una meravigliosa immagine onirica.

Grande orchestra schierata a semicerchio. A sinistra: 24 violini, 12 viole, 12 celli, 4 bassi con arco. A destra: piano, basso elettrico, 4 chitarre, batteria e percussioni. Ah, dimenticavo il coro. Due uomini e due donne, direi. Entro in smoking, travestita da Frank Sinatra, con le sue corde vocali, la sua precisione musicale e linguistica e canto, canto a perdifiato e a perdicuore. Nella platea di un teatro non troppo grande di Las Vegas o di Milano soltanto tu sei seduto ad ascoltarmi e, per tanto che tu ti esalti, la standing ovation che mi dedichi è abbastanza discreta, poco fragorosa. Così non mi spavento e posso eseguire tutto un concerto fatto di note persino dentro le consonanti, di swing naturalissimo, di perfezione quasi involontaria. Introduco ospiti d’onore come Elvis, Ella, Gardel. Non male. Che ne pensi? Mi diverto anche a concedere bis.

Nata Mina Anna Mazzini, a Busto Arsizio, ancora piccola si trasferisce con la famiglia a Cremona. Il suo primo amore sembra essere lo sport: da brava nuotatrice, vince diverse gare, ma è un’altra passione a stregarla. Nipote di una cantante lirica, già a scuola inizia a esibirsi come cantante: ed è proprio la nonna Amelia a convincerla a lasciar perdere le lezioni di piano per dedicarsi alla voce.

Nel 1958, mentre si trova in vacanza a Forte dei Marmi, per scherzo Mina sale sul palco della Bussola e lascia tutti senza parole. Nello stesso anno debutta come voce femminile del gruppo Happy Boys e diventa famosa nella sua città, Cremona. Grazie al suo primo discografico, Davide Matalon, inizia a incidere le sue canzoni e a partecipare alle competizioni canore. La consacrazione arriva nel 1960 Tintarella di Luna, che diventa subito un successo in classifica. Da quel momento, Mina è per tutti la Tigre di Cremona.

Anche la sua vita privata è stata comunque messa sotto i riflettori, soprattutto quando, nel 1962 si innamora dell’attore Corrado Pani, a quel tempo separato dalla moglie, e la loro storia fa scalpore. Un anno dopo nasce il loro primo figlio, Massimiliano, ma il rapporto entra in crisi. Dopo la fine della storia con Pani, Mina si innamora del compositore Augusto Martelli, con cui vive una relazione di diversi anni. Poi, nel 1970, incontra il giornalista romano Virgilio Crocco, che sposa immediatamente e da cui ha la figlia Benedetta. Quando nasce, però, il matrimonio è già finito.

Gli anni Settanta rappresentano un periodo denso di successi per Mina, che inanella una hit dietro l’altra, come Grande grande grande, Parole parole, E poi..., L’importante è finire. Poi, nel 1978, l’addio alle scene, dopo alcuni concerti alla Bussola, lo stesso locale versiliano dove aveva debuttato. Dagli anni Ottanta in poi Mina resta sempre più defilata dal mondo dello spettacolo, ma continua a cantare. Tutti i suoi album sono eventi, curatissimi dal punto di vista dell’immagine e delle collaborazioni. In particolare, Adriano Celentano diventa una presenza fissa nelle sue canzoni.

Oggi Mina è un ritratto in bianco e nero, una fantasia, una città vuota, una voce grande, grande, grande. Perché sentiamo il bisogno di vederla, quando possiamo ascoltare ancora e ancora le sue canzoni?

No, non abbiamo bisogno di sapere dove fa la spesa, come si veste, come muove le mani e cosa fa nel tempo libero. Ci bastano lo stereo acceso e le parole usate tanto tempo fa da Totò per descriverla.

Quell’anima lunga che sembra un contrabbasso con tutte le corde a posto, quelle carni bianche da gelato alla crema, quella creatura che recita poco e male, ride al momento sbagliato, coprendosi la bocca con la mano. Ma se si spengono le luci e lei comincia a cantare, da quella voce escono grandi palcoscenici, pianto e risate.

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