Si chiamava Mariana, ma avrebbe potuto anche chiamarsi Monia, Nicole, Sara.

È successo in Brasile, ma sarebbe potuto succedere dietro il nostro angolo di casa, in Cina o in Senegal. Perché quella della violenza sulle donne è una vera e propria guerra mondiale, in cui lo Stato di appartenenza, la cultura o la religione non c’entrano nulla, che condanna le donne solo per il fatto di essere tali.

Mariana Bazza è stata uccisa a 19 anni per aver chiesto aiuto dopo essersi ritrovata una gomma bucata all’uscita dalla palestra. Un gesto innocuo, naturale, che forse la gran parte di noi ha fatto almeno una volta nella vita, che dopo questa storia, probabilmente, non faremmo più o faremmo con qualche esitazione.

Il suo assassino, Alves Pereira, un uomo di 37 anni, era uscito dal carcere solo un mese prima con un “curriculum” impressionante di rapine, tentati omidici, estorsioni e stupri; per gli inquirenti, proprio lui avrebbe bucato la gomma di Mariana, per crearsi la scusa con cui adescarla. Ha finto di essere il buon samaritano, “l’uomo giusto al momento giusto” e di offrire il proprio aiuto alla ragazza in difficoltà, portandola nel suo garage con la scusa di cercare gli attrezzi per poi ucciderla.

A incastrare Pereira le telecamere di sicurezza poste nei pressi della palestra, ma anche la foto che la stessa Mariana aveva scattato e inviato al fidanzato Jefferson. Non perché fosse impaurita da lui, ma per raccontare al ragazzo cosa le era appena capitato. Proprio il giovane ha girato quell’immagine alla polizia brasiliana, che in poco tempo è così riuscita a mettere insieme il puzzle e ad arrestare l’assassino.

Interrogato dagli agenti, Pereira ha confessato l’omicidio, pur cambiando versione dei fatti diverse volte; in arresto, gli inquirenti attendono ora i risultati dell’autopsia che stabilirà anche se Mariana è stata vittima di un’aggressione sessuale.

Al di là dell’aberrante fatto di cronaca in sé, è quasi doloroso sottolineare come, una volta di più, una donna sia rimasta vittima della prepotenza predatoria tipica di quella mentalità che non ci vede se non al rango di oggetti di piacere per gli uomini, da conquistare a ogni costo; quella secondo cui le donne “dovrebbero sentirsi lusingate” di ricevere attenzioni anche pesanti.

È chiaro che non c’entri quanto si è belle, giovani, né ovviamente come ci si vesta, quanto ci si dimostri più o meno ammiccanti e neppure quanti bicchieri si siano bevuti.

Anche se qualcuno si ostina a farci credere che certi istinti siano mossi da un modo di fare, una parola in più o un gesto equivoco, dobbiamo smetterla di farci ingannare dal refrain del “se l’è cercata” e comprendere razionalmente che certi atti non prevedono una corresponsabilità, e che il colpevole è sempre e solo uno.

Dalla morte di Mariana molti dei suoi amici le hanno dedicato pensieri commossi e parole toccanti, le parole del fidanzato di Mariana sono strazianti come, alla luce della sua morte, lo sono queste che lei scriveva a lui per il loro anniversario.

Ne abbiamo raccolte alcune in gallery, raccontando così chi era Mariana.

Se per finire ammazzate a 19 anni basta una gomma bucata da cambiare
Fonte: Facebook @Mariana Bazza
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