Nel 2007 il mondo dell’archeologia annunciò la più grande scoperta dai tempi del ritrovamento della tomba di Tutankhamon, risalente ormai al 1922. Si trattava dell’identificazione della mummia femminile ritrovata nel 1903 vicino a Luxor e sottoposta a più di un secolo di studi e ricerche. Quel corpo apparteneva alla regina Hatshepsut, la seconda donna faraone della storia d’Egitto, considerata dagli studiosi la prima grande figura femminile della storia.

“Era una donna molto forte e capace di giocare sporco per salvaguardare i propri interessi, dimostrando di essere allo stesso livello degli uomini. Apparentemente usava il suo potere per governare le terre dalla foce fino alla fine del fiume Nilo solo per mangiare bene e in abbondanza”, spiegò Meredith F. Small, antropologa dell’Università di Cornell, in un’intervista al Corriere. Dalle analisi emerse anche un profilo più dettagliato della donna: era sovrappeso, aveva perso i capelli per colpa dell’alopecia e molto probabilmente soffriva di diabete.

Dagli studi si scoprì che indossava gli abiti e gli ornamenti tipici dei faraoni maschi, compresi barba finta e copricapo. Un dettaglio che non sorprende, conoscendo la sua storia di regnante. Dopo aver sposato uno dei suoi fratellastri, Thutmose II, inizialmente aveva regnato insieme al figliastro Thutmose III, salvo poi autoproclamarsi faraone e restare al potere per oltre vent’anni, durante uno dei periodi più fecondi e pacifici per l’Antico Egitto.

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Hatshepsut, il faraone femmina, che la Storia (e il figlio) cercarono di cancellare
Fonte: Rijksmuseum van Oudheden, Leida
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