Addio e grazie a Giovanni Custodero, che morendo a 27 anni ci ha insegnato a vivere

Addio e grazie a Giovanni Custodero, che morendo a 27 anni ci ha insegnato a vivere
Fonte: Facebook @ Giovanni Custodero
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Giovanni Custodero se n’è andato; in silenzio, senza soffrire, proprio come voleva.

Affetto da una rara forma di sarcoma osseo in stato avanzato, diagnosticata quando aveva 24 anni, il giovane portiere della squadra di calcio a 5 del Fasano, paese del brindisino dove era cresciuto, aveva chiesto di essere messo in sedazione profonda, una procedura medica che consente ai pazienti con gravi malattie come quella di Giovanni di dormire e non sentire dolore.

Lo aveva annunciato lui stesso attraverso un post pubblicato sulla sua pagina Facebook, poco dopo le vacanze natalizie, ma sul suo destino c’erano state poi diverse imprecisioni, tanto che alla fine era intervenuta la compagna, Luana Amati, che con un lungo post su Facebook ha pubblicato la lettera ufficiale scritta dalla famiglia, per la stampa, fornendo anche un ritratto veritiero del ragazzo.

Giovanni è un ragazzo come tanti – esordisce Luana – che nel 2015 all’età di 23 anni inizia ad avvertire un gonfiore alla caviglia sinistra, mentre giocava in qualità di portiere nella squadra di calcio a 5 del Cocoon di Fasano. Dopo diversi mesi, gli viene consigliato di recarsi a Firenze e a marzo 2016 viene a conoscenza della dura realtà: è stato colpito da una rara forma di sarcoma osseo in stadio avanzato. Chiunque sarebbe crollato, ma lui no. Lui decide di amputare l’arto fin sotto il ginocchio, se questo significa poter continuare a vivere, e di lì inizia a godersi ogni momento con la sua famiglia, la fidanzata e gli amici.

La narrazione di Luana continua: Giovanni Custodero non si è dato per vinto e, con l’amico Luigi, ha realizzato delle t-shirt con l’immagine dell’elmo – il simbolo della forza interiore che ognuno ha, per affrontare gli ostacoli della vita. Da quel momento Giovanni stesso diventa sui social un simbolo di lotta al cancro, un punto di riferimento soprattutto per chi sta combattendo una battaglia simile alla sua. Dopo l’amputazione, Giovanni ha subito 5 interventi e poi cicli di radio e chemioterapia, tutti affrontati con il sorriso, perché per l’uomo ogni giorno di vita in più, accanto ai suoi cari, è un dono inestimabile.

Chi non sorriderebbe di fronte a un dono del genere? – scrive lo stesso Giovanni, come riporta la lettera di Luana – Cosa c’è di più bello di trascorrere un giorno in più con le persone che ami, di passare del tempo con quegli amici di una vita, di ascoltare e cantare a squarciagola quella canzone che ti piace, di sentire il rumore della pioggia in una giornata di tempesta o delle onde contro gli scogli in una serata in riva al mare? Che senso ha stare a pensare alle cose brutte che la vita ci mette davanti quando basta solo aprire gli occhi e guardare oltre le nostre paure per accorgerci di quante cose belle ci circondano?

Molte delle cose che alla maggior parte delle persone appaiono ovvie, sono in realtà determinanti. Ad esempio, non mi ero mai accorto di quanto fosse bello il sole finché non sono stato in una stanza di ospedale per 20 giorni, di quanto indispensabile fosse l’amicizia finché non mi è servito un sincero abbraccio, di quanto importante fosse la famiglia fino a quando non è diventata il mio unico punto fermo… di quanto fondamentale fosse Amare, finché Amare non è diventata la mia unica ragione di vita.

Luana racconta che Giovanni è sì un guerriero sorridente, ma ha anche bisogno di affetto, per cui inizia ad affidare a Facebook una sorta di diario della sua lotta. Almeno fino a questo gennaio, quando ha scelto la sedazione continua e profonda, un trattamento sanitario abbastanza comune sui pazienti terminali, qualora le terapie si siano verificate inefficaci.

La lettera di Luana si chiude con un invito ad amare la vita come ha fatto Giovanni. Che il 12 gennaio se n’è andato, insegnandoci che esiste una dignità anche nel riconoscere il proprio limite al dolore e alla sopportazione, e nel voler decidere quando uscire di scena, a modo proprio. Giovanni è morto, ma da guerriero sorridente, proprio come voleva lui, e questo è senz’altro l’insegnamento più prezioso e importante che ci ha lasciato.

Sfogliate la gallery per leggere alcuni dei post più belli e significativi scritti da Giovanni.