"Ho tutto, e non ho niente": quando Dario Argento si ritrovò solo

"Ho tutto, e non ho niente": quando Dario Argento si ritrovò solo
Fonte: web
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*** Aggiornamento del 2 agosto 2021 ***

Dopo cinquant’anni passati dietro la macchina da presa, è arrivata la prima volta anche per Dario Argento. La prima nel ruolo di attore, intendiamo.

È accaduto al Festival di Cannes ripreso, nel 2021, dopo la pausa imposta dal Covid, nel film fuori concorso Vortex, di Gaspar Noé, una coproduzione italo argentina nella quale il maestro del brivido interpreta un critico alle prese con una situazione familiare problematica, una moglie malata di Alzheimer, un’amante e un figlio tossicodipendente.

 È la prima volta che faccio l’attore ed  ero inizialmente molto perplesso – ha raccontato – Poi Noé mi ha rasserenato e ho scoperto che dovevo solo improvvisare su un tema che cambiava ogni volta e farlo insieme alla  mia compagna sofferente.

*** Articolo originale ***

Nella seconda metà degli Anni Settanta, quando il suo nome era già sulla bocca di tutti gli appassionati di film horror, Dario Argento si sentiva solo. Lo ha raccontato lui stesso nel suo libro, Paura, un’autobiografia pubblicata qualche anno fa per Einaudi. Non il genio sadico del cinema, come tutti lo abbiamo sempre immaginato, ma un uomo solo senza le donne della sua vita.

Paura

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L'autobiografia del maestro del brivido italiano per eccellenza, dagli esordi con Sergio Leone a L'uccello dalle piume di cristallo, il primo film datato 1970, fino al successo internazionale.
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È l’inverno del 1976. Il mio nuovo film, Suspiria, è quasi pronto. Mi permetterà di parlare a un pubblico così vasto che mai avrei sperato di raggiungere quando ho deciso di voler fare il regista. Sono lontano dalle mie due figlie: Fiore abita in Toscana con sua madre, Asia ha da poco compiuto un anno ed è come se non l’avessi mai vista. Fino a oggi ho sempre concepito l’isolamento come un dono prezioso, ma questo è troppo. Ho tutto, e non ho niente.

Difficile farsi un’idea precisa su Dario Argento, troppo facile associarlo alle sue pellicole. Una cosa che emerge da ogni sua intervista, però, è che oltre al sangue che cola c’è sempre stato di più. Parlando recentemente con Movieplayer, il maestro del brivido ha spiegato come tutto è iniziato, molti decenni fa, mentre studiava il corpo femminile nelle foto scattate dalla madre.

Passavo ore a guardarla lavorare. Vedevo come truccava le modelle, che luci metteva, che espressioni cercava nei loro volti. Sento la figura femminile molto vicina a me, tanto che la maggior parte dei miei film ha come protagoniste delle donne. Con mia figlia Asia Argento ho fatto 5 film, ma anche Jessica Harper, Daria Nicolodi, Jennifer Connelly sono diventate le mie muse.

Oltre che con le sue muse, nel tempo Dario Argento ha imparato a dialogare con la sua parte più oscura, che “se la tieni nascosta ti aggredisce, invece bisogna parlarle liberamente”. Un rapporto fatto di strani equilibri che per ora continua a resistere, sebbene a volte resti misterioso e intricato persino per lui. Perché in fondo, non sempre tutto va decifrato: “certi aspetti del mio cinema non li capisco neanche io”.

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