La storia di Jane Goodall è speciale, sotto tanti punti di vista. Grazie alla sua determinazione, non solo si è affermata come etologa in un ambiente prettamente maschile, ma ha anche inventato un nuovo metodo di studio del mondo degli scimpanzé, per cui oggi lotta. Una vita straordinaria, che lei stessa ha raccontato al Time, in occasione dell’uscita del documentario Jane.

Da piccola mi ero abituata a sognare come un uomo, perché volevo fare cose che a quel tempo le donne non potevano fare, come ad esempio viaggiare in Africa, vivere tra animali selvatici e scrivere libri. Non conoscevo nessuna esploratrice o scienziata a cui fare riferimento, ma mi ispiravo al Dottor Dolittle, Tarzan e Mowgli de Il Libro della Giungla – tutti personaggi maschili. Fu solo mia madre a sostenere il mio sogno: ‘Dovrai lavorare sodo, cogliere le opportunità e non mollare mai’, mi diceva. Ho condiviso questo messaggio con i giovani di tutto il mondo e molti di loro mi hanno ringraziata, dicendo ‘Mi hai insegnato che, visto che tu ce l’hai fatta, anche io ci riuscirò’. Vorrei tanto che mia madre ci fosse ancora per sentire come il suo messaggio abbia influenzato così tante persone al mondo.

Poco tempo fa, a Davos, ha incontrato quella che può essere considerata a pieno titolo la sua erede, Greta Thunberg; un passaggio di testimone che, speriamo, possa in un futuro non troppo lontano riuscire a salvare il pianeta. Nel frattempo, però, anche dopo lo scoppio della pandemia, la famosa etologa ha voluto dire la sua al Guardian:

 La finestra si sta chiudendo – ha dichiarato rispetto alla necessità di apportare un drastico cambiamento ai nostri comportamenti, anche per via della pandemia – Questo business, utilizzare le risorse naturali sempre più velocemente, non può andare avanti. In alcuni casi, stiamo già utilizzando le risorse più velocemente di quanto possano essere reintegrate. E possiamo vederne le conseguenze. Guardate il cambiamento climatico. Non parliamo di qualcosa che ‘potrebbe accadere in futuro’; stiamo già assistendo a terribili uragani, inondazioni e incendi. Sta diventando un inferno. Quando pensi in questo modo a livello globale, è molto, molto deprimente.

Forse il Covid ha dato una spinta che farà la differenza. La lezione più importante che possiami imparare da questa pandemia è che abbiamo bisogno di instaurare nuovo rapporto con la natura e gli animali. La nostra mancanza di rispetto per gli animali crea le condizioni per l’insorgenza di malattie zoonotiche. Puoi vedere la stessa mancanza di rispetto negli allevamenti intensivi, nei mercati della carne selvatica e della fauna selvatica e nel commercio illegale di animali selvatici . Circa il 75% di tutte le malattie recentemente emerse nell’uomo sono zoonotiche.

Dobbiamo passare a una relazione più sostenibile con il mondo naturale. Abbiamo bisogno di un’economia più verde. Se i Paesi si allontanano dai combustibili fossili e sovvenzionano energia pulita e verde, si creeranno molti posti di lavoro. Piantare alberi in una città ha enormi vantaggi: raffredda la temperatura, pulisce l’aria, stabilizza il suolo dalle inondazioni e migliora la salute psicologica e fisica, per citarne solo alcuni. Dobbiamo anche ridurre gli sprechi. Sono cresciuta in guerra, quando si razionava il cibo e non si buttava niente. Dobbiamo valorizzare di più il cibo, come fanno gli aborigeni.

Non potendosi permettere di andare all’università, Jane Goodall iniziò a lavorare come segretaria a Londra. E, proprio in quel periodo, ricevette una lettera di un ex compagna di scuola che la invitava a fare una vacanza in Kenya. Dopo aver lavorato anche come cameriera per mettere da parte i soldi, riuscì a partire per l’Africa. Una volta lì, conobbe il celebre paleontologo Louis Leakey, che rimase impressionato dalla sua conoscenza degli animali africani, acquisita leggendo moltissimi libri. Fu così che lui le propose di osservare gli scimpanzé in Tanzania, a Gombe. Fino a quel momento nessuno aveva ancora studiato a fondo il mondo dei primati.

Che incredibile opportunità. All’inizio gli scimpanzé scappavano non appena mi avvicinavo, ma una volta ottenuta la loro fiducia, ho capito quanto fossero simili a noi. Fu una giornata incredibile quando, per la prima volta, osservai uno scimpanzé usare e costruire oggetti per ‘pescare’ termiti dalle loro tane. A quel punto il National Geographic si offrì di continuare a finanziare la mia ricerca e mandò Hugo van Lawick, un talentoso regista, a documentare il comportamento degli scimpanzé. Un anno dopo mi chiesero di scrivere un articolo per la rivista. E poco realizzarono un documentario con le riprese di Hugo, narrato da Orson Welles.

Dopo le sue incredibili scoperte, Jane Goodall venne invitata in America e attirò molta attenzione. I media impazzirono per lei, enfatizzando la sua avvenenza e parlando soprattutto delle sue gambe o dei suoi capelli biondi. Forse influenzati da questi commenti non richiesti e inopportuni, gli scienziati non presero sul serio il lavoro di Jane. A lei però non interessava: non aveva mai voluto essere una scienziata, voleva solo essere una naturalista. Divenne così la prima donna a ricevere un dottorato senza essere laureata: iniziò a studiare a Cambridge, dove le dissero però che si stava sbagliando.

Mi hanno detto che gli scienziati dovrebbero essere freddi e oggettivi e non mostrare mai empatia per il loro ‘soggetti’. Ma è possibile fare osservazioni assolutamente accurate dal punto di vista scientifico e allo stesso tempo provare empatia per l’essere che si sta studiando. Anzi, a volte puoi intuire qualcosa di più di un determinato comportamento. E poi testare la tua intuizione con rigore scientifico.

Gli studi di Jane Goodall rivoluzionarono l’approccio agli scimpanzé. Dal 1977, anno di fondazione del Jane Goodall Institute, alla ricerca sul terreno affiancò la divulgazione per la difesa della biodiversità, per il sostegno allo sviluppo sostenibile e per l’educazione ambientale. Oggi è anche Messaggera di Pace delle Nazioni Unite. La bambina che sognava di fare cose da uomo è diventata un’icona, ma lei la vede diversamente:

Dato che ho avuto successo nel mondo scientifico, dominato in gran parte dagli uomini, sono stata descritta come un modello di riferimento femminista, ma io non la penso così. Anche se oggi il movimento femminista è diverso, molte donne che ce l’hanno fatta ci sono riuscite solo enfatizzando le loro caratteristiche maschili. Ma io avevo bisogno di qualità femminili per essere sia accettata che rispettata in diversi paesi. Mi piace come adesso il movimento femminista aiuti le donne a unire le proprie voci sui social media, favorendo un senso di solidarietà femminile.

Cosa ci separa dalle scimmie

È la domanda a cui Jane Goodall ha risposto nel corso di un  TED Talk del 2002 a Monterey, in California, parlando della sua pluriennale esperienza di etologa:

Negli oltre 40 anni che abbiamo studiato gli scimpanzé, e le altre grandi scimmie e altri mammiferi con cervelli e sistemi sociali complessi, abbiamo scoperto che non esiste una linea netta che divide l’uomo dal resto del regno animale. È una linea molto sottile e si assottiglia sempre più man mano che gli animali fanno cose che noi, nella nostra arroganza, pensavamo solo l’uomo potesse fare. Gli scimpanzé hanno una lunga infanzia, cinque anni in cui poppano e dormono con la madre, e poi altri tre, quattro, cinque anni in cui dipendono emotivamente da lei, anche quando nascono altri cuccioli. È importante imparare a quell’età, quando il comportamento è flessibile – e c’è molto da imparare dalla società degli scimpanzé. Come il legame di affetto e solidarietà che si instaura in questa lunga infanzia tra madre e figlio, tra fratelli e sorelle, e che può durare per tutta la vita, anche 60 anni. In cattività vivono anche più di 60 anni e noi li abbiamo studiati allo stato brado per soli 40 anni.

Gli scimpanzé conoscono la vera compassione e l’altruismo. Nella loro comunicazione non-verbale, che è ricchissima, hanno molti suoni, che usano in diverse circostanze, ma usano anche il tatto, la postura, i gesti e cosa fanno? Si baciano, si abbracciano, si tengono per mano. Si danno pacche sulle spalle, si pavoneggiano, mostrano i pugni, proprio come facciamo noi e lo fanno negli stessi nostri contesti. Cooperano in modo molto sofisticato. Quando cacciano, non spesso, dimostrano una cooperazione sofisticata e si spartiscono la preda. Provano emozioni simili, o a volte uguali, a quelle che noi definiamo gioia, tristezza, paura, disperazione. Conoscono il dolore fisico e quello mentale.

[…] Sappiamo che gli scimpanzé e altre creature si riconoscono allo specchio – l’io in contrapposizione all’altro. Hanno senso dell’umorismo e tutto questo è sempre stato creduto una prerogativa umana. Ma questo ci insegna un nuovo rispetto non solo per gli scimpanzé, ma anche per altri animali meravigliosi con cui dividiamo il pianeta. Se siamo pronti ad ammettere che non siamo gli unici esseri con personalità, menti e, soprattutto, emozioni, e iniziamo a pensare al modo in cui usiamo e abusiamo altri esseri senzienti ed intelligenti sul nostro pianeta, io credo che abbiamo davvero motivo di vergognarci. E la cosa triste è che questi scimpanzé, che ci hanno insegnato, più di altre creature, un po’ di umiltà, sono allo stato brado e si stanno estinguendo rapidamente.

Stanno scomparendo per quelle ragioni che ognuno di noi in questa sala conosce fin troppo bene. Disboscamento, la crescita di popolazioni umane che hanno bisogno di terra. Scompaiono perché le industrie del legno vanno lì e fanno piazza pulita. Scompaiono dal cuore del loro habitat in Africa perché queste grandi multinazionali arrivano e costruiscono strade, come vogliono fare in Ecuador e in altri luoghi dove le foreste sono intoccate, per estrarre petrolio e legname. <

[…]mL’unica cosa che abbiamo e che ci rende così diversi dagli scimpanzé o dalle altre creature, è la nostra sofisticata lingua, una lingua che può spiegare ai bambini le cose che non abbiamo. Possiamo parlare di un passato remoto, progettare un futuro lontano, scambiare idee e svilupparle grazie alla saggezza collettiva di un gruppo. Possiamo farlo parlando gli uni con gli altri, attraverso un video o la parola scritta. Ma abusiamo del nostro grande potere di saggi custodi e distruggiamo il mondo. […] Stiamo crescendo i nostri bambini in un mondo in cui, in molti posti, l’acqua li avvelena. In cui l’aria li danneggia e il cibo coltivato in una terra contaminata li avvelena. E non solo nei lontani paesi in via di sviluppo, ma ovunque.

In gallery ripercorriamo la vita straordinaria di questa incredibile donna che ha sempre lavorato per l’ambiente.

Jane Goodall: "La finestra si sta chiudendo. Il mondo sta diventando un inferno"
Fonte: the Jane Goodall Institute e Getty Images
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