Non è stato certo un destino benevolo, quello di Alex Zanardi, ma l’ex campione, oggi campione paralimpico di handbike, ha sempre saputo reagire alle tante avversità che la vita gli ha posto davanti.

Dopo l’incidente del 19 giugno 2020, quando, durante una gara benefica, si è scontrato lungo la statale 146, all’altezza di Pienza, con un mezzo pesante, per Zanardi è iniziato un lunghissimo periodo di riabilitazione, che lo ha portato a cambiare cinque strutture e a subire qualcosa come dieci interventi.

Tornato a casa nel 2021, Zanardi è stato nuovamente ricoverato all’ospedale di Vicenza dopo che, nell’agosto del 2022, un incendio aveva interessato l’impianto fotovoltaico della sua abitazione, danneggiando i macchinari dedicati all’assistenza del campione e costringendolo al trasferimento in una struttura sanitaria specializzata. Dopo 76 giorni, è tornato a casa, il 20 settembre del 2022 ma, come detto, questo è stato solo l’ultimo incidente di percorso di una vita sfortunata, che però Zanardi ha sempre saputo ripiegare a proprio vantaggio.

L’ultimo incidente, dicevamo, quello del 2020, capitato durante una delle tappe della staffetta di Obiettivo tricolore, che ha fatto temere per la sua vita; subito trasportato all’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena, è stato sottoposto a un intervento neurochirurgico e messo in terapia intensiva, in coma farmacologico, dove è rimasto per diverso tempo.

Nel luglio del 2020, finalmente, la notizia data dal figlio Niccolò al Corriere:

Non è più in pericolo di vita, ed è già molto, ma ha davanti a sé un percorso ancora lunghissimo, e lo sappiamo, siamo preparati. Siamo anche contenti perché il suo recupero è stato molto più veloce di quanto ci aspettassimo. Ma non bisognerebbe sorprendersi: questo è papà. È incredibile l’energia di quell’uomo, ha una forza straordinaria.

[…] ci sono segnali incoraggianti – ha aggiunto, spiegando che ancora non si può parlare di “interazioni” vere e proprie del padre – Ripeto, ci vorrà ancora molto tempo. A differenza di mia madre, io vorrei dirvi di più sulle sue condizioni. Vorrei rispondere alle domande di tutte le persone che gli vogliono bene e che ci scrivono per avere sue notizie. Ma davvero neanche noi sappiamo come andrà.

Il 24 luglio il trasferimento al San Raffaele di Milano, poi, a novembre, a quello di Padova, a una manciata di chilometri da casa, con la moglie, Daniela Manni, sempre al suo fianco.

Vorrei dire a tutte le persone che pensano e pregano per Alex che lui sta combattendo come ha sempre fatto. L’affetto che abbiamo ricevuto da amici, fan, conoscenti, atleti e tutte le persone del motorsport nello scorso anno è stato a dir poco commovente e travolgente ed è stato di enorme supporto per noi nell’affrontare tutto questo. In particolare, un ringraziamento speciale va al personale medico.

Le parole della donna che è al suo fianco dal 1996, che, sempre discreta e riservata, non ha mai fatto mancare il proprio appoggio al marito.

È stato un processo molto complesso che ha richiesto diversi interventi neurochirurgici ed è stato caratterizzato da alcune battute d’arresto – ha dichiarato rispetto al post incidente – Alex è in una condizione stabile, che significa che è in grado di affrontare un programma di terapia sia neurologico che fisico. Riesce a comunicare con noi, ma non è ancora in grado di parlare. Dopo molto tempo in coma, le corde vocali hanno bisogno di recuperare la loro elasticità. Questo è possibile solo con esercizio e terapia. Ha ancora molta forza nelle braccia e nelle mani e si allena duramente con le attrezzature.

Daniela Manni non ha mai negato che quella posta davanti al loro cammino non rappresentasse una nuova, difficilissima sfida:

È un percorso molto lungo e al momento non facciamo previsioni su quando potrà tornare a casa. Stiamo mettendo tutte le nostre energie nel recupero di Alex. Per questo motivo abbiamo deciso di utilizzare questa intervista come occasione esclusiva per informare il pubblico sul suo stato di salute e rispondere ad alcune domande frequenti. Confidiamo che tutti possano comprendere che per il momento ci limiteremo a questo.

Nel frattempo, nel luglio del 2021 si è concluso anche  l’iter giudiziario che vedeva imputato il camionista coinvolto nell’incidente con il pilota, con l’accusa di lesioni colpose gravissime. L’uomo è stato però giudicato innocente, e la sua posizione quindi archiviata dalla Gip della Procura di Siena, Ilaria Cornetti, che ha accolto la tesi della difesa, secondo cui Alex Zanardi avrebbe sterzato prima del lieve superamento della riga da parte dell’autista del camion, quantificato in 40 centimetri. Non c’è stata perciò responsabilità colposa da parte dell’uomo.
Le notizie più recenti sulle condizioni di salute del campione arrivano, ancora una volta, dalla moglie, che al magazine ufficiale della BMW, dopo il ritorno a casa, ha detto:

Il recupero continua ad essere un processo lungo. Il programma di riabilitazione condotto da medici, fisioterapisti, neuropsicologi e logopedisti ha permesso progressi costanti. Naturalmente, le battute d’arresto ci sono e possono ancora verificarsi. A volte bisogna fare due passi indietro per farne uno in avanti. Ma Alex dimostra ripetutamente di essere un vero combattente.

Manni ha anche aggiunto quanto il poter tornare a contatto con amici e conoscenti, dopo aver vissuto un anno e mezzo in isolamento totale o quasi a causa della pandemia, possa avere effetti benefici sul suo stato psicologico:

Alex non ha incontrato amici e parte della famiglia per un anno e mezzo. Solo io, nostro figlio e la madre di Alex potevamo fargli visita, ma sempre solo una persona al giorno e solo per un’ora e mezza. Tutto questo non ha contribuito a rendere la situazione più facile per Alex. Aiuta quindi il fatto che ora sia a casa con noi, anche se attualmente può avere intorno solamente i familiari più stretti, dato che il numero di casi di Coronavirus sta aumentando di nuovo. Ma noi siamo con Alex tutto il giorno, lui è nel suo ambiente familiare e quindi può tornare un minimo alla normalità. Questo gli dà ulteriore forza. Siamo molto grati al personale medico delle cliniche in cui è stato curato. I medici, il personale sanitario, i terapeuti e tutti coloro che sono coinvolti hanno fatto tanto per Alex e continuano ad accompagnarci nella sua riabilitazione. Nelle cliniche Alex è in ottime mani, ma la sua casa è ancora la sua casa.

Come detto, Zanardi nella sua vita ha mostrato una forza davvero invidiabile in più occasioni: si è riappropriato della sua vita, cambiandola totalmente, dopo l’incidente del 15 settembre 2001, sulla pista tedesca del Lausitzring quando dopo l’urto con il pilota canadese Tagliani ha tagliato letteralmente in due la sua auto, proprio all’altezza delle anche, costringendo i medici all’amputazione di entrambe le gambe.

Il suo innato ottimismo è però venuto fuori da subito, ben riassunto da questa frase ormai diventata celebre:

Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa.

Dopo la lunga riabilitazione, Zanardi si è cimentato in altre prove, partecipando e vincendo più volte l’Ironman, una gara di triathlon con lunghe distanze definita una delle più dure per questo tipo di disciplina, conquistando il record mondiale nella categoria disabili, vincendo la medaglia d’oro alle Paralimpiadi di Londra nell’handbike.

Sia chiaro, con questo articolo non vogliamo realizzare una celebrazione retorica della disabilità. Quello che vorremmo sottolineare, usando l’eccezionale esempio di Alex Zanardi, è come a volte i limiti non fisici siano un freno più potente di quelli fisici. Ci sono persone, come Zanardi, che anatomicamente potrebbero sembrare svantaggiate, ma in realtà con il loro carisma, forza d’animo e tenacia riescono a lottare contro il destino, il caso, la sfortuna e a trasformare quei limiti in una spinta propulsiva, tanto potente da risultare migliori rispetto a chi quei limiti non li ha. Senza perdere la voglia di sorridere, e l’autoironia. C’è quindi davvero da chiedersi se quelle cause alle quali imputiamo le nostre piccole sconfitte quotidiane siano poi così rilevanti o se, invece, non siamo noi stessi a frenarci.

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