Da ieri è un tripudio di articoli, foto, status su facebook, cinguettii su twitter etc. di giovani che si ribellano alle parole di Elsa Fornero.

Non ci stanno ad essere etichettati come “choosy”. La Fornero parla della sua riforma e affronta il delicato problema del lavoro, soprattutto verso i giovani. In un convegno nella sede di Assolombarda, infatti, il ministro ha consigliato ai ragazzi di non essere mai “choosy” ovvero schizzinosi se sono alla ricerca di un lavoro, è giusto accontentarsi (buttando nel dimenticatoio lauree, anni di studio, master, specializzazioni e doti, pare). “Non si può aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco” insiste. Le sue parole fanno discutere. Il lavoro in realtà sembra mancare, vengono richiesti anni di esperienza e spesso, viene dato un tetto di età massima che sommata all’esperienza risulta impossibile, (agli imprenditori serve per pagare meno tasse, dimenticandosi spesso di certe agevolazioni), anni passati sui libri, una passione da far fruttare, e via che ricomincia il calvario della fuga di cervelli.
Ma perchè bisogna far succedere questo?!?

Perchè ogni volta che si parla di giovani, bisogna sempre incolparli, di una situazione di cui, tra l’altro, non centrano nulla? Gli anni ’90 sono finiti da un pezzo e tanti giovani guadagnano come possono, spesso continuando a crederci ancora nei loro sogni. Vuol dire essere “choosy” questo? Magari qualcuno prova ad aprire un’attività e nel week-end lava piatti al ristorante.

Beata lei che ha vissuto il boom economico degli anni ’90. Ora il lavoro bisogna inventarselo, e gli sfottò tornano indietro al mittente.

Non generalizzare dovrebbe essere una regola. Altrimenti anche i giovani possono darle quell’appellativo che caratterizza tutte le persone presenti in parlamento.

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