Da Wikipedia

Il mobbing è, nell’accezione più comune in Italia, un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, angherie, vessazioni, demansionamento, emarginazione emarginazione, umiliazioni, maldicenze, ostracizzazione, etc.) perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso. I singoli atteggiamenti molesti (o emulativi) non raggiungono necessariamente la soglia del reato né debbono essere di per sé illegittimi, ma nell’insieme producono danneggiamenti plurioffensivi anche gravi con conseguenze sul patrimonio della vittima, la sua salute, la sua esistenza. 

Cercherò di parlare di questo grave problema, raccontando la mia testimonianza, provando a sdrammatizzare una situazione che quando si vive lascia quasi senza difese, io ho trovato la forza nell’ironia e nella solidarietà di alcuni colleghi, ognuno di noi ha le proprie strategie di sopravvivenza.

Immagino che a molti di voi sarà capitato di vivere situazioni al limite della sopportazione sul luogo di lavoro, non sarò stata nè la prima nè l’ultima purtroppo. E’ strano pensarci ora che lavoro in un posto decisamente diverso, eppure, nonostante tutto, ho anche dei ricordi positivi di quel periodo, altri sono assolutamente comici, surreali, quasi ai confini della realtà.

La cosa più comica (a volte tragicomica) è la galleria di personaggi assurdi che ho incontrato. Il personaggio più assurdo è stata una Direttrice, quindi una figura importante e fondamentale nell’organizzazione di una Scuola.

Ma veniamo nella fattispecie a Lei.

Ebbi la sfortuna di conoscerla 3 anni fa. Una donna di una bruttezza metafisica, l’incrocio tra il Ministro Brunetta e Shreck, senza però la simpatia e l’intelligenza, ovviamente di Shreck. Brutta fuori e soprattutto, come ebbi modo di rendermi conto col passare del tempo, brutta dentro. Cosa facesse lavorativamente parlando rimane tuttora un mistero insoluto. Proporrei di dedicarle una puntata di Kazzenger…

Questo essere informe passava le giornate girovagando, parlando a sproposito, mangiando, a volte ahimè facendo contemporaneamente le due cose, con devastanti effetti collaterali, tipo fare dei “ruttini” in faccia al malcapitato interlocutore. Spesso te la ritrovavi all’improvviso dietro mentre lavoravi al computer e sentivi il rumore sinistro delle sue rumorosissime mandibole e il suo mugugnare qualcosa con la bocca piena…. che delizia…Quando provavi a porle qualche quesito lavorativo, Lei prontamente rispondeva, fingendo alla perfezione sicurezza e professionalità, “stampandoti” al momento, come diceva una mia cara collega, una normativa inesistente e dicendo, per aumentarne la credibilità, che la stessa situazione le era già capitata in un’altra scuola (questo le valse anche il soprannome di :”La donna che visse due volte”), oltre ad altri coniati a seconda della situazione, che per pietà preferirei omettere.

Un’altra delle sue occupazioni preferite era stamparsi le offerte degli ipermercati e talvolta, in un impeto di “generosità”, comunicarci le eventuali promozioni……. cosa di vitale importanza per l’ufficio. Ovviamente il lavoro che avrebbe dovuto fare Lei veniva fatto da qualcun’altro. Indovinate da chi? Io e le altre vittime del sistema, così ci eravamo autosoprannominate io, le colleghe e l’unico collega maschio, poveretto.

Un altro personaggio inquietante, nel vero senso della parola, era la Preside. Donna estremamente autoritaria, al limite del delirio di onnipotenza. Il suo sguardo era gentile e rassicurante come quello di Jack Nicholson nel  film Shining, me la immaginavo a riempire decine di fogli con la frase “Il mattino ha l’oro in bocca”……. e altre cosucce del genere

Anche Lei come il “mostriciattolo” all’apparenza innocuo descritto in precedenza, passava le sue giornate a non fare (un’emerito cazzo ) ehm….. ciò che avrebbe dovuto fare. Le sue frasi tipiche erano: “Siete degli incompetenti, ignoranti”…. “Voi siete tenuti a saper fare tutto, siete voi a dover preparare tutta l’istruttoria, io devo solo firmare!!!”….

“E sti cazzi”, pensavamo noi…,non è male prendere quasi 6 mila euro al mese solo per firmare, dando la colpa agli altri di eventuali, e data la situazione quasi inevitabili errori. La cara Signora si aggirava per la scuola con griffatissimi tailleur, sempre impeccabile (solo esteriormente), lasciando dietro di se un odore di canfora, e un alone di inquietudine…..Era comunque una piacente signora un po’ agè, che però pensava di essere una strafiga.

Noi sfigati comuni mortali, tutti i giorni uscivamo dall’ufficio, sfiniti, umiliati, svuotati, con l’ansia di non essere riusciti a fare tutto e con l’angoscia di ciò che sarebbe potuto accadere il giorno seguente (alla faccia di ciò che si pensa dei dipendenti statali). Alcuni di noi, compresa la sottoscritta, per reggere la situazione cominciarono ad usare degli ansiolitici, il che la dice lunga sul clima tossico che si respirava..  Io all’inizio pensavo di fomentare una rivoluzione, ero ottimista, piena di buoni propositi, di ideali di giustizia contro l’oppressione dei più deboli….mi sentivo Towanda la Vendicatrice col tempo diventai molto più simile al Mocio Vileda. 

Malgrado tutto, per sopravvivere, riuscivamo anche a ridere della nostra “sfortuna”. Ogni tanto di nascosto parlavamo, si, di nascosto, perchè come in ogni Lager che si rispetti c’erano delle spie, ad esempio alcune “bidelle” (termine oramai obsoleto, ora si chiamano collaboratori scolastici) e anche in ufficio purtroppo ne avevamo un paio tra il personale di ruolo, noi tartassati e vessati eravamo supplenti, i cosiddetti precari… Le spie ovviamente erano preposte a riportare alla Dittatrice ciò che ci dicevamo, tanto è vero che per evitare “pericolose alleanze” ci fu proibito di andare a bere il caffè in due o peggio in gruppo. Tutti questi divieti mi urtavano ma allo stesso tempo erano talmente patetici e comici che mi facevano venire in mente il film di Woody Allen “Il Dittatore dello Stato Libero di Bananas”

Per sfuggire al Dittatore trovavamo qualche escamotage e cercavamo di parlare. Ogni tanto veniva a trovarci in segreteria un professore davvero in gamba, uno di quelli, purtroppo sempre di meno, che crede davvero nel lavoro che fa, che conosceva e come altri non condivideva il clima di terrore che si era creato in quella scuola. Il suo esserci vicino lo fece diventare persona sgradita al clan di quelli che sono soliti salire sul carro del vincitore, attività che ho sempre detestato e che secondo me non paga, perchè certe cose possono accadere a chiunque non solo “agli altri”, “Gli altri siamo noi” (cit. musicale).

Per finire in “bellezza” la carrellata di personaggi in cerca d’autore mancava solo Lui, il Figo della situazione (secondo lui) soprannominato da noi “El Trombador”, o “Inseminator” perchè nella sua vita aveva collezionato un considerevole numero di mogli e amanti e anche parecchi figli tra legittimi e naturali. Lui per partito preso ci provava con tutte le donne, maggiore era il numero, maggiori le probabilità di trovare disponibilità. Costui era un’assistente di laboratorio, viveva tra ampolle, alambicchi, cilindri graduati, sembrava il Mago Merlino, a parte il camice bianco che indossava e che (secondo lui) faceva tanto figo……

El Trombador sapeva stare al mondo, nel laboratorio si era ricavato un suo spazio personale che era un po’ il suo regno. Aveva un angolo cottura, televisore, radio,  poltrona, caffettiere, caffè, frigorifero pieno di generi alimentari, quindi tutti i comforts. A lui era concesso tutto, forse perchè poteva essere definito un bell’uomo e quindi la Preside Shining ne subiva un po’ il fascino… ahh se le ampolle potessero parlare….

Il suo regno-laboratorio era un’isola felice (per lui) e ogni tanto impietosito, ci invitava a bere il caffè, il più delle volte non potevamo andarci per ovvie ragioni, ma quando capitava riuscivamo a respirare un po’ di pace. Tutto mi sembrava però surreale soprattutto che nello stesso luogo potessero coesistere situazioni tanto diverse ed estreme.

Questo incidente di percorso lavorativo mi ha lasciato in eredità, rabbia, senso di impotenza ma col tempo anche una consapevolezza diversa, degli amici nuovi (ex colleghi), e un consiglio da dare, uno solo, tanto il Web è pieno di siti sul mobbing dove si possono trovare notizie, aiuti e suggerimenti.

Il mio consiglio è: non pensate mai di essere sbagliati, ciò che avete dentro non potrà mai togliervelo nessuno. Consiglio poi di fare una bella Haka per caricarvi prima di andare al lavoro.

 

 

 

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