Se vi chiedessero di completare questa dichiarazione “I’m not my… (Io non sono il mio…), come rispondereste?

Probabilmente molte di noi eviterebbero di rispondere. Altre riempirebbero quel vuoto magari con parole affrettate. Mostrare al mondo le proprie insicurezze e confessare i propri traumi e paure non è affatto facile. Ne a parole, ne a gesti. Figuriamoci scrivendole a grandi lettere sul proprio corpo. 

Questa è l’idea del fotografo Steve Rosenfield per il suo progetto “What I Be project”: liberare le persone dai propri fantasmi riempiendo il vuoto di quella frase con le loro sicurezze più profonde, portando le persone a riflettere sui problemi riguardanti l’immagine del corpo, l’abuso di sostanze alcoliche, le malattie mentali e il razzismo. Mettere a nudo le persone di fronte a se stesse e agli altri.

fonte: huffpost.com

I’m not my gender

Il risultato: un immenso archivio di fotografie, un esame intimo delle angosce e inibizioni della nostra società moderna. Ogni soggetto fotografato ha rivelato al mondo una piccola parte di se stesso, quella parte che ci definisce o che gli altri non possono fare a meno di considerare. Ogni soggetto ha così scritto sulla propria pelle con un pennarello il proprio incubo, la propria paura, la propria colpa. Il progetto è così diventato un libro sulla sfera più intima delle persone, fotografie suggestive che invogliano le persone a riflettere sul proprio comportamento e sui valori della società moderna. Rosenfield non mette solo a nudo i suoi soggetti, ma anche ognuno di noi: quelle persone sono le nostre proiezioni, possiamo identificarci. Perché ognuno di noi, almeno una volta, ha giudicato gli altri senza conoscere veramente chi aveva di fronte: per il peso, per l’aspetto fisico, per il proprio orientamento sessuale,…

Secondo Rosenfield, il senso ultimo del progetto era questo:

“Nella società di oggi ci viene detto di agire in un certo modo e, se usciamo da questi ‘standard’, spesso siamo giudicati, derisi, e talvolta anche uccisi. Lavorando su questo ho iniziato questo progetto nella speranza di aiutare tutti ad accettare la diversità con una mente aperta e con il cuore. Ogni persona che partecipa al progetto è estremamente coraggiosa. Mette allo scoperto le proprie insicurezze esponendo un lato di sé che nessuno ha visto prima”.

fonte: huffpost.com

I’m not my adoption

E alla fine ciò che le immagini mostrano non è altro che il coraggio di essere se stessi di fronte alla stupidità di certi atteggiamenti della nostra società contemporanea. 

 

 

 

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