Fabrizio Corona ha scritto dal carcere, dove sta scontando una pena di 7anni, una lunga lettera a Belen Rodriguez, contenuta nel libro “Mea culpa- Voglio che mio figlio sia orgoglioso di me”  insieme ad altre missive indirizzate ad amici, famigliari e anche a Nina Moric.

“Dopo che abbiamo iniziato a frequentarci la mia vita è completamente cambiata e più passava il tempo, più il diavolo si allontanava da me. Belen, se ti avessi incontrato prima, forse oggi non sarei qui dentro“.

“La mia immagine non ti ha rovinato, anzi ha contribuito a creare un personaggio incredibile, unico, uno strano mix di bellezza e trasgressione, fama e disobbedienza. Un’altra storia d’amore a metà tra un reality e vita vera, con improvvisi e continui colpi di scena, dove purtroppo, ancora una volta, ero io il regista. Ero all’apice della carriera. Non avevo imparato ancora la lezione, non mi era bastato il fallimento del mio matrimonio e così ho continuato a commettere gli stessi errori, che però hanno contribuito a farti diventare quello che sei oggi”.

Nella lettera a Belen, Corona ripercorre tutta la loro storia d’amore, dal primo incontro in un locale di Riccione. “Tu eri appena arrivata in Italia ed eri fidanzata con un giovane pierre, io ero sposato da più di tre anni ed ero innamorato. Non avrei dovuto notarti e invece sono stato tutta la sera a guardarti“. “Era una storia improbabile, avevamo troppi problemi, io in particolare ne avevo tanti e grossi. Quante notti d’inverno ho dormito fuori dalla porta di quella casa al freddo, sotto la pioggia, sdraiato sul tappetino, con te che continuavi a guardare dallo spioncino per controllare che fossi ancora lì”.

Un racconto che arriva fino alla fine della storia, segnata dalla perdita del figlio che Belen aspettava da Corona e dall’incontro con De Martino: “Così dopo la prima naturale reazione di rabbia, per la prima volta dopo tre anni e mezzo non ti ho più rincorso, perché sapevo che quella luce che dicevi di cercare nei miei occhi non sarebbe più tornata“.

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