“C’è qualcosa che suona….ah, sì, il mio telefono!” Un suono irriconoscibile e anche un po’ fastidioso.

Me lo ricordo così, il mio primo “cordless da borsa ma con l’antenna“, perché di quello aveva la grandezza e anche l’utilità.

Mi ricordo addirittura che chiedevo ai miei genitori di non chiamarmi, perché mi vergognavo che squillasse mentre ero sull’autobus o con le amiche.

Ora invece se “tutto tace” significa che qualcosa non va, probabilmente l’ho scaricato a furia di smanettarlo, oppure non prende.

Abbiamo provato a ricordare 5 caratteristiche degli antenati dei nostri moderni smartphone, parliamo degli anni’90 ma a noi sembra passata un’eternità.

1- Gli squillini

(foto:Web)
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Negli anni 90, ci facevamo gli squilli.

Dietro uno squillo c’era un mondo inesplorato.

“Mi ha fatto uno squillo” diventava argomento di conversazione telefonica (col telefono di casa, si capisce) per ore.

Lo squillo non era infatti sinonimo di “scendi, sto sotto casa”, ma apriva le frontiere della più fervida immaginazione.

Le chiamate perse che trovavi sul cellulare erano tutti squilli, (tranne quelle di tua madre/padre che alle 2 di notte voleva sapere cosa ancora ti trattenesse dal tornare a casa), gente che ti pensava, anche 10 volte al giorno, gratuitamente, cioè che ti pensava ma non c’aveva una lira (perché ai tempi di lira si parlava) per chiamarti o messaggiarti.

2 – Sms

(foto:Web)
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E qui apriamo il secondo punto/ricordo/protagonista delle nostre amate “cabine telefoniche” tascabili degli anni’90.

Gli sms.

Che costavano 200 lire e avevano un numero limitato di caratteri.

160 caratteri per esprimere un concetto, 160 caratteri che vedevamo diminuire sullo schermo in alto a destra pensando “cavolo, non mi ci entra tutto, devo eliminare qualcosa!”.

Ecco quindi la trasformazione del “ch” in “k” e la misteriosa sparizione di preposizioni, articoli, spazi, VOCALI!!

Il riassunto dello Zanichelli in un messaggio, insomma.

3 – Christmas Card

(foto:Web)
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Gli sms costavano 200 lire dicevamo.

Quindi teoricamente con una confessione d’amore ti giocavi mezza ricarica.

Le confessioni quindi si rimandavano magari nel periodo natalizio, in cui si sa siamo tutti più buoni, ma soprattutto quando con 10mila lire la Christmas Card ti “regalava” ben 100 messaggi al giorno.

A quel punto se ti avanzavano prima della mezzanotte, mandavi anche un “Tvb” a mamma e papà, con la speranza che alla successiva nottata in discoteca ti avrebbero concesso una mezz’ora in più.

4 – Ricariche telefoniche

(foto:Web)
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All’inizio i cellulari erano considerati “beni di lusso” perché, almeno a me, le ricariche in lire finivano praticamente il giorno dopo che le facevo.

Anche perché prima, sul costo di ricarica c’era il sovrapprezzo.

Su 10mila lire di ricarica quindi 2mila lire sparivano subito come costo di ricarica ed effettive erano 8.

La Wind si fece strada sul mercato proprio perché abbatteva i costi di ricarica. (spariti definitivamente nel 2007 con la legge Bersani).

Chiaramente non c’erano le SOS ricarica, quindi se eri senza soldi, non potevi fare neanche il famoso “ti squillo quindi ti penso” e con le persone eri “costretta” inevitabilmente ad andarci a prendere un caffè se volevi parlarci.

5 – Snake & Co.

(foto:Web)
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Altra “strana” usanza in voga negli anni’90, era l’uso del cellulare come telefono, cioè con l’unico scopo di comunicare cose importanti quando si era fuori casa.

Al massimo, ma già parliamo di una seconda generazione di cellulari, potevi passare 5/10 minuti nella sala d’aspetto del dentista a giocare a “snake” il serpentone dei cellulari Nokia, che allora erano davvero i più “in” del momento.

Dopo un paio di “telefoni-cabina”, anch’io ebbi in regalo per la promozione il mio primo Nokia, che ricaricavo forse una volta a settimana, visto che la batteria mi durava per 5/6 giorni, oggi invece sono fortunata se mi dura 5/6 ore.

6 – Parlare

(foto:Web)
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Quest’ultimo punto é in realtà un punto di domanda.

Più volte ho visto su internet immagini neanche troppo scherzose in cui si leggeva “in questo locale non c’è la wi-fi, se volete parlate tra di voi”, fino all’ultimo “Life is what happens to you, while you are looking at your smartphone”.

Non staremo un po’ esagerando con questi telefoni, ormai diventati il prolungamento di mani e braccia a discapito della comunicazione, quella vera, in cui magari ad esempio i baci si danno e basta, senza stare lì a distinguere tra le varie opzioni di emoticon, occhi chiusi/occhi aperti/gote rosse/cuoricino?

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