Possessività e senso del possesso. Fidarsi è importante

Quante volte abbiamo detto “il mio ragazzo”, “la mia ragazza”, senza riflettere sul senso del possesso quando siamo innamorati? Non si può fare a meno di pensare a quanto questi “aggettivi possessivi” diventino per le coppie dei limiti insostenibili. D'altronde il senso del possesso lo impariamo da piccoli, quando tra le primissime parole pronunciate a fatica, dopo “mamma” e “papà” compare l'espressione “è mio”, strappando magari dalle mani di un altro bimbo l'oggetto ambito e facendo il possibile per non lasciarlo andare più.

SPAZI E LIBERTÀ PERSONALE:  il senso di possessione non ha nulla a che vedere con l’appartenersi, dove ognuno conserva circoscritti i propri confini ed esplora l’altro nel rispetto della propria e altrui dignità. Abbiamo assistito in modo crescente, soprattutto nelle ultime liti furibonde finite in tragedia, ad episodi di partner che non reggevano la separazione da parte dell’amato e, quando arriva, deve far pensare la consapevolezza di fino a che punto può spingersi il senso del possesso nei confronti di chi poco tempo fa ci stringeva la mano e sussurrava ti amo.

La fusione con l’altro è un bisogno umano talmente profondo e antico che i miti l’hanno paragonata alla ricerca del paradiso perduto, gli psicoanalisti al ritorno nell’utero materno e i poeti ad uno stato di innamoramento così statico da privare i partner di alcuni bisogni primari: perdita di sonno, appetito etc. Proprio giorni fa un paziente mi confidava un episodio avvenuto all’università: era con alcuni amici e prima di un esame stavano scambiandosi alcuni appunti quando ad un tratto sente squillare un cellulare. Una volta risposto, la fidanzata sospettosa dello studente ha intimato di passare il cellulare al collega accanto a lui per poter verificare se stesse effettivamente all’università con loro, come le aveva raccontato, o non fosse invece con un’altra donna! Come giudicare una storia del genere?

Eppure, una relazione di coppia per essere sana, durevole e gratificante deve saper modulare la distanza tra i partner, quella distanza di primaria importanza che riguarda il rispetto della persona. In mancanza di questa distanza, si cede al bisogno irrefrenabile di fusione totale e completa tanto da arrivare a smarrire i confini con il proprio Sé e… i guai non tardano ad arrivare. Di esempi tutti ne conosciamo, a dimostrazione che la mancanza di fiducia e senso del possesso nei confronti della persona che crediamo “nostra”, finisce per rimandare all’altro solo una sensazione di soffocamento ed oppressione.

Il progetto della coppia dovrebbe essere quello di far crescere ed evolvere entrambi i partner in un modo che – da soli – non sarebbe mai possibile: la relazione infatti costringe le persone ad affrontare tematiche e blocchi interiori che nessuna potenza (se non quella dell’amore e della decisione) sarebbe in grado di affrontare. L’amore è figlio della libertà. Dove invece quest’ultima comincia a mancare oppure ad esser sottratta, negata e limitata, allora dobbiamo accettare che anche l’Amore possa sparire.

Le relazioni di coppia tra adulti, avanzano tra passione, ricerca di simbiosi e coccole, ad un livello che per entrambi sia congeniale all’idea di amore, non possono essere focalizzate sul possesso reciproco perché questo porta inevitabilmente e irrimediabilmente alla distruzione del rapporto.  Una relazione sana, pur non prescindendo affatto dalla passione, dall’ardore e dai furori ormonali, è giusto sia sempre centrata sul dono reciproco. L’amore sincero nasce soltanto dove la persona sente e percepisce di poter fare una scelta in piena libertà. Siete d’accordo?

Dott.ssa Cristina Colantuono

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