Cosa significa fare o subire vanilla shaming per gusti sessuali "non conformi"

Fisionomia di un trend in rapida ascesa e particolarmente pericoloso per i giovani adulti, spesso privi delle giuste informazioni circa sessualità e affini: il vanilla shaming, ossia la ghettizzazione delle persone che prediligono rapporti considerati “basic” rispetto a quelli intrisi di perversioni e pratiche “spinte”.

Alla lunga sequela di “shaming” che costella le nostre vite e la società odierna, se ne è aggiunta, da poco tempo, una nuova declinazione: il vanilla shaming.

L’espressione, che nell’ultimo anno ha visto una presenza esponenziale sul social TikTok, si riferisce a una delle più grandi ripartizioni con cui si è soliti distinguere le esperienze sessuali: da un lato, le pratiche “kink”, ossia non convenzionali – e spesso correlate alla dimensione del BDSM –, dall’altro, le attività che ricadono sotto l’egida della “vanilla”, più diffuse – soprattutto culturalmente – e, da certi punti di vista, più “semplici”.

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Alla base di entrambe le forme, vi deve essere, naturalmente, il consenso da parte di tutti i membri coinvolti. Come accennato, tuttavia, nel corso degli ultimi mesi si è propagato un trend dalla fisionomia piuttosto pericolosa e, a tratti, inquietante, in particolar modo tra gli adolescenti della cosiddetta “Generazione Z”.

Si tratta del denigrare, insultandole e ghettizzandole, le persone che prediligono, appunto, pratiche “vanilla”, ovvero più soft, consuete e “dolci” rispetto a quelle appartenenti alla sfera “kink” – come il bondage, il gioco con la cera, le dinamiche di dominazione-sottomissione, lo spanking e molte altre.

L’utilizzo del termine deriva dall’omonimo gusto di gelato, considerato, dai detrattori, quello più “banale” e inflazionato. Di qui, l’atto del “vanilla shaming”, il quale tende a biasimare tutti coloro – uomini e donne, con una prevalenza nei confronti di queste ultime – che si discostano da atti sessuali caratterizzati da perversioni e “stranezze”, in favore di pratiche più “basic” e “normali” – “non conformi” rispetto al trend.

Una dicotomia che sta pervadendo pericolosamente la mentalità dei giovani adulti, con effetti deleteri. Lo dimostra il canale di TikTok chiamato “Freak Tok”, che, come si legge su NSS G-Club, presenta consigli – ora nascosti perché violano le norme della community – particolarmente espliciti circa il sesso, i cui utenti deridono le persone di tipo “vaniglia”.

Perché è problematico? Perché, nella maggioranza dei casi, ciò che i fruitori delle pratiche “kink” veicolano è uno scenario distorto della comunità fetish e BDSM, di gran lunga distante rispetto alle coordinate del consenso, del rispetto e della sicurezza richieste da quest’ultima.

Gli adolescenti confluenti nel “Freak Tok” mostrano, infatti, con estrema nonchalance e con un pizzico di orgoglio, tremori, lividi e segni di percosse causati da rapporti violenti e “spinti”, pubblicando video in cui si mostrano atti di choking (soffocamento temporaneo), spanking (sculacciate), spitting (sputi, in faccia o in bocca) e affini.

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Effetto numero 1: i ragazzi e le ragazze immersi in questo flusso di contenuti e messaggi perdono i legami con la realtà, assumendoli spesso come unica fonte di informazione circa il sesso.

Effetto numero 2 (e molto, molto più grave): il confine tra amplesso e violenza sessuale diviene vertiginosamente labile, e porta gli adolescenti a credere che pratiche irruente e talvolta non consensuali siano la “norma”, il giusto ingrediente per non rischiare di essere tacciati di essere “vanilla”.

“Rischio” in cui incorrono maggiormente, ça va sans dire, le donne, culturalmente bersagliate per il loro rapporto con il sesso, mai in linea con ciò che rappresentava (o rappresenta) il desiderio maschile. Un esempio: la storia, riportata su I-D Vice, della 19enne Lily, rea di aver commentato un video di “Freak Tok” – in cui un ragazzo si lamenta che la propria fidanzata non voglia lasciarsi soffocare durante l’atto sessuale – con la frase “Vanilla is the new frigid”.

La gente – ha raccontato Lily – ha cominciato a dirmi che non sapevo come divertirmi e che, ovviamente, non ero a mio agio con la mia sessualità.

Conducendola, così, a interrogarsi sui propri gusti sessuali e a mettere in discussione le proprie preferenze («Forse sono io a non capire quale sia il buon sesso») e, estenuata, a cancellare, infine, il commento stesso, per porre fine all’ondata di livore e biasimo dalla quale era stata sommersa.

Il timore di non essere “all’altezza” o di non godere nel modo “giusto” è, però, qualcosa che costeggia la nostra intimità fin dagli esordi in ambito sessuale. Come riflette Maddy Mussen su The Tab:

Quando stavo crescendo e stavo affrontando la pubertà, una cosa mi è diventata subito molto chiara: la cosa più imbarazzante del mondo è essere “cattivi a letto”. E la cosa più importante del mondo è essere “bravi a letto”. […] Ho poi imparato che essere “cattivi a letto” fosse intrinsecamente legato all’essere noioso o poco attraente, mentre essere “bravo a letto” fosse l’opposto.

In questo senso, essere definita “vaniglia”, in particolare per una ragazza, è

la sua morte, [perché] è essenzialmente un modo stenografico per dire “È cattiva a letto”, e, come sappiamo, essere cattiva a letto è la cosa più imbarazzante del mondo! Deve essere evitato. Mi sono detta: “Non puoi mai e poi mai essere chiamata cattiva a letto, e te ne devi assicurare.” Quindi ho modellato la maggior parte del mio sviluppo sessuale intorno a questo e non al mio comfort, ai miei interessi sessuali o al mio piacere. E so, senza nemmeno doverlo chiedere, che non sono sola.

Infatti, prosegue la giornalista:

Se contassi sulla mano sinistra il numero di volte in cui una donna viene accusata di essere “vanilla” e sulla destra quelle in cui ogni uomo che viene definito tale, avrei bisogno di otto braccia sul lato sinistro e probabilmente di circa due o tre dita su quello destro. Semplicemente, non succede. Le donne sono condizionate a soddisfare questo standard scomodo, che lo vogliamo o meno, e gli uomini no.

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Di qui, il timore di deludere il partner e la spinta a compiere atti sessuali che esulano dalla nostra zona di comfort o dal nostro desiderio più profondo: il tutto mossi dall’imperativo categorico di “sperimentare”, “andare oltre”, “assecondare le perversioni dell’altro”. Essere, in breve, “brave a letto”. Anche a rischio di farci male, come dimostrano i contenuti su TikTok: una sorta di competizione a chi fa il sesso “migliore”, per non cadere vittime di bullismo e insulti.

Lo sappiamo, ma è sempre utile ribadirlo: nella sessualità non esiste nulla di “normale”, ma esiste solo ciò che ci fa sentire bene e a nostro agio. Previ, naturalmente, il consenso e il rispetto. Anche nelle pratiche più spinte.

Articolo originale pubblicato il 31 Agosto 2021

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