“Lo ribadisco e sottoscrivo. Tra un paio di anni saremo in grado di effettuare un trapianto di testa”. No, non è una frase tratta da un film di fantascienza. È la dichiarazione che il dottor Sergio Canavero, neurochirurgo di Torino, ha rilasciato per illustrare il suo ambizioso progetto (HEAVEN/GEMINI, ovvero Head Anastomosis Venture with Cord Fusion)pubblicato su Surgical Neurology International, rivista scientifica di neurochirurgia on line. Ricostruire la continuità del midollo spinale tra il corpo di un donatore e la testa del paziente attraverso speciali materiali chimici (chiamati fusogeni o sigillanti di membrana). Lo stesso Canavero spiega: “Il primo è un individuo che ha purtroppo perso la vita per un trauma cranico puro, senza lesioni sostanziali a carico degli altri organi. O chi ha subito un ictus fatale. Il ricevente, invece, può essere un malato affetto gravemente da una malattia neuromuscolare degenerativa. Ma anche un soggetto tetraplegico potrebbe candidarsi”.

La comunità scientifica è passata ovviamente al contrattacco. Un’operazione del genere è eticamente giusta? E il brillante dottore dichiara: “La società dovrebbe già cominciare a pensare al modo per regolamentare questa procedura, prima che un intervento rivoluzionario, progettato per fornire una terapia radicale a malati profondamente sofferenti, diventi una pratica spregiudicata nelle mani di chirurghi senza scrupoli”.

C’è chi invece ritiene il progetto di Canavero una pura utopia. Giulio Maira, direttore dell’istituto di Neurochirurgia dell’ Università Cattolica, commenta: “Ad oggi è pura fantascienza. Sono molto scettico soprattutto perché siamo lontanissimi da un trapianto di midollo che funzioni. Ci sono problemi tecnici enormi soprattutto perché è complicatissimo trapiantare un midollo: abbiamo difficoltà enormi anche in casi di trauma midollare, figuriamoci con un trapianto di testa. Secondo me non si dovrebbero alimentare illusioni, le notizie scientifiche vanno date con correttezza e chiarezza, senza annunci choc privi di riscontri“.

Il dottor Canavero è già noto alla comunità scientifica grazie all’impresa del 2008 che lo portò a migliorare le condizioni cliniche di una paziente che si trovava in uno stato vegetativo permanente dal 2006: con l’ elettrostimolazione, la donna passò ad uno stato minimamente conscio.

 

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