È un termine che ha ormai quasi 30 anni, eppure il suo significato continua a non essere chiaro e ancora oggi sono tante (troppe!) le persone convinte che faccia riferimento alla sfera della sessualità e degli orientamenti sessuali. Facciamo chiarezza una volta per tutte: cosa significa “metrosessuale” e quali sono le caratteristiche dei metrosexual?

Cosa significa metrosessuale?

Metrosexual – in italiano anche metrosessuale – è una parola composta dall’unione tra «metropolitan» ed «heterosexual» coniata per indicare una specifica tipologia di uomo dal giornalista Mark Simpson, che sull’Independent il 15 novembre 1994 ne tracciava anche una definizione di massima:

L’uomo metrosessuale, l’uomo giovane e single con un alto reddito a disposizione, che vive o lavora in una città (perché è dove ci sono i negozi migliori), è forse il più promettente mercato dei consumi del decennio. Negli anni ’80 lo si poteva trovare solo nelle riviste di moda come GQ. Negli anni ’90, è dappertutto e sta andando a fare shopping.

Nei primi anni 2000 il giornalista è tornato sul termine nell’articolo Meet the Metrosexual, aggiungendo dei dettagli alla sua definizione e, soprattutto, indicando come modello di riferimento il calciatore e marito dell’ex Posh Spice David Beckham:

Fare outing a qualcuno non è una cosa da considerare alla leggera, ma sento che è mio dovere far sapere al mondo che David Beckham, modello per centinaia di milioni di ragazzi impressionabili in tutto il mondo, rubacuori per un numero uguale di ragazze, non è eterosessuale, affatto. No, signore e signori, il capitano della squadra di football inglese è in realtà un metrosexual urlante, strillante, fiammeggiante e dannato. (Mi ringrazierà per averlo fatto un giorno, se non altro perché non dovrà dirlo a sua madre.) […] Beckham è il più grande metrosexual della Gran Bretagna perché ama essere guardato e perché tanti uomini e donne amano guardarlo: è il futuro, ma anche un modo per adattare altri esemplari meno avanzati a quel futuro.

Le caratteristiche del metrosessuale

Il termine “metrosessuale” indica, quindi, un uomo che vive o frequenta un’area metropolitana ed è lontano dai tradizionali stereotipi della virilità. Cura molto il suo corpo e il suo look, frequenta le spa e le palestre, va a farsi fare massaggi frequentemente, utilizza prodotti per il viso e anti-invecchiamento.

Secondo Simpson, tutta questa attenzione all’aspetto fisico altro non sarebbe che un nuovo modo attraverso cui il capitalismo spinge al consumo:

Da qualche tempo, l’eterosessualità antiquata (ri)produttiva, repressa e non idratata ha ricevuto il cartellino rosa dal capitalismo consumista. Il maschio etero, stoico, autoritario e modesto, non faceva abbastanza acquisti (il suo ruolo era guadagnare soldi da spendere per sua moglie), e così dovette essere sostituito da un nuovo tipo di uomo, uno meno sicuro della sua identità e molto più interessato alla sua immagine, cioè uno che era molto più interessato a essere guardato (perché è l’unico modo in cui puoi essere certo di esistere davvero). Un uomo, in altre parole, che è il sogno erotico di un pubblicitario.

“Metrosessuale” è stato talvolta utilizzato – in particolare dalla cultura pop – anche per indicare le donne lontane dallo stereotipo di femminilità, in particolare le lesbiche butch – cioè le donne omosessuali che hanno un aspetto mascolino e nello slang urbano si oppongono alle lesbiche lipstick, che invece sono molto femminili nel loro aspetto.

I metrosexual nella cultura pop

La figura del metrosessuale è stata ampiamente sfruttata dalla cultura pop. Come Raji, l’astrofisico di origine indiana di The Big Bang Theory, che a seguito delle continue allusioni alla sua presunta omosessualità ribadisce di essere metrosexual, spiegando, alla richiesta del significato da parte degli amici, di amare tanto le donne quanto le creme per il corpo.

L’archetipo del metrosessuale lo dobbiamo però allo scrittore Bret Easton Ellis e al personaggio di Patrick Bateman, protagonista di American Psycho, a cui Christian Bale ha dato il volto nell’adattamento cinematografico di Mary Harron.

Il serial killer del romanzo e del film è, infatti, un uomo colto e curatissimo, che ama i bei vestiti e cura ossessivamente il proprio corpo attraverso creme ed esercizi. Ovviamente, vive a New York, a Manhattan per la precisione.

Quello di Bateman non è l’unico caso in cui il carattere dello psicopatico è associato alla metrosessualità, un abbinamento che sembra essere frequente nella fiction statunitense. Un esempio su tutti? Dandy Mott in American Horror Story: Freakshow.

Metrosessualità e orientamento sessuale

Per via della desinenza –sexual, siamo portati a pensare che la metrosessualità sia un concetto legato all’orientamento sessuale e, per via delle caratteristiche tradizionalmente associate alla femminilità che la contraddistinguono, spesso è stata fatta l’associazione metrosessuale=gay.

Essere metrosessuali, però, è un’attitudine, un modo di essere (e non una moda) che non ha nulla a che vedere con le persone da cui siamo attratti e il loro genere.

Nel 1994 Simpson spiegava come l’indirizzo “eterosessuale” delle riviste che proponevano la nuova immagine dell’uomo metrosexual altro non fosse che una convenzione

per rassicurare i lettori e i loro inserzionisti che le loro passioni “non virili” sono in realtà virili. Tuttavia, l’uomo metrosexual contraddice la premessa di base dell’eterosessualità tradizionale: solo le donne vengono guardate e solo gli uomini guardano. L’uomo metrosessuale potrebbe preferire le donne, potrebbe preferire gli uomini, ma in fin dei conti nulla si frappone tra lui e il suo riflesso.

Il metrosessuale, infatti, ribadiva nell’articolo pubblicato nel 2000,

potrebbe essere ufficialmente gay, etero o bisessuale, ma è completamente senza importanza, perché ha chiaramente scelto se stesso come oggetto d’amore e piacere al posto della sua preferenza sessuale.

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