L'Emilia Romagna un esempio da seguire. La legge che consente ai cani e gatti di far visita ai loro padroni in ospedale

L’Assemblea legislativa dell’Emilia Romagna ha approvato delle nuove norme che consentono ai pazienti ricoverati in ospedale il diritto di essere visitati dall’animale con cui hanno condiviso la loro vita. È la nuova legge che promuove e tutela il benessere degli animali d’affezione.

Chi  ha il piacere e il privilegio di condividere la propria vita  con un animale, sa quanto amore si può provare per il proprio amico che sia esso cane, gatto o altro animale e sa anche quale immenso amore queste creature siano in grado di ricambiare.

Le prime ragioni che vengono in mente per spiegare l’intensità del rapporto uomo-animale domestico sono quelle più superficiali, come il reciproco affetto, la passeggiata insieme, il gioco, ma ve ne sono di ben più profonde. La relazione assume diverse specificità a seconda della componente umana in gioco, ovvero che si tratti del rapporto animali-bambini, animali famiglie o animali-anziani.

Forse la coscienza collettiva sta pian piano cambiando?

Per la prima volta sì a cani e gatti in ospedale, almeno in Emilia Romagna. L’Assemblea legislativa della Regione ha approvato una norma che vieta di tenere i cani alla catena e prevede di permettere agli stessi di accedere in strutture di cura per visitare il paziente con cui hanno vincoli di affetto, inoltre detta disposizioni per promuovere la cosiddetta “pet therapy”, con l’uso degli animali in affiancamento alle terapie di medicina tradizionale. Ed è la prima volta che ciò accade in Italia.

L’effetto benefico che può avere la vicinanza dell’animale per l’essere umano è una cosa ormai nota tanto che nel 2003 la Pet therapy (utilizzo del rapporto uomo-animale per fini terapeutici), è stata riconosciuta ufficialmente anche dal nostro Servizio Sanitario Nazionale.

A chi giova la Pet Therapy?  (fonte: Ministero della Salute)

problemi di assistenza legati agli anziani: in Italia attualmente sono 555 mila gli anziani soli che non hanno figli, fratelli, sorelle, oppure figli che vedono solo raramente

bambini con particolari problemi

– alcune categorie di malati e di disabili fisici e psichici

Per queste persone il contatto con un animale può essere di aiuto nel soddisfare certe esigenze di affetto, sicurezza, relazioni interpersonali e nel recupero di abilità o capacità perse o mai sviluppate. La mancanza o perdita di queste capacità porta ad cattivo equilibrio psicofisico, ed a uno scadimento della qualità della vita e dei rapporti umani.

La PT può anche contribuire, in aggiunta alle terapie mediche tradizionali, al miglioramento dello stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio. Questa fatto era già stato osservato in passato ed evidenziato in vari studi ed oggi aumentano continuamente le esperienze in proposito: il contatto con un animale, oltre a fornire una almeno parziale sostituzione di affetti mancanti o carenti, si presta particolarmente a favorire i contatti interpersonali e quindi fornisce l’occasione di interagire con gli altri.

La PT può svolgere la funzione di ammortizzatore in particolari condizioni di stress e di conflittualità, pertanto può rappresentare un valido aiuto per pazienti che presentano problemi di comportamento sociale e di comunicazione: non solo bambini o anziani, ma anche pazienti psichiatrici o che soffrono di alcune forme di disabilità e di ritardo mentale.

La vicinanza di un animale può aiutare ipertesi e/o cardiopatici: è stato, infatti, dimostrato che accarezzare un animale interviene anche nella riduzione della pressione arteriosa e contribuisce a regolare la frequenza cardiaca.

Quale che sia l’animale (ad es. un coniglio, un cane, un gatto od altro animale) scelto dai responsabili dei programmi, la sua presenza solitamente risveglia l’interesse di chi ne viene a contatto, attira la sua attenzione e permette l’instaurazione di relazioni affettive e canali di comunicazione privilegiati con il paziente, del quale stimola le energie positive distogliendolo dal disagio in cui si trova e rendendoglielo più accettabile.

Ad esempio, i bambini ricoverati in ospedale, soffrono spesso di depressione, di disturbi del comportamento, del sonno, dell’appetito e dell’enuresi, conseguenza dei sentimenti di ansia, paura, noia che provano nel subire il trauma di un brusco allontanamento dal loro mondo, dai familiari, dalla casa, dalle loro abitudini.

L’ esperienza, non solo in Italia ma ovunque sia stata tentata, è che i bambini ricoverati in reparti pediatrici nei quali è attivato un programma di Attività Assistite dagli Animali è che la gioia e la curiosità provate dai piccoli pazienti durante gli incontri con un animale alleviano i sentimenti di disagio conseguenti al ricovero, e rendono meno traumatico il loro approccio con le terapie e con il personale sanitario. I giochi organizzati in compagnia e con lo stimolo degli animali, il nutrirli, il prenderli in braccio ottengono lo scopo di riunire i bambini, permettono di farli rilassare e socializzare tra loro migliorando di fatto la qualità della loro vita in quella particolare situazione.

Positiva è anche l’esperienze di PT con gli anziani ospiti di case di riposo, che spesso, a causa della solitudine e della mancanza di affetti, si chiudono in se stessi e rifiutano rapporti interpersonali . Si è osservato che nei periodi di convivenza con animali si verifica un generale aumento del buon umore, accompagnato da maggiore reattività e socievolezza e che sono più facili i contatti con i terapisti

Un campo dove la letteratura scientifica fornisce sempre più nuove prove di validità della PT, in questo caso non solo come Animal-Assisted Activities (AAA), ma addirittura come Animal-Assisted Therapy (AAT) è quello dei pazienti colpiti da disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione, da disturbi psicomotori, nevrosi ansiose e depressive, sindrome di Down, sindrome di West, autismo, demenze senili di vario genere e grado, patologie psicotiche, ed anche da quanti necessitano di riabilitazione motoria come chi è affetto da sclerosi multipla o è reduce da lunghi periodi di coma. L’ animale non sostituisce la terapia farmacologia, ma si affianca ad essa.

La presenza di un animale, scelto oculatamente tra quelli con requisiti adatti a sostenere un compito tanto importante e difficile, contribuisce a:

· stimolare l’attenzione

· stabilire un contatto visivo e tattile

· effettuar un’interazione comunicativa ed emozionale

· favorisce il rilassamento

· aiuta a controllare ansia ed eccitazione

· esercitare la manualità anche per chi ha limitate capacità di movimento

· aiutare la mobilitazione degli arti superiori, ad esempio accarezzando l’animale

· aiutare la mobilitazione di quelli inferiori attraverso la deambulazione con conduzione dell’animale

I Gruppi di lavoro che operano in questo settore della PT sono formati da diverse figure professionali, i cui ambiti operativi si interfacciano senza sovrapporsi:

– a medici, psicologi, fisioterapisti ecc.., spetta di valutare e determinare come l’animale debba essere impiegato;

– a veterinari, etologi, addestratori e conduttori professionisti spetta, invece, il controllo della salute e della salvaguardia del benessere dell’ animale.

La convinzione è quella che la presenza di un animale può agire positivamente sulla salute del paziente malato. Lo spiega Carlo Lusenti, assessore alle politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, il quale ha detto che così “viene migliorata ulteriormente una normativa che è già all’avanguardia a livello nazionale nella tutela del benessere degli animali”.

La presenza dell’animale agisce positivamente sul paziente – L’assessore ha ricordato che non ci sono altre esperienze regolamentate in Italia, se non iniziative sporadiche di alcune strutture (per esempio, recentemente, una bambina dell’ospedale Regina Margherita di Torino ha avuto la possibilità di incontrare il suo cane Black), dunque questa dell’Emilia Romagna vuole essere una opportunità di portare sollievo, soprattutto nei casi di lungodegenza o nelle fasi più avanzate della malattia. Perciò ai cani e gatti sarà permesso di far compagnia ai loro padroni costretti in ospedale. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, la giunta regionale approverà un provvedimento che disciplina l’accesso degli animali nelle strutture di cura.

Sarebbe auspicabile che in tutta Italia si seguisse l’esempio dell’ Emilia Romagna, si otterrebbe il duplice risultato di dare un aiuto concreto alle persone in difficoltà, dando la consapevolezza di quanto possa essere importante la collaborazione tra umani e animali, garantendo, finalmente, una nuova dignita e ruolo sociale agli animali che non verrebbero più considerati solo come oggetti,  ma soggetti con un ruolo sociale al fianco dell’uomo, pur con le le loro diversità, ma con una loro dignità, che troppo spesso è stata negata e calpestata.

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