Quando si parla di sesso tantrico, siamo tutti lì a pensare a Sting e alla leggenda metropolitana sulle 9 ore a letto. Il tantra è però una cosa seria, non un pensiero che evoca battutine, risolini e gomitate di nascosto.  Eppure commettiamo un errore di fondo: ciò a cui facciamo riferimento appartiene infatti al neotantra, e non alla filosofia del Tantra, che nei fatti è una tecnica spirituale, afferente ad alcune discipline religiose, come il buddismo, lo yoga classico e l’hatha yoga, che consiste nella liberazione di mente e corpo.

L’errore di considerare il Tantra come strettamente connesso alla sfera sessuale lo abbiamo commesso tutti, compresi noi, che non a caso abbiamo corretto questo articolo nel febbraio del 2022, grazie anche ad alcune segnalazioni che ci hanno sottolineato proprio le inesattezze dette.

Nel sesso tantrico, o meglio neotantrico, si sperimenta in vari modi la propria sessualità, mentre nel tantra classico, se non è un mezzo per aiutare le persone nel cammino verso la trascendenza, il sesso può persino essere considerato peccaminoso. Quando facciamo riferimento al sesso tantrico, quindi, è fondamentale comprendere che stiamo parlando di neotantra.

Ma nel dettaglio: come fare sesso tantrico? Ecco alcuni consigli.

Prima mossa per il sesso tantrico perfetto: l’attenzione

Sesso tantrico attenzione
Fonte: Pixabay

Per poter godere al meglio del sesso tantrico bisogna partire da noi stessi. È una cosa che ripetiamo spesso su queste pagine, perché anche noi occidentali sappiamo bene che la conoscenza e l’attenzione sul corpo è fondamentale per un piacere che sia davvero appagante. Di solito risolviamo per lo più con la masturbazione, ma il tantra non suggerisce affatto questo (almeno in senso stretto).

Attenzione significa concentrarsi su noi stessi innanzi tutto. Prima sul nostro corpo, il che significa acquisire consapevolezza di muscoli, ossa, nervi, non soltanto dei centri del piacere – cui si arriverà comunque. Poi la consapevolezza deve passare ai nostri pensieri e alle nostre emozioni: concentrarsi, prestare attenzione vuol dire soprattutto essere presenti. Se si riesce a essere presenti a se stessi, si sarà presenti anche durante il rapporto sessuale di coppia.

Seconda mossa per il sesso tantrico perfetto: il movimento

Qui si passa dall’esercitarsi da soli all’esercitarsi in coppia. Ci sono dei movimenti che si possono fare per la sincronizzazione dei gesti, ma bisogna ricordare soprattutto che non ci si sta accingendo a fare palestra. Per il tantra il sesso è un fatto sacro e significa libertà, in questo caso libertà anche di movimento: decidere a priori le posizioni per il sesso tantrico significa ingabbiarlo, dargli una mera etichetta e fargli perdere tutto il significato, il senso più profondo. Anche un massaggio reciproco può aiutare nel processo di conoscenza. Quando questo è massimo, si può raggiungere anche il cosiddetto orgasmo di valle, che è un senso di beatitudine indotto dal senso di intimità, non dal sesso tout court.

Terzo ingrediente del sesso tantrico perfetto: la voce

Tantra significa anche abbandonare tutte le inibizioni. Ciò significa anche lasciar fluire la voce, lasciarsi andare in suoni che possano essere piacevoli, che siano naturali. Niente a che fare con il dirty talking, né con gli urli sguaiati che qualcuno fa con lo scopo di compiacere il partner. Il tantra è piacere reciproco e ricerca del piacere reciproco si traduce in una serie di sensazioni ed emozioni che finiscono per essere maggiormente fluide rispetto a quelle che proveremmo in altre condizioni.

Quarta mossa per il sesso tantrico perfetto: il respiro

Anche il respiro andrebbe sincronizzato, anche questo con naturalezza. Bisogna esercitarsi molto qui, dapprima da soli e poi in coppia, abbracciandosi magari, per percepire esattamente il movimento e il respiro del partner. Non c’è spazio per l’egoismo nel tantra, non c’è spazio per l’assenza: tutto deve corrispondere a un’unità fatta di più persone che fanno l’amore e godono del momento. In questo, il sesso tantrico è affine alla meditazione: si sta uno di fronte all’altro e si conosce approfonditamente il proprio io e quello dell’altro.

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