Yeonmi Park: “Ho visto giustiziare una donna per aver visto un film”

Per quanto spesso possa sembrarci lontana e remota, la situazione in Corea del Nord è davvero terribile, fra privazioni delle libertà anche più elementari e obblighi severissimi imposti dal suo giovane dittatore, Kim Jong-un. La testimonianza di chi è riuscito a fuggire dal paese fa uscire allo scoperto verità ancora più atroci di quanto sia possibile immaginare.

Volevamo solo vivere da umani“.

Le strazianti parole di Yeonmi Park, fuggita dal suo paese d’origine, la Corea del Nord, risuonano amare e hanno il sapore di un pugno nello stomaco per tutti coloro che, lontani geograficamente, o culturalmente, poco o niente sanno, o immaginano, di quello che avviene in quel paese asiatico governato da Kim Jong-un, erede di una generazione di dittatori brutali, sanguinari, feroci che governa spietatamente dal 1948.

Il suo discorso, tenuto nel 2014 al Summit di One Young Worl di Dublino, e raccolto poi nel libro La mia lotta per la libertà, uscito nel 2015, non può lasciare indifferenti, perché porta allo scoperto verità atroci, una situazione agghiacciante di privazione totale della libertà e della dignità umana, anche dei più elementari e basilari diritti della persona.

La mia lotta per la libertà

La mia lotta per la libertà

Yeonmi Park racconta la sua storia, dall'infanzia sotto il regime di Kim Jong-il, alla fuga in Cina, fino al periodo trascorso nelle mani dei trafficanti di esseri umani, passano per la ricerca senza esito della sorella Eunmi.
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Cosa accade davvero in Corea? Tante sono  le voci che si rincorrono, gli orrori riportati dalla cronaca, alcuni talmente terribili da non riuscire più a distinguere dove finisce la realtà e comincia la leggenda. Di certo c’è che alcune delle cose più semplici ed elementari che noi facciamo nei nostri paesi, nelle nostre città, là non sono permesse dal governo totalitario di Kim Jong-un, in carica dal 18 dicembre 2011. Vietati i film hollywoodiani, ad esempio, si rischia -sembra incredibile ma è la stessa Yeonmi Park a rivelarlo- la pena di morte. Lei, appena bambina, vide una donna giustiziata per aver visto uno di quei film americani che a noi piacciono tanto. E poi niente utilizzo di Internet, solo una rete telematica creata ad hoc dal governo coreano, niente musica, persino nessun taglio di capelli “libero”: la moda è quella imposta dal regime, non sono accettate tendenze occidentali.

Le accuse di incongruenze a Yeonmi

A dire la verità, più d’uno nel corso del tempo ha messo in dubbio la versione della ragazza, rilevando delle incongruenze nella sua storia e in quello che dice rispetto a quella che è la realtà coreana. Prima di tutto, ad esempio, c’è la storia della sua fuga in Cina, raccontata a molti media, per ritrovare la sorella Eun-mi con entrambi in genitori corrompendo le guardie di frontiera, storia che però cambia in altre occasioni, in cui Yeonmi ha affermato di aver attraversato il confine sola con la madre, la quale sarebbe stata poi violentata dai trafficanti di esseri umani, con il padre che le avrebbe raggiunte solo in un secondo momento. Ha inoltre detto alla SBS di aver attraversato il fiume Tamen, mentre in una conferenza in Corea del Sud ha detto di aver attraversato lo Yalu.

Raccontando la fucilazione della madre di un amico per aver visto un film occidentale sarebbero state molte le contraddizioni, a partire dall’età: quindici anni stando a un’intervista con Jenny Brockie, nove stando all’Independent, al The Guardian, e al sua discorso al summit di One Young World di Dublino. Diversi anche i luoghi in cui sarebbe avvenuta l’esecuzione: in uno stadio per Jenny Brockie, in una strada secondo quanto detto all’Independent.
In alcune interviste il film incriminato sarebbe stata una pellicola Hollywoodiana, in altre un film di James Bond, in altre ancora film sudcoreani.

Altre incongruenze sulla Park sono state mostrate da In the NOW, portale web anglofono del circuito di Russia Today: Yeonmi ha affermato che in Corea del Nord non ci sono biblioteche, che invece non solo sarebbero presenti nel paese, ma anche consultabili online. Proprio rispetto all’accesso a Internet, la rete statale, Kwangmyong, permetterebbe accessi anche da paesi diversi dalla Corea, come spiegato dal fotografo e blogger di Singapore Aram Pan.

Anche sulla mancanza di libri Yeonmi sarebbe stata smentita dall’insegnante Stewart Lone, che ha insegnato per due anni a Pyongyang, e che ha scritto nel suo libro Lezioni da Pyongyang: La Corea del Nord vista da un insegnante, che i libri occidentali sono frequenti in Corea del Nord e usati anche come materiale didattico: fra questi, ad esempio, spiccano Sherlock Holmes, TinTin e le opere di Edgar Allan Poe.

Lezioni da Pyongyang: La Corea del Nord Vista da un Insegnante

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L'insegnante Stewart Lone racconta la sua esperienza nelle scuole di Pyongyang, capitale della Corea del Nord, tra il 2010 e il 2012, per offrire un ritratto inedito e "occidentale" della situazione nel Paese asiatico.
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Idem dicasi per le storie d’amore, bandite, come affermato dalla Park nel summit di Dublino, ma che in realtà sarebbero persino prodotti da Kim; tra questi, la serie televisiva Nation and Destiny, Traces of Life, Ask Yourself, A Broad Bellflower, e Girls from My Hometown. Tra le love story straniere accessibili nel paese l’imprenditore svizzero Felix Abt, vissuto in Corea per sette anni, ha citato invece Via col vento e Titanic. Cambiando genere, secondo Lone nemmeno i Simpson sarebbero sconosciuti.

Il focus è però proprio su quella confessione, terribile, sull’aver assistito a una condanna a morte a causa di un film: nel paese anche film come Rocky, o Rambo (che sarebbe stata molto amata da Kim Jong-il) sono assolutamente ammessi, così come Biancaneve e i sette nani, Cenerentola, Romeo e Giulietta.
In seguito a un articolo uscito su The Diplomat, Yeonmi Park ha risposto scusandosi per le incongruenze, dovute, ha spiegato, soprattutto alla barriera linguistica, come nel caso dell’esecuzione a Hyesan:

For example, I never said that I saw executions in Hyesan. My friends’ mother was executed in a small city in central North Korea where my mother still has relatives (which is why I don’t want to name it)“.

Ovvero

Ad esempio, non ho mai detto di aver visto delle esecuzioni a Hyesan. La madre del mio amico fu giustiziata in una piccola città nella Corea del Nord centrale, dove mia madre ha ancora dei parenti (che è il motivo per cui non voglio dirne il nome).

Qualsiasi siano le accuse e le incongruenze di Yeonmi, è vero che in Corea del Nord vige una dittatura molto severa da parte del trentacinquenne Kim, che segue la scia di quella del padre, Kim Jong-il, in carica dal 1994 e a sua volta succeduto a Kim Il-sung, il capostipite; una dittatura che non risparmia nessuno, né membri della famiglia né ministri del governo: è notizia diffusa, seppure sulla sua veridicità persistano ombre, che il dittatore abbia dato ordine di uccidere lo zio nel 2013, mentre il 30 aprile del 2015 il ministro della Difesa, generale Hyon Yong Chol, sarebbe stato giustiziato davanti a centinaia di persone in un’Accademia militare a nord di Pyongyang, con un’arma antiaerea.

Purtroppo sono ancora molti i paesi dove le più fondamentali libertà umane vengono calpestate, ma la Corea del Nord vanta davvero dei record terribili di repressione ed è indubbiamente uno dei paesi più arretrati sotto tutti i punti di vista, proprio a causa del tremendo regime imposto dalla famiglia Kim. Ecco alcuni dei divieti che sarebbero imposti nel Paese, raccolti in gallery.

Yeonmi Park: “Ho visto giustiziare una donna per aver visto un film”
Fonte: web
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