A scanso di equivoci, chiariamo subito che di certo non solo le uniche 26 volte in cui ha avuto ragione. Purtroppo.

Manco a essere inguaribili ottimisti si potrebbero ignorare i commenti che, ogni giorno, compaiono a corredo di articoli e post di personaggi più o meno noti, soprattutto se il tema di questi sono politica, corpi femminili, immigrati o, la recente attualità insegna, omo o bisessualità.

Fatto sta che in molti si scandalizzarono quando Umberto Eco, il 10 giugno 2015, disse durante la conferenza stampa con i giornalisti nell’Aula Magna della Cavallerizza Reale a Torino, dopo aver ricevuto la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.
[…]
La tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità

C’era chi se l’era presa con Eco al punto da invocare la libertà di parola e la nuova democrazia garantita dai social, come se questi nobili valori andassero per forza in contrasto con la “teoria degli imbecilli”, di cui sopra.

E allora eccoli qua, 26 esempi tra i tantissimi, in cui Umberto Eco ha avuto ragione solo nel 2019: dal sessismo che si manifesta prepotente e becero se riguarda le donne in politica, ai commenti di body shaming che non mancano mai, fino alle aberranti “ragioni” di chi colpevolizza le donne stuprate. E poi insulti, insulti, insulti… Da gente perbene, che vive tra noi e cova una rabbia insospettabile, che legittima con l’indignazione, l’autodifesa, la necessità di una giustizia che non risponde a leggi ed è sommaria, come quella di qualsiasi delinquente.

Il punto è che le legioni di imbecilli ci sono sempre state, anche fuori dai social, ma è un fatto che questi strumenti di connessione globale, dalle enormi potenzialità, hanno dato loro voce, tanta voce, spesso più voce di chi aveva qualcosa da dire che valesse la pena di essere ascoltato e non è stato sentito, sommerso dal loro sbraitare scomposto.

Umberto Eco aveva ragione: “I social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”. E non con il senno di poi, aveva ragione allora e oggi ne avrebbe ancora di più.
Non impedire a questi soggetti di continuare a seminare campagne di odio e commettere i loro crimini non ha nulla a che fare con la libertà di parola o la democrazia: è ostentazione di democrazia e, in alcune occasioni, concorso dei social stessi e della legge nel reato o, quanto meno, connivenza.

1. Gli insulti a Erika e Martina

 

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