"Perché ho fotografato questi transessuali peruviani come dei santi"

"Perché ho fotografato questi transessuali peruviani come dei santi"
barbozagubo-mroczek.com
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È cosa tristemente nota che, purtroppo, ancora in molti paesi del mondo l’omosessualità e la transessualità siano visti come peccati pesantissimi e socialmente inaccettabili. Così, non sono rari gli episodi di violenza a carico proprio di uomini o donne, colpevoli solo di amare persone dello stesso sesso o di essere nate in un corpo in cui si sentono totalmente estranee.

Se in alcune aree del mondo, gay e trans pagano il prezzo della propria sessualità giudicata “immorale” addirittura con la pena capitale, in altri paesi non si arriva – fortunatamente – alla morte, ma i cosiddetti “diversi” vengono subissati di insulti, improperi e molestie a dir poco vergognose.

È il caso, per esempio, del Perù, paese da cui proviene il fotografo Juan Jose Barboza-Gubo che, proprio in virtù delle scene di violenza contro persone transessuali cui ha assistito nelle strade di Lima, ha deciso di realizzare un particolare progetto fotografico, che ha intelligentemente chiamato Virgenes de la Puerta.

In questa serie di scatti le transgender, protagoniste del servizio, posano come icone religiose, sante e figure proprie del cristianesimo del 19° secolo. Il tutto, come ha spiegato a TPI il fotografo autore del progetto, “nello sforzo di rafforzare, potenziare e infondere un senso di orgoglio nelle generazioni attuali e future della comunità trans“.

Insomma, non c’è nulla di cui vergognarsi nella propria sessualità o identità sessuale, questo il messaggio dello shooting; e forse, realizzando queste immagini che certamente potrebbero apparire come un’urticante blasfemia agli occhi dei puritani, Barboza-Gubo ha voluto proprio ottenere questo obiettivo: suscitare scandalo, reazioni anche sdegnate, ma fare in modo che la comunità trans peruviana uscisse dall’anonimato in cui è intrappolata per la paura, per la non accettazione, per la violenza cui è sottoposta quotidianamente.

La serie di immagini, pubblicata anche sul sito ufficiale dell’artista, immortala donne che vogliono smettere di essere martiri di una mentalità arcaica e razzista, per vivere semplicemente… non nella santità, ma nella normalità.