Come le copertine delle icone pop sono state censurate nei Paesi del Medio Oriente

Come le copertine delle icone pop sono state censurate nei Paesi del Medio Oriente
Amazon, zhlhill/Imgur
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Molte icone pop amano stupire anche grazie al proprio look, e non disdegnano di mostrarsi spesso in pose e situazioni sexy e ammiccanti, anche sulle cover dei loro album.

Madonna, vera e propria icona, non solo musicale, ma anche di stile, è stata la prima capace di lanciare una nuova cultura pop, in cui la seduzione e l’erotismo non mancano, e alla musica si aggiungono coreografie decisamente provocanti e costumi di scena davvero audaci. Dopo di lei, un nutrito manipolo di aspiranti star della nuova generazione ha seguito passo passo il suo esempio, da Britney Spears, che ha rivoluzionato a suo modo la scena musicale nei primi anni del 2000 proponendo la versione più contemporanea della Lolita di Nabokov, fino a Lady GaGa, che dell’effetto sorpresa ha fatto il suo mantra, anche quando calca il red carpet. Senza dimenticare, ovviamente, Rihanna, Shakira, insomma tutte le popstar più amate dell’ultimo ventennio che all’indiscutibile talento hanno aggiunto quella carica sensuale decisa, mai volgare ma certo chiaramente esplicita.

Eppure, il lato sexy della musica non sembra proprio essere apprezzato dappertutto: in molti paesi, infatti, vige una severissima censura che riguarda proprio le icone pop più famose, e che si esercita non soltanto con il veto a certi videoclip considerati troppo “spinti”, ma spesso anche con il controllo sulle copertine degli album, le quali vengono letteralmente modificate ad hoc, in modo da non “disturbare” il senso della moralità della popolazione.

Insomma, ciò che si vede deve essere coperto, quindi dove i vestiti mancano… vengono aggiunti.

Questo tipo di censura viene attuata soprattutto nei paesi del Medio Oriente, i più “attenti” a nascondere ciò che, nel mondo occidentale, viene tranquillamente esibito. Come spiega TPI, ad esempio, l’Arabia Saudita è fra i paesi che più si preoccupa di censurare questo tipo di immagini, e il compito viene svolto dal Comitato per l’imposizione della virtù e l’interdizione del vizio, che è poi l’ente da cui dipende la polizia religiosa saudita. È proprio il Comitato a occuparsi della preservazione  della  morale pubblica e che la Sharia, la legge coranica, venga rispettata. Fra i precetti di quest’ultima ce ne sono anche alcuni che impongono alle donne un tipo di vestiario giudicato “consono”, perciò è naturale che  ombelichi esposti, seni in bella vista e cosce inguainate in micro hot pants vengano guardate con una certa ostilità (per usare un eufemismo).

Dopo tutto, abbiamo visto che proprio l’instaurazione della Sharia in Iran, avvenuta con la presa di potere dell’Ayatollah Khomeyni, ha sancito l’abbandono, per le donne iraniane, dell’abbigliamento all’occidentale che fino a quel momento era normalità.

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Anche le popstar, quindi, non vengono risparmiate dalla censura, e così, appena i loro album sbarcano in Medio Oriente, scatta immediata anche la… vestizione.

Quella raccolte in questa gallery sono alcune delle copertine più celebri “rivisitate” in nome di un maggior pudore, almeno secondo i canoni dei paesi in cui la censura è stata attuata.