Ragazza Uccide il Pedofilo che l'Aveva Violentata ma non Andrà in Carcere: Ecco Perché

Ha subito una violenza inaccettabile quando era solo una bambina. Uno stupro che le ha rovinato per sempre la vita. Ma il suo carnefice, dopo solo sei anni di carcere, è tornato libero. E lei non l'ha sopportato, quindi l'ha ucciso. Ecco la strabiliante decisione del giudice nei confronti della ragazza.

Quante volte gridiamo alla malagiustizia, chiedendoci quali siano i criteri che guidano le decisioni di un giudice che spesso da fuori sembrano così ingiuste, illogiche, insensate? Non stavolta: la sentenza di cui stiamo per parlare è con ogni probabilità quella che avrebbe pronunciato anche l’opinione pubblica. Non è successo in Italia, bensì nel Regno Unito, ma di casi come questo – conclusione e sentenza a parte – è pieno, purtroppo, anche il nostro Paese.

Un pedofilo. Una bambina violentata. Un’infanzia devastata, cicatrici inimmaginabili che non se ne vanno e non se ne andranno, che nemmeno si schiariscono né tendono a farsi meno evidenti. Un dolore pulsante che non si placa col passare degli anni. L’interrogativo costante di come sarebbe stata la vita senza le violenze di quel mostro. E una conseguente, insanabile, sete di vendetta. A Bradford, nel 2009, una bambina di soli 8 anni è stata violentata da un uomo di 55, che ha approfittato del suo corpo rovinando la sua mente, gli anni futuri, un bocciolo di vita che era tutta una promessa.

Il pedofilo è stato condannato e rinchiuso in carcere, ma – come spesso accade in questi casi, che ci lasciano attonite e senza parole – ha riguadagnato la libertà già lo scorso anno, dopo aver scontato una pena di soli sei anni. La vittima, sapendo che a lei non sarebbe bastata una vita intera per riprendersi da quanto le aveva fatto quello che definire uomo è davvero impossibile, è rimasta comprensibilmente delusa dalla giustizia, amareggiata e divorata dalla rabbia. “Se la giustizia non funziona – sembra che abbia pensato – allora mi farò giustizia da me”. E ha deciso di vendicarsi, non sopportando la libertà del pedofilo dopo così poco tempo, impotente e impossibilitata ad accettare che il mostro avrebbe potuto colpire di nuovo, lei o qualcun altro, che si sarebbero potuti reincontrare o, comunque, che lui avrebbe potuto vivere una vita serena mentre la sua era tormentata dai fantasmi.

La ragazza, ormai adolescente, si è quindi presentata a casa del pedofilo armata di un coltello; quando l’uomo le ha aperto la porta, gli ha comunicato senza esitazione le sue intenzioni:

Ho intenzione di ucciderti.

E così ha fatto, accoltellandolo al petto dinanzi allo sguardo dei suoi due figli. Dopo aver commesso l’omicidio non è fuggita, né si è sottratta alla sue responsabilità. Tutt’altro: si è consegnata spontaneamente alle autorità, assumendosi la colpa dell’omicidio. Ma non sconterà una pena in carcere: il giudice responsabile del procedimento non solo si è opposto, rifiutando di comminare alla ragazza una pena detentiva, ma si è offerta di pagarle le spese processuali. Motivo: ha riconosciuto la delusione della vittima, la sua sfiducia nella giustizia, la rabbia, la voglia di vendetta.

Il giudice, Jonathan Durham Hall, ha dichiarato che

Sarebbe una vergogna mandare una sopravvissuta come lei in prigione. Ha agito come una persona che ha perso ogni fiducia nel nostro sistema legale.

Per la giovane, quindi, l’autorità giudiziaria si è limitata a disporre un periodo di due anni in un centro di riabilitazione per minori.

Che ne pensate, amiche? Condividete la decisione del giudice o ritenete che, per quanto “giustificato” da gravi motivi come la violenza di un pedofilo, un omicidio sia sempre e comunque da punire?

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