Whatsapp: 8 Validi Motivi per cui Dovresti Abbandonare Subito i Gruppi

In quanti gruppi Whatsapp veniamo inserite ogni settimana? Generalmente la risposta è un numero variabile tra 1 e infinito. Tanto che seguire l'andamento dei gruppi Whatsapp arriva a diventare un secondo lavoro, per giunta gratuito, di cui non abbiamo alcun bisogno. Ecco quindi 8 ottime motivazioni per fare come Jack Frusciante. Ossia per uscire dal gruppo (Whatsapp).

In origine (galeotta) fu la felicità: caricate a molla dalla possibilità di aprire gruppi collettivi su Whatsapp, ci siamo lasciate prendere la mano. Anzi, le dita. Il gruppo della palestra (“Così ci teniamo aggiornati sulle cene!), il gruppo del bar sotto casa (“Così organizziamo aperitivi tutti insieme!), il gruppo dell’addio al nubilato (“Così facciamo tutto a insaputa della sposa!) sino alle degenerazioni dei gruppi tra colleghi (così non smettiamo mai di lavorare, e questo ce lo aggiungiamo noi), coi capi, con gli amici di sempre, con i conoscenti, i semisconosciuti e quelli che non avevamo mai visto nemmeno in cartolina.

E fu così che la felicità di trasformò in un girone infernale. Anzi, in più gironi infernali: quello delle emoticon viventi, degli spammer, dei vocali a tutti a costi, dei compulsivi e dei pipponi con due braccia e due gambe.

Persino i vertici di Whatsapp se ne sono accorti, tanto da aver introdotto la possibilità di disabilitare l’audio e le notifiche per i messaggi dei gruppi pur mantenendoli per i messaggi individuali. Ciò non toglie che quando, ormai solo per caso, capitiamo su un gruppo, si scoperchi il vaso di pandora: 1.125 messaggi da leggere.

E allora che si fa? Si fa come Jack Frusciante. E se non l’abbiamo ancora fatto, ecco 8 ottimi motivi per farlo.

1. Compleanni, battesimi, lauree e… basta!

perché uscire gruppi whatsapp
Fonte: Web

Quante volte a settimana ci capita di essere inserite nel gruppo “Compleanno Marika!”, “Laurea Luca…” o “Sorpresona agli sposi”?. Sicuramente tante. E come capita a noi, accade anche a tanti altri, amici e sconosciuti. Di solito la conversazione in un gruppo Whatsapp di questo tipo inizia con toni sommessi e formali, ma poi spunta sempre il simpaticone di turno (conosciuto anche come “il pornomane”) che con la foto idiota del giorno manda tutto a ramengo e dà vita al degenero.

Da lì in avanti, a ogni messaggio seguono almeno cinquanta risposte, di cui: 20 emoticon tutte uguali (che ridono, piangono o spargono cuori), altre 15 emoticon tutte uguali con il pollice all’insù, 10 messaggi del tipo “Ahahahahah” di lunghezza variabile e, nella migliore delle ipotesi, 5 messaggi di senso compiuto effettivamente orientati all’obiettivo del gruppo (regalo, organizzazione festa o altro).

Amiche, abbiamo organizzato feste e festicciuole ben prima dell’arrivo sul mercato dei cellulari. Ci siamo aiutate poi con Messenger, Skype e Facebook. E in tutti i casi i nostri party sono sempre stati un successo. Quindi? Bye bye gruppo Whatsapp.

Naturalmente non bisogna mai andarsene senza salutare: “Grazie, ragazzi, ma ho un problema personale con i gruppi Whatsapp. Mi tenete aggiornata sulla festa?”. Au revoir. Uguale: “Abbandona gruppo”.

2. L’agenda condivisa che nemmeno in ufficio

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Fonte: Web

Non c’è niente da fare, a volte sembra di trovarsi nella versione in chat per smartphone dell’asilo Mariuccia. Esempio: gruppo “Cena ex compagni 1^ elementare”. Ogni gruppo ha sempre un paio di leader (leggi: gente che non ha nulla da fare nella vita e/o che per ragioni ignote tiene particolarmente a organizzare la cena con gli amichetti di prima elementare) che, bontà loro, si prodigano per lanciare proposte.

“Allora ragazzi, pizza?”. Risposte che seguono:

  • No, sono a dieta;
  • No, sono intollerante/allergico/vattelapesca;
  • Nooooo, ma che poracciata;
  • La pizza???!!! :(
  • Sì però andiamo alla pizzeria di mio zio, sta a solo 120 chilometri ma ci fa lo sconto;
  • No, la pizza di tuo zio fa schifo;
  • Allora andiamo da mio cugino, fa il kebab!

Il peggio del peggio si verifica quando, raggiunto l’accordo sul da farsi, si cerca di lanciare una data. “Allora ragazzi, giovedì 20 va bene a tutti?”. Prima di leggere le risposte come minimo facciamoci una o due(mila) camomille. Il gruppo Whatsapp diventerà l’agenda condivisa di tutti quanti, che inizieranno a snocciolare, nell’ordine: se potranno partecipare oppure no. Se non potranno ci renderanno edotte con i diecimila motivi della loro indisponibilità. Per poi darci le 4mila date alternative in cui invece sono liberi. E così via per x alle terza volte, là dove x è il numero degli iscritti al gruppo.

Whatsapp, purtroppo, non offre ancora una segretaria inclusa con l’attivazione del gruppo. E di sicuro non ci metteremo a farla noi, visto che abbiamo già un lavoro. La soluzione è sempre la stessa: “Tenetemi aggiornata!”. “Abbandona gruppo”. Sipario.

 3. La quiete prima della tempesta

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Fonte: Web

Ok. Ci siamo fatte forza, abbiamo resistito e non abbiamo ancora abbandonato il gruppo. Ma proprio mentre siamo rilassate sul divano, sbirciando il cellulare e dicendo soddisfatte tra noi stesse “Oh, ho fatto proprio bene a non uscire, in fin dei conti non è così terribile: guarda come sono tutti tranquilli”, il pornomane (v. paragrafi precedenti) o chi per lui è pronto per entrare in azione.

Sarà una battuta da film dei Vanzina, sarà un meme o un’idiozia che circola su internet, sta di fatto che il suo messaggio non solo scoperchierà, ma romperà in mille pezzi il famigerato vaso di Pandora e tutto ricomincerà da capo: le solite 50 risposte per la cui composizione dettagliata vi rimandiamo al punto 1.

Abbiamo parlato troppo presto. Ma non è mai troppo tardi. La funzione “Abbandona” non ci abbandona mai.

4. Il conto alla rovescia

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Fonte: Web

Già è una tortura a Capodanno, ma almeno dura soltanto 10 secondi o poco più. Il conto alla rovescia nei gruppi Whatsapp è uno dei grandi must  nelle chat dedicate a un’amica che si sposa. Quelle con lei compresa, s’intende.

Pensando di essere simpatiche – anzi, simpaticissime – da circa una decina di giorni prima del lieto evento (se siamo fortunate) le succitate amiche inizieranno, nell’ordine, a stupirsi che il grande giorno si stia avvicinando e successivamente a fare di tutto per alzare il tasso d’ansia della povera sposa, come se tra preparativi, agitazione e imprevisti dell’ultimo minuto non ne avesse abbastanza.

In quei dieci giorni, dicevamo, assisteremo a una pioggia di messaggi vocali, messaggi di testo, urletti, emoticon, stelline, cuoricini, proverbi dialettali della zona in cui viviamo, dichiarazioni sdolcinate e battute di una volgarità raccapricciante.

Ci saremo al matrimonio? Se la risposta è no, non c’è ragione di continuare ad assistere a tale scempio. Se la risposta è sì, non c’è ragione di continuare ad assistere a tale scempio. Microfono rivolto verso la platea, ripetiamo tutte insieme: “Abbandona gruppo”.

5. I gruppi Whatsapp non ci sono mai nel momento del bisogno

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Fonte: Web

Li abbiamo abbattuti uno dietro l’altro, come fossero birilli. Ma non ce l’abbiamo proprio fatta a uscire dal gruppo “Le faine di Mondovì” che condividiamo con gli amici di sempre. In fondo, ci siamo dette, siamo tanto legati, ogni tanto rimaniamo in contatto e sai mai che io abbia bisogno di qualcosa, sono talmente ossessivi con quel gruppo che ci sarà sempre qualcuno a rispondermi.

Il fatidico momento di difficoltà prima o poi arriva, che sia una gomma bucata in tangenziale o una febbre improvvisa mentre siamo in casa da sole senza antipiretici. Lanciamo il nostro Sos: “Ragazzi, sicuramente c’è qualcuno in ascolto. Sono a casa malata sola, ho la febbre a 39, qualcuno può passare in farmacia?”.

Passa mezz’ora. Passa un’ora. Ne passano due, poi quattro, poi sei. Poi chiamiamo la mamma che in men che non si dica arriva da noi con la farmacia portatile. Noi iniziamo a sentirci meglio e, finalmente, ci addormentiamo.

Al nostro risveglio, puntuali come un orologio svizzero, troveremo sul nostro gruppo Whatsapp tanti messaggi quanti sono i componenti del gruppo stesso, ciascuno, in una versione bizzarra dei Re Magi, portando in dono una scusa. “Ero col mio ragazzo”, “Non avevo il cellulare con me”, “Non ho visto la notifica”, “Pensavo ci andasse Tizio”, “Non avevo capito che fosse urgente”.

Giusto il tempo di leggerli tutti e l’influenza ci sarà passata. Lo scorno, quello no.  Ciao ciao, faine di Mondovì.

6. Ma (persino) la notte… sì!

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Questo non è un problema che tocca tutte. Ma alcune, ahinoi, sì, e quindi è doveroso parlarne.

Alcune di noi, per le ragioni più diverse, sono costrette a tenere il telefono acceso anche di notte. E, sempre per le ragioni più diverse, non possono permettersi – o non vogliono – disattivare l’audio, nella speranza che almeno di notte la gente dorma. Errata corrige: non appena ci saremo addormentate, la famigerata vibrazione o il “Beep Beep” manco fossimo piombate all’improvviso in una puntata di Willy Il Coyote, ci sveglieranno. Trafelate, correremo a vedere di cosa si tratta, convinte che sia proprio la comunicazione che stavamo attendendo.

Giriamo il cellulare, lo rigiriamo, stropicciamo gli occhi: sono forse due scimpanzé che copulano, quelli? Sì, sembrano proprio che sia così. Inutile dire che la genialata è firmata “Il pornomane”.

Quando invece riuscissimo a superare indenni il sabato notte in attesa della prima domenica senza turno mattiniero di mesi, ecco che alle 9 in punto – praticamente all’alba – il gruppo “Gli scoiattoli della scuola dell’infanzia Santa Maria” si risveglierà dal suo torpore lanciando un programmone per la domenica: pic nic e pellegrinaggio alla vecchia scuola Santa Maria ormai abbattuta. Mai quanto lo siamo noi.

7. La suddivisione in sillabe si impara alle elementari

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Non sappiamo bene nemmeno noi come, ma siamo al punto 7 di questo elenco e qualcuno dei nostri gruppi Whatsapp sopravvive ancora. Ovviamente noi siamo qui per darvi tutte le ottime ragioni per uscire anche dall’ultimissimo gruppo rimasto.

Non bastasse tutto quanto detto sinora, vale la pena di spendere qualche parola su una figura mitologica dei gruppi Whatsapp: il sillabatore. Il sillabatore (che ovviamente può essere anche di sesso femminile) non solo non riesce a scrivere tre parole di seguito nello stesso messaggio, ma non è in grado di scriverne nemmeno una. Lui, al grido di “L’ho pagato e ora lo uso come voglio” si centellina lasciando scivolare una sillaba per ogni messaggio. Un esempio: “Raga – Non – Ho – Ca – Pi – To – Be – Ne – Perché – Non – Mi – Leg – Ge – Te – Mai – Fino – In – Fon – Do”. Risposta: “Perché abbiamo esaurito le scorte famiglia di camomilla”.

Il sillabatore è l’artefice della moltiplicazione esponenziale dei messaggi sui gruppi. Dalla media di 145 messaggi l’ora, se nella chat c’è un sillabatore si sale come minimo ai 310.

Ragazze, ab-ban-do-na-re.

8. Lavare i panni sporchi in chat

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Ultimo paragrafo, ultimo gruppo rimasto. Quale che sia il suo nome, il suo obiettivo o la sua caratteristica principale, come in ogni gruppo Whatsapp che si rispetti tra i partecipanti ci saranno sicuramente una coppia di fidanzati o quasi tali, una coppia o un trio di nemiche-amiche, qualche persona legata da vincoli di parentela più o meno stretta.

La scintilla che fa divampare l’incendio può essere una cosa qualunque. Anche solo il nome di un ristorante. Chessò, “Andiamo al ristorante Grotta Azzurra?”. Ecco, a questo punto sediamoci sul divano con i pop corn e prepariamoci ad assistere a un match di tennis senza esclusione di colpi.

“Ah, il ristorante Grotta Azzurra, quello dove il vostro amico (il fidanzato della scrivente, ndr) mi ha portato al primo appuntamento procurandomi un’intossicazione. Due ore in ospedale”.

“Oh, se non ti fossi scofanata l’inverosimile saresti stata benissimo come tutto il resto del ristorante”.

“Eh no, caro mio, non pararti dietro la presenza dei TUOI amici. Io ho seguito i tuoi consigli e sono stata male. Non so nemmeno perché ho continuato a uscire con te”.

“Guarda che puoi smettere anche subito di uscire con me se ti dà così fastidio”.

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Fonte: Web

 

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