Sono le 7.20 di un buio lunedì mattina. Qualche gocciolina nell’aria fredda del mattino, il sonno ancora incastrato nelle coperte calde lasciate a loro stesse, la sveglia che suona fa ripiombare nella realtà da un oblio quasi paradisiaco dato dal piumone. Se abbiamo un qualunque piacere nella vita, uno di questi può essere proprio il sonno. Crogiolarsi nelle coperte calde, i pensieri che vanno e vengono, che sembrano perfino migliori perchè sono ancora appannati dal sonno. Ma poi succede che finisce veramente. Le solite azioni meccaniche, altro che famiglia del Mulino Bianco dove tutti ridono e si ingozzano come tacchini di brioche industriali. Con la luce che inonda ogni cosa. Mi sa che quelle pubblicità lì le hanno girate al pomeriggio e che stavano facendo merenda. Che poi non so, hanno quel sapore artificiale che veramente ti fanno passare la voglia. Beato chi ha il tempo di godersi una colazione al bar, quella sì che ti mette il buonumore. Forse perchè costa 3 euro (credo) o perchè sei un posto caldo, luminoso, con gente che almeno qualche parola la butta lì? Non ha nemmeno senso poi andarci e trangugiare un caffè tutto un fiato. Quindi meglio nemmeno andarci e rimanere nella penombra di casa nostra.

Ad ogni modo. Questa è la vita attuale di una qualunque persona in Italia, categorie privilegiate a parte o chi ha orari diversi per esigenze lavorative. Però adesso, complice la crisi economica, qualcosa è cambiato. Un tempo, le famiglie o le coppie il week end si risollevavano o uscivano per una qualunque gitarella fuori porta, era un po’ come una piccola ricompensa, mettiamo anche un piccolo incentivo per andare avanti, un qualcosa che non riducesse a una semplice unità produttiva. Ora no. Ora si lavora e basta. Complice la crisi economica, il vertiginoso aumento della benzina, dei pedaggi autostradali e dei prezzi in generale, il fine settimana generalmente si trascorre a casa. A prendersi avanti con tutte le cose che non si possono fare gli altri giorni. Spesa, pulizie, sistema il giardino o vai a trovare la zia. E vabbè. Sinceramente, almeno per quanto riguarda la mia esperienza, non mi sono mai potuta permettere una gita ogni fine settimana. Casomai una pizza. Quindi per me non cambia molto. Come quelli che annunciano quasi scandalizzati il ritorno alla “schiscetta” da portare al lavoro al posto del pranzo al bar. Io non ho mai mangiato al bar in tutti questi anni che lavoro, forse giusto quelle 2/3 volte.

Quindi, più poverta e meno divertimenti per gli italiani, annunciano le statistiche. Sinceramente, una “scoperta dell’acqua calda”, non credo ci sia bisogno di questo per accorgersene. Si nota anche un rinnovato attaccamento alla macchina per andare al lavoro e un certo disuso dei mezzi pubblici. Nemmeno qui c’è da soprendersi. Se già che lavora vicino a casa non si fida dei mezzi pubblici per una questione di ritardi e di comodità, figurarsi un pendolare. Se uno può scegliere, prende la macchina. C’è chi non può farlo, e quindi partono tutte quelle storie tristissime di pendolari che devono affrontare vere e proprie odissee per andare al lavoro. I mezzi pubblici sono diventati più cari e meno efficienti.

Bene, e quindi dove sta la novità? Non c’è infatti. Credo che le statistiche in questo caso, servano solo a rigirare il dito nella piaga. Massacrati dalle tasse e da un’inflazione galoppante, andiamo avanti in un paese pieno di contraddizioni. Dove le statistiche annunciano che alla fine non stiamo più bene come una volta. Ricordatevelo. Grazie eh. Per quanto servano, credo che in questo caso siano un po’ come dire, irritanti. Forse perchè immaginiamo che a dirlo siano persone che non se la passano così malaccio.

Ecco perchè il sonno è l’unico piacere che ci è rimasto.

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