La Figlia è Malata di Cancro, i Colleghi gli Regalano un Anno di Ferie per Curarla

Jonathan Dupré e la moglie Marine hanno un piccolo angelo biondo e sorridente di 5 anni, Naëlle, alla quale un anno fa è stato diagnosticato un cancro al rene. Per assisterla, in un baleno le ferie di Jonathan si sono volatilizzata. E allora, grazie alla legge Mathys francese, in azienda è scattata una gara di solidarietà...

Un anno di ferie. No, quello di Jonathan Duprè non sarà un anno all’insegna del riposo, o di qualche viaggio sabbatico, o del recupero di chissà quali ferie arretrate. Sarà un anno duro e difficile, ma intenso com’è intensa ogni esperienza di un genitore che si fa in quattro – quando non di più – per stare accanto al figlio. Alla figlia, in questo caso: Naëlle, 5 anni e un tumore al rene di 13 centimetri, diagnosticato circa un anno fa e già ridotto grazie a un intervento chirurgico.

Jonathan e Naëlle vivono a Gaville, nei pressi di Aumale, in Francia. E, in questo caso, è la loro fortuna. Perché al di là delle Alpi vige una norma, la cosiddetta legge Mathys – illuminata oseremmo dire, approvata in Francia il 9 maggio 2014 dal nome da Mathys Germain, un ragazzino morto di tumore al fegato nel 2012 – , che consente di “regalare” le proprie ferie ai colleghi. Non per vezzo, ma qualora questi ne abbiamo realmente bisogno per curare i figli sotto i 20 anni affetti da gravi malattie o disabilità o che siano vittime di un incidente. E tra i colleghi di Jonathan – dipendente del gruppo Pochet du Courval a Senarpont – si è scatenata una gara di solidarietà, tanto che ora Jonathan potrà usufruire di 350 giorni di ferie per assistere e curare la sua piccola Naëlle insieme alla moglie Marine, che in quest’ultimo anno non hanno mai abbandonato la bimba, nemmeno per un attimo.

Inutile dire che Jonathan Dupré, le sue, di ferie, le aveva consumate tutte. Tra esami, ricoveri e giorni neri è stato pressoché un attimo. E da lì in avanti dinanzi a lui aveva un precipizio, più che un bivio: lavorare o assistere Naëlle – che ha dinanzi a sé ancora 31 settimane di chemioterapia -, due cose che, però, non sono così slegate l’una dall’altra, anche solo badando al punto di vista strettamente economico.

Ho esaurito tutto il mio residuo di ferie e giorni di riposo per esami medici e chemio. Ma il mio caposquadra ha compreso fino in fondo le nostre difficoltà. E ha avuto l’idea di “raccogliere” giorni di ferie tra i miei colleghi. Si è rifatto alle legge del 9 maggio 2015, abbiamo preso un appuntamento con la direzione delle risorse umane e hanno accettato,

ha spiegato commosso Jonathan a Le Réveil.

Il personale stesso dell’azienda, dunque, unitamente alla busta paga ha ricevuto una lettera: l’amministrazione del personale ha spiegato la situazione, e ha sottolineato come il giovane padre avesse bisogno di questi giorni per accudire la bambina. Da lì è partita la gara di solidarietà, che si è conclusa come sappiamo. Il che significa che alla fine dell’anno di ferie, i colleghi di Jonathan lo aspetteranno a braccia aperte di poter festeggiare il ritorno del collega insieme alla guarigione di Naëlle. Ma significa anche che tantissimi altri genitori hanno rinunciato a stare con i loro bimbi durante le ferie pur di aiutare chi ne aveva più bisogno di loro, in quel momento. L’avremmo fatto tutti, probabilmente, ma resta un gesto generoso, sano, nobile.

E la piccola Naëlle non potrebbe essere più felice:

Sono molto contenta che il papà stia qui a casa con me,

ha detto alla testata francese Le Réveil

Ora Jonathan potrà stare accanto alla sua Naëlle per un altro anno. E, al di là della notizia, ci pare doverosa una chiosa: anche l’Italia, con il cosiddetto Jobs Act, ha introdotto un articolo che si ispira alla “Mathys”. Il testo è entrato in vigore il 24 settembre 2015.

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