Jafar al Tayyar, 20enne originario dell’Uzbekistan, era un attentatore. Prima di farsi saltare in aria in Siria è stato colto dalla paura ed è scoppiato in lacrime. I compagni d'armi hanno cercato di consolarlo: "Jafar, ricordati di Allah".
Si chiamava Jafar al Tayyar, aveva vent’anni ed era originario dell’Uzbekistan. Era un attentatore. Ma oggi parliamo del ragazzo Jafar, dopo aver visto quel lato umano che non ti aspetti.
Perché Jafar è scoppiato in lacrime prima di farsi esplodere in Siria, a Fua, roccaforte di Assad. Era stato mandato a morire per uccidere i ribelli qaedisti anti-Assad. A confortarlo, nei momenti che precedono l’attacco mortale, ci sono i suoi compagni.
Jafar sale sul corazzato imbottito di esplosivo. E, probabilmente rendendosi conto che la morte non è più un futuro più o meno lontano, inizia a singhiozzare. Un compagno a lui vicino tenta di rassicurarlo:
Jafar, fratello, non aver paura. Quando sei spaventato, ricorda Allah.
Ma Jafar non riesce a smettere. Forse è l’idea di abbandonare la sua giovane vita per un ideale che non sente fino in fondo. O la consapevolezza che, insieme alla sua, saranno spezzate altre decine o centinaia di esistenze.
Ho solo paura che non ci riuscirò,
dice Jafar al Tayyar ai compagni d’armi. Il ragazzo in effetti sembra terrorizzato.
Ma l’attentato, alla fine, verrà portato a termine con un’esplosione dilaniante: non si sa quante vittime e feriti abbia causato. La missione di Jafar è stata ripresa in video per celebrarlo come martire dopo che si è fatto saltare in aria.
Restano quelle lacrime, la rabbia e un interrogativo senza risposta: perché?
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