Per definizione la “disoccupazione è la condizione di mancanza di un lavoro per una persona in età da lavoro (da 16 a 67 anni) che lo cerchi attivamente, sia perché ha perso il lavoro che svolgeva,sia perché è in cerca della prima occupazione” e in questo particolare momento pesa in modo rilevante sulla popolazione mondiale, soprattutto tra i giovani. Tra i 15-24enni infatti le persone in cerca di lavoro sono 593 mila e rappresentano il 9,8% della popolazione in questa fascia d’età, il tasso di disoccupazione è pari quindi al 34,5%, e nello specifico,in Italia sono le donne ad essere il maggior numero di disimpegnate. Ma in alcuni paesi queste cifre raggiungono picchi che sembrano essere un triste record mondiale: in Grecia e in Spagna, infatti,il tasso di disoccupazione che interessa gli under 25 raggiunge il 50% e lancia un allarme disastroso!

Ma dietro a tutte queste cifre che ogni giorno,statisti,giornali e media in genere,ci propongono ci sono storie,volti,malesseri e disagi che talvolta non trovando comprensione e il giusto sostegno  possono sfociare in atti estremi. Alcuni studiosi infatti hanno messo in luce quali effetti negativi possa generare disoccupazione sull’assetto mentale degli inattivi, dimostrando che chi vive questa particolare condizione è più soggetto alla depressione,agli attacchi di ansia, è inoltre più incline all’alcolismo,la violenza e alla dipendenza da droghe oltre che all’uso di farmaci antidepressivi,ansiolitici. Insomma sembra esserci una stretta correlazione tra crisi economica-disoccupazione-salute mentale in quanto la media delle persone con problemi psicologici tra i disoccupati è del 34 per cento, mentre tra le persone che hanno un impiego è del 16 per cento, inoltre, bisogna pensare che nei casi più estremi, in cui aver perso il lavoro getta nello sconforto più insopportabile  e il mancato sostentamento dei propri cari crea un senso di vergogna troppo profondo, la disoccupazione uccide, con dati allarmanti, quasi un suicidio ogni 24h dal 2010. Il Presidente Giorgio  Napolitano lo scorso settembre ha affermato a riguardo che “bisogna aggredire il problema attraverso molte politiche e molte iniziative”  e aggiunge che “ Una risposta semplicistica non si può dare,Non sarebbe nemmeno credibile” così sembra voler spronare la politica, in genere, ad affrontare questo problema,soprattutto per i giovani, con la massima priorità. Per la Commissione europea gli Stati membri dell’Unione dovrebbero sperimentare il modello scandinavo, questo modello prevede che se,dopo 4 mesi dal termine dei propri studi,uno studente non trova un impiego, lo stato dovrebbe pagare le aziende per garantirgli un posto di lavoro oppure dovrebbe garantirgli,a titolo gratuito,un ulteriore corso di studi per continuare la formazione e la preparazione per affrontare al meglio il mondo del lavoro. Questo modello ha permesso alla Finlandia,alla fine degli anni novanta, di aiutare in modo positivo l’83% dei ragazzi che avevano aderito al programma,dimostrando che questo modello ha abbassato il livello di disoccupazione.

Nell’attesa che si risolva al più presto questo problema,anche se la crisi non sembra dare segni di arresti, si consiglia a giovani e meno giovani, di non smettere di cercare e di continuare a mantenersi informati in merito all’ambiente di lavoro in cui si desidera lavorare, magari iscrivendosi ad un corso (visto che non si smette di imparare) mostrando così che siete interessati alla vostra carriera e alla vostra preparazione,inoltre attraverso questi corsi potrete ampliare le vostre conoscenze lavorative si sa mai che si aprano finalmente nuove porte verso un futuro migliore!

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