Un altro nome, quello di Carmela Petrucci, si aggiunge alla lista delle vittime d’amore. Lei è la centesima donna ad essere privata della vita dall’inizio del 2012.
In Italia muore una donna ogni 2 minuti, 120 i casi denunciati nel 2011, numero che aumenta se si tiene conto delle vittime di tratta o senza permesso di soggiorno il cui corpo non viene mai trovato e che quindi, non esistono.
Il numero di vittime diventa ancora più raccapricciante se si considera che secondo l’ISTAT il 70% degli omicidi avvengono in ambito familiare o sentimentale, percentuale in sensibile aumento; sono i mariti, i figli, i padri e gli amanti, sono gli ex fidanzati.

Da un’ indagine del 2011 emerge che l’87% delle donne che ha chiesto aiuto al telefono rosa ha subito violenze dai loro cari, di tutta risposta, i fondi al telefono rosa sono stati ridotti.
Ogni donna uccisa per questioni religiose, di gelosia o incapacità di accettare la fine di una storia è la più bassa espressione di violenza maschile, tentativo di manifestare su di essa dominio e potere oltre che difficoltà nell’instaurare relazioni paritarie.
Chiamare questa violenza estrema sulla donna raptus o delitto passionale deresponsabilizza chi lo commette, ogni omicidio che coinvolga una donna si chiama femminicidio, ogni altro nome è una pratica sociale misogina.

Non in Italia, ma in tutto il mondo, la prima causa di morte delle Donne non è la fame né l’AIDS, non i tumori né gli incidenti, ma gli omicidi, le pugnalate, le mutilazioni genitali, l’acido e le pistole: che lo si sappia.

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