Maya è una giovane donna come tante e come tutte (o quasi) le giovani donne, guida.

Solitamente è calma e paziente, dalla sua bocca vengono fuori solo parole dolci e divertenti ma...non appena si mette al volante il suo comportamento subisce delle modifiche al quanto bizarre.
Da angelica e pacifica ragazza comune, non appena qualche ingenuo automobilista compie anche la più piccola delle infrazioni stradali, Maya acquisisce le sembianze di un camionista incazzato con tanto di bandana e tromba bitonale al seguito pronta a sguinzagliare vocaboli così osceni da far arrossire addirittura la castissima Cicciolina.

Figuriamoci che  la madre Albin, temendo per la sua incolumità le ripete costantemente di stare tranquilla perché “Non si sa mai chi possa esserci nell’auto di fianco.”
Ma Maya non vuol sentire ragioni. Si ostina ad essere intransigente e a dispensare parole “dolci” come il fiele a chiunque non si fermi ad un semaforo o non dia la precedenza.

Una volta, mentre guidava allegramente e senza pensieri, incappò in un gruppo alquanto corposo di ciclisti. La categoria che Maya odia in assoluto. Erano così tanti che oltre a non stare in fila indiana, come solitamente dovrebbero fare, occupavano tre quarti di strada impedendo anche a chi venisse dal senso opposto di proseguire senza problemi.
Maya, rispettosa delle norme stradali, non li superò. Rimase paziente dietro quel pellegrinaggio forzato.

Proseguì per circa sei chilometri lungo quell’estenuante carovana ma…a un certo punto imbizzarrita, con il sangue agli occhi, sguardo da schizofrenica e tanto di fumo che le fuoriusciva dalle orecchie, ingranò la terza e mandò a quel paese tutte le norme stradali.

Piede sull’acceleratore, mano sul clacson e viaaaaa! Verso la libertà.
Fu una giornata memorabile!
Si narra ancora oggi, che i ciclisti abbiano timore di lei; infatti da quell’episodio, ogniqualvolta qualche ciclista incontra Maya per strada, non solo accosta, ma cambia anche direzione!

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