La legge si rifà al detto “Tra moglie e marito non mettere il dito”.
La Cassazione ha infatti assolto una moglie separata siciliana che aveva inveito contro l’ex marito quando lo aveva visto con un’altra donna nella casa coniugale dei due che era stata divisa a metà, con ingressi separati.

I due coniugi, separandosi, si erano accordati di non portare eventuali nuovi partner nelle rispettive abitazioni, trattandosi di una casa divisa in due, e si potevano scatenare risentimento e gelosia.

Così gli ermellini hanno respinto il ricorso con il quale la procura del tribunale di Nicosia (Enna) ha protestato contro l’assoluzione di Dina C. dal reato di ingiurie, pronunciata dal giudice di pace di Troina il 14 febbraio 2012.

Secondo il pm la ex moglie non era giustificabile perchè i coniugi erano legalmente separati dal 2006, quindi l’ex marito Domenico T. aveva pieno diritto di avere una nuova compagna.
Dina C.sporgendosi dalla finestra e vedendolo in compagnia di Beate S., immigrata da poco arrivata in Italia, gli aveva urlato che era un “porco” che portava “tutte le prostitute a casa”. Secondo il giudice di pace, in questo modo, l’ex marito era venuto meno all’accordo, infrangendo le regole della lealtà familiare. Convalidando il verdetto del giudice di pace, la Cassazione – con la sentenza 49.512 della V sezione penale – ha sottolineato che “l’ingiustizia percepita dalla signora Dina non deve essere valutata con criteri restrittivi, cioè limitatamente a un fatto che abbia un’intrinseca illegittimità ma con criteri più ampi, anche quando cioè esso sia lesivo di regole comunemente accettate nella civile convivenza”.
Arrabbiarsi e insultare quindi non è più reato ed è inutile sporgere denuncia.
Voi da che parte state?

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