L’8^ edizione del Festival internazionale del cinema di Roma è stata l’edizione con più film mai presentati ad un festival. Il numero esatto dei film visionati durante la settimana che va dall’8 a 15 Novembre (il 16 ci son state le premiazioni) sono stati 2620, di cui solo 71 nel concorso ufficiale. Il Red Carpet romano ha visto scorrere con i tuoi i flash fotografici, seppur i primi giorni sotto la pioggia, molti attori, stranieri e italiani.

La più acclamata è stata sicuramente la bellissima e naturale Jennifer Lawrence, la nota Katniss della trilogia di Hunger Games. Attesa da una miriade di ragazzine fin dalle prime luci dell’alba, con la sua eleganza a dir poco sorprendente, ha presenziato alla prima del sequel di Hunger Games, “La ragazza di Fuoco”.

Non c’è bisogno di dire, che pur non avendo avuto premi, giorno dopo giorno trova sempre più fan al seguito, grazie alla trama condotta eccellentemente dagli attori e registi.

fonte: web
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Curiosità: la stessa sera, come star italiana a presenziare il suo film campione d’incassi, c’era anche il comico Checco Zalone ed il suo film “Sole a catinelle.”  Lui ante cedeva la star di Hollywood ed ha avuto lo “smacco” di leggere cartelli che chiedevano della Lawrence. Chiamato sul palco dal presentatore del festival, Marco Giusti, ha detto: “Ho già subìto un’umiliazione, sono uscite tutte ste ragazze con i cartelli: Hunger, Hunger, pensavo fosse il mio soprannome, invece aspettavano questa Jennifer.”

Anche questo è stato uno dei film elogiati ma non premiati, ma perchè all’arrivo della Johansson sul carpet tutto era chiaro. Oltre ad acclamarla per il suo immane splendore e naturalezza, l’acclamavano per la sua “invisibile” interpretazione nel film “Her”, regia di Spike Jonze, in cui dava la voce ad un sistema operativo di nome Samantha di cui s’innamora il protagonista Joaquin Phoenix.  È stata lei a vincere il premio per la migliore interpretazione femminile.

fonte: melty.it
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Miglior interpretazione maschile è stata vinta dall’ Hollywoodiano Matthew McConaughey, per l’interpretazione del film “Dallas Buyers Club”, dalla regia di Jean-Marc Vallée. Il film, tratto da una storia vera, racconta di come il protagonista, che scopre d’essere affetto da HIV riesce a curarsi non solo grazie alla medicina alternativa, ma anche grazie all’aiuto dei suoi “compagni d’avventura.” Il lungometraggio, ha inoltre vinto in una categoria del concorso, Premio BNL del pubblico al miglior film, scelto direttamente dal pubblico di sala. Per prepararsi al ruolo che gli avevano riservato, l’attore premiato ha dovuto dimagrire di molto per immedesimarsi meglio nel personaggio:

fonte: web
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A vincere però il premio più ambito del concorso, è stato proprio un film italiano. Il film “Tir” di Alberto Fasulo ha vinto il Marc’Aurelio d’Oro. In realtà il lungo metraggio è un docu-film, nel quale si parla della solitudine di un camionista. Svoltasi quasi tutto nella cabina di un tir, Branko (Branko Zavrsan), ex professore croato e uomo colto e triste, decide di convertirsi al lavoro di camionista. Lavorare per lui è solo un modo di aiutare la famiglia lontana e il telefono il solo mezzo per parlare con moglie e figlio.

fonte: cinemazapping.com
fonte: cinemazapping.com

Ciò che ha reso speciale questo film è stato forse ciò che il protagonista, e gli altri (pochi) co-protagonisti, NON dicevano. Fatto di pochi dialoghi con il collega Maki , e delle poche telefonate che il protagonista faceva alla sua famiglia, il resto del sonoro è condotto solo dai rumori della strada, del motore, sportelli e del ticchettare dell’orologio di un camionista. Ma in ‘Tir’ non è solo la triste storia di un uomo: riesce a far notare anche aspetti inediti del lavoro da camionista, come ad esempio l’angolo esterno del mezzo che si trasforma, di volta in volta, in doccia o in cucinino.  Intervistato il regista, Alberto Fasullo, ha ammesso che neanche lui sa cos’ha impressionato la giuria _«Probabilmente il sudore che traspirava in quella cabina di camion. Io ho fatto solo qualcosa di istintivo e mi sono anche preso il rischio di lavorare con un attore come Branko .Una cosa curiosa, a fine film non riuscivo più a dormire negli spazi aperti e preferivo tornare nella cabina. Ora invece troverei insopportabile dormirci».

Il premio per la miglior Regia è stato assegnato al regista nipponico, Kiyoshi Kurosawa per Sebunsu kodo (Seventh Code). La protagonista del film è alla ricerca di un magnate d’affari con cui ha avuto modo di cenare una sola volta, ma innamorata persa lo seguirà e cercherà di capire in che giro d’affari “poco chiari” è coinvolto. Per intenderci è un film di tipo thriller spionistico.

fonte: oggialcinema.net
fonte: oggialcinema.net

La giura, seppur diversa di categoria in categoria, ha dichiarato che scegliere quali film premiare con così vasta scelta ma non di tematiche, diventa ogni anno più difficile. Poichè, ogni lungometraggio ha la sua forma di soggettività in argomenti come, immigrazione, lavoro e infanzia difficile. Ci vogliono tematiche più leggere, probabilmente da svolgere. Perchè oramai la gente, quando va al cinema è per vedere dei film che diano loro un sorriso. No, non ci vogliono dei kleenex insieme al popcorn.

 

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