Alle 7:20 di ieri mattina, due pescherecci avvistano un barcone capovolto e immigrati in mare, a mezzo miglio dall’Isola dei Conigli, ambita meta turistica nei pressi di Lampedusa. Iniziano le operazioni di soccorso, gli stessi pescatori avevano già iniziato a portare in salvo le persone che erano da diverse ore in mare. Secondo la testimonianza dei sopravvissuti l’imbarcazione, lunga una ventina di metri e proveniente dalla Libia, aveva a bordo 400-500 passeggeri: il naufragio sarebbe stato causato da un incendio scoppiato casualmente a bordo, che ha portato i passeggeri a spostarsi su un lato dello scafo, provocandone il capovolgimento. Stamattina sono riprese le ricerche. Ieri sera il bilancio si è chiuso con il recupero di 111 cadaveri (tra cui almeno tre bambini e due donne incinte) e 115 superstiti: se la testimonianza data da questi ultimi circa il numero dei passeggeri fosse esatta, sotto il barcone dovrebbero essere recuperati oltre cento corpi, come conferma anche il comandante della Guardia costiera Floriana Segreto.

 

Oggi è giorno di lutto nazionale, ogni carica istituzionale ha espresso indignazione per l’accaduto e cordoglio per le vittime ma i messaggi di dolore verso questa sciagura bastano davvero? Cosa fanno realmente le istituzioni per impedire che tragedie come queste si susseguano giorno dopo giorno? Lampedusa è uno dei punti strategici per l’immigrazione, approdano continuamente scafi gremiti di persone che fuggono dalla povertà e dalla guerra e tantissimi sono quelli che non riescono ad arrivarci vivi: probabilmente non abbiamo idea di quanti hanno trovato la morte in mare. L’Italia si trova difronte ad un’emergenza che non riesce a fronteggiare. C’è chi sostiene che non possiamo ospitare tutte le persone che arrivano sulle nostre coste: non c’è lavoro neanche per gli italiani e una nazione che non riesce a garantire un’occupazione ai propri cittadini non può certamente pensare di essere in grado di ospitare immigrati senza la possibilità di offrire loro un futuro. Il risultato sarebbe solo un aumento della criminalità e non solo per iniziativa individuale: è risaputo che gli immigrati sono “oro” per le attività delle organizzazioni criminali che si interessano di prostituzione, spaccio, traffico di bambini e di organi. Dall’altra parte, non si può negare aiuto a persone che fuggono dalla guerra e da paesi in cui troverebbero comunque la morte. Gli italiani sono sempre stati un popolo di migranti e non può essere sordo, cieco e muto difronte a queste problematiche.

 

E allora? Dov’è la soluzione? Forse dovrebbe essere cercata a monte. Forse non basta ospitare queste persone per poi smistarle in altre nazioni. Forse si dovrebbe garantire loro la possibilità di restare nella propria terra. Ma per fare questo, le grandi potenze dovrebbero intervenire per debellare le guerre civili e non che devastano quelle terre ma non con altre guerre, sarebbe inutile, sarebbe come gettare benzina sul fuoco. Organizzazioni come l’ONU sono state fondate proprio per questo: per mantenere la pace e la sicurezza internazionale; per promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace; per sviluppare le relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l’autodeterminazione dei popoli; per promuovere la cooperazione economica e sociale; per promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui. Ma se ciò dovesse succedere, non ci sarebbero più paesi poveri, paesi da sfruttare, paesi da sottomettere e di riflesso non ci sarebbero più “potenze mondiali” ma solo paesi uguali fra loro. No, non si troverà mai una soluzione. Meglio far credere a tutti che questo sia un sogno impossibile da realizzare, un’utopia! 

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!