Protesta di Sangue: "a noi donatori di sangue, la pensione sarà ritardata."

E' poco vero allora che chi molto dà agli altri viene sempre ricompensato. I Giorni di permesso che i donatori di sangue chiedono per partecipare alle manifestazioni dell'AVIS non vengono calcolati. C'è chi, ad esempio, dovrà lavorare 10 mesi in più.

Si sa, la crisi ha colpito tutti. Chi più chi meno, ma sapere che sopratutto i volontari ne risentono, ci fa indignare un po’ tutti.

Nel periodo che va dal 16 Novembre 2011 al 28 Aprile 2013, Elsa Fornero, che faceva parte del governo tecnico, ricopriva il ruolo di Ministro del lavoro e delle “pari opportunità”. Sappiamo anche che ci son state diverse modifiche alla classe lavorativa, e anche i volontari ne hanno risentito. Più di tutti i volontari dell’AVIS.

Associazione italiana creata nel lontano 1927, l’AVIS ha ormai più di 3 milioni di iscritti, ma vi è un numero maggiore di iscritti nel Cremonese, dove arrivano a più di 6’000 iscritti. Alcuni di loro, i più anziani a livello lavorativo, mancavano pochi mesi alla pensione. Ma ora, si ritrovano a dover lavorare per altri 10 mesi per arrivare alla fine della loro carriera per una questione (letteralmente) di giorni: i tempo di permesso preso da lavoro, son sempre ore di lavoro che son venute a mancare. Perciò non valgono, secondo il decreto delle pensioni. Però il governo ha dato loro una “possibilità” : smettere di lavorare alla data prefissata, con la diminuzione sull’assegno del 2%.

Ci ritroviamo perciò con una vera e propria protesta di sangue nel comune di Cremona. Indignati è dir poco. Intervistato il sindaco Ferruccio Giovetti, 52 anni, medico:  «I nostri associati si sono recati ai patronati per i conteggi e hanno scoperto la sorpresa: i giorni utilizzati per dare il sangue non vengono calcolati ai fini pensionistici».

Già avvisati i parlamentari AVIS, circa 40 in tutto.  E si sono messi subito in moto per risolvere il problema al meglio. La deputata cremonese Cinzia Fontana (Pd) ha istantaneamente presentato quesito alla camera. «Questo paradosso – dice – è forse il più clamoroso, ma la stessa cosa vale per le assenze per assistere un parente malato, la maternità facoltativa e, addirittura, lo sciopero». Anche l’Inps è dietro la vicenda. E’ prevista per mercoledì l’incontro del presidente nazionale dell’Avis, Vincenzo Saturni, con l’attuale ministro alla Salute Beatrice Lorenzin. «C’è il rischio – avverte Giovetti – che la gente smetta di donare sangue». Potenza della beffa a chi vorrebbe fare qualcosa per gli altri.

Tra i donatori dell’AVIS s’è sparsa la voce a macchia d’olio: «La sede di Cremona è presa d’assalto.» spiega uno dei lavoratori del centro AVIS.  «Una persona in buona salute può fare sino a quattro donazioni all’anno per vari anni. Questo significa altri mesi di lavoro. Ci sono situazioni che stringono il cuore». E come potergli dar torto.

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