La Corte Costituzionale ha deciso che il carcere non sarà obbligatoriamente previsto per il reato di violenza sessuale di gruppo. Proprio così, in caso di violenza sessuale da parte di più persone verranno adottate delle misure alternative. La Consulta dichiara:

“No alla custodia cautelare in carcere per il reato di violenza sessuale di gruppo, qualora il caso concreto consenta di applicare misure alternative”. La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 275, comma 3, terzo periodo, del codice di procedura penale.

La norma dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.232 depositata oggi, prevede che quando sussistono gravi indizi di colpevolezza per il delitto di violenza sessuale di gruppo si applica unicamente la custodia cautelare in carcere.

La Consulta ha quindi stabilito che se la pena può essere soddisfatta con altre misure, il giudice deve attenersi nell’applicarle. La gravità del reato è confermata, odioso e riprovevole, ma : “la più intensa lesione del bene della libertà sessuale, non offre un fondamento giustificativo costituzionalmente valido al regime cautelare speciale previsto dalla norma censurata”

Richiamando anche precedenti decisioni la Consulta ricorda in sentenza come, così scritto in via ufficiale, “la disciplina delle misure cautelari debba essere ispirata al criterio del minore sacrificio necessario: la compressione della libertà personale deve essere, pertanto, contenuta entro i limiti minimi indispensabili a soddisfare le esigenze cautelari del caso concreto.”
Secondo la Corte quindi, le presunzioni assolute, soprattutto quando limitano un diritto fondamentale della persona, violano il principio di eguaglianza.

 

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