Il 2017 è stato l’anno del grande ritorno del femminismo. Forse spinte da avvenimenti destabilizzanti, come la controversa elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, i diversi casi di femminicidio o lo scandalo Weinstein, molte donne sono scese in piazza (o sui social) per far sentire la loro voce. Tant’è vero che, mentre il Time ha dedicato la copertina della Persona dell’Anno alle “donne che hanno avuto il coraggio di rompere il silenzio” sulle molestie sessuali, il dizionario Merrian Webster ha scelto “femminismo” come parola dell’anno.

Non è passato nemmeno un giorno senza che una figura di spicco nel mondo della politica, della cultura o dello spettacolo decidesse di farsi avanti per supportare la causa femminile. E poi ci sono stati film, libri e serie TV, come “The Handmaid’s Tale”, che ha raccontato l’incubo distopico di un mondo (neanche troppo lontano dalla realtà) con donne costrette a partorire figli come se fossero schiave.

Insomma, si è parlato un sacco della condizione femminile, tanto che spesso non si poteva parlare d’altro. Per chi da anni si batte per la conquista di maggiori diritti per le donne, in un certo senso è stato come un sogno divenuto realtà. Donne di tutto il mondo, soprattutto le più giovani, hanno manifestato apertamente di sentirsi femministe e di voler lottare per qualcosa. Credi nell’uguaglianza tra i sessi? Sì! Complimenti, sei femminista!

Nella fretta di saltare tutte insieme su una barca che ha la sacrosanta ragione di galleggiare e salpare verso lidi migliori, forse ci siamo dimenticate qualcosa sulla terraferma. Ed è così che il femminismo è diventato un concetto cool, qualcosa da esibire come l’ultimo accessorio di moda. Non a caso, fin dalla scorsa primavera abbiamo visto fiorire scritte femministe sulle magliette dei principali brand di moda. Le campagne pubblicitarie hanno cercato di titillare la curiosità femminile spingendo l’acceleratore sul concetto di female empowerment.

Il femminismo è diventato POP. Persino l’ultima Wonder Woman è diventata il simbolo della lotta femminile. Poi c’è Emily Ratajkowsky, che si dichiara una moderna femminista mentre se ne sta seminuda e ricoperta di spaghetti. Per non parlare delle varie e inutili polemiche, mascherate da spinte femministe, sorte per il “caso scandaloso” del momento. Come quelle contro la pubblicità dei gioielli Pandora diventata pretesto per un’ennesima ondata di indignazione senza precedenti. Sicure che sia davvero femminismo questo?

Ma come è possibile tirare una linea tra quello che è vero femminismo e quello che è invece solo una moda o uno sfruttamento commerciale? Ad esempio, quante di quelle aziende che vendono magliette con scritto Future is female o Girl Power in realtà producono in paesi dove persino le bambine sono costrette a lavorare? Quali e quante sono quelle che, a fronte di questi guadagni a sostegno di una battaglia, questa stessa battaglia l’hanno poi sostenuta con i proventi delle vendite?

Il femminismo non è un concetto o un’etichetta: è un movimento. Qualcosa che tutte dobbiamo fare insieme. È una lente attraverso cui guardare il mondo, per poi agire. Non sapete ancora se potervi sentire davvero femministe? Allora provate a rispondere a queste domande:

  • Provate insicurezza perché pensate che il vostro corpo non sia forte, magro o grande abbastanza?
  • Vi offende il modo in cui i media ritraggono le donne?
  • Vi sentite mai considerate come un oggetto?
  • Avete subito pressioni o molestie sul luogo di lavoro o in università?
  • Pensate di guadagnare meno rispetto ai vostri colleghi maschi di pari livello?
  • Non vi sentite tutelate dallo stato?

Se avete con almeno un “Sì” e volete fare qualcosa per cambiare non solo la vostra condizione, ma anche quella delle altre donne, allora sì che potete dire “Sono femminista”. Il femminismo non è qualcosa da temere, ma solo lo strumento per cambiare ciò che vi limita in quanto donne, nel privato e nel pubblico. “Nessuna di noi si aspetta di passare tutti i suoi giorni in placida calma”, aveva scritto Jane Austen. Il femminismo è anche questo: uscire fuori di casa e affrontare la tempesta. Quella vera.

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