Molto prima di WhatsApp, ben prima dei social network sui cui condividere in ogni luogo e in ogni momento foto, stati e pensieri, il telefono cellulare ha rivoluzionato le vite di un’intera generazione, permettendo di chiamare e di mandare messaggi dappertutto, senza più la necessità di avere una linea fissa.

È innegabile, il cellulare di strada ne ha fatta da quando, il 3 aprile del 1973, il direttore della sezione ricerca e sviluppo della Motorola, Martin Cooper, fece la sua prima telefonata da un cellulare, e anche da quando, 10 anni più tardi, sempre la stessa Motorola produsse il primo modello, che aveva il costo – esorbitante – di 4000 dollari (circa 8000 dollari attuali). Se all’inizio sembravano scomodi e ingombranti versioni senza fili dei normali telefoni di casa, nel tempo l’ingegneria riuscì a dare loro una linea più smart, rendendoli tascabili e leggeri, e, sembra quasi inutile ricordarlo alla luce della fortissima diffusione degli smarphone attuali, con il passare degli anni anche nuove funzioni si aggiunsero: dalla semplice chiamata si passò agli SMS, poi MMS, fotografie e via dicendo, fino al mini computer portatile che conosciamo oggi.

A proposito di SMS, fu davvero una grande invenzione, in grado di mettere in comunicazione persone in ogni punto del pianeta in soli 16o caratteri (tanto poteva essere la lunghezza massima del testo da inviare). Usatissimo dai teenagers per parlare con gli amici, apprezzato quanto e più del classico squillo, ma anche dagli adulti nelle più disparate occasioni, l’SMS ha rappresentato una vera e propria rivoluzione e, anche se sembra incredibile, ha persino contribuito a salvare delle vite. Un articolo della BBC riporta il caso di una ragazza, la diciannovenne Rebecca Fyfe, che nel 2001 riuscì a scampare alla morte inviando un messaggio al suo ragazzo: lui si trovava in Inghilterra, lei intrappolata a bordo di una nave da crociera che rischiava di affondare nello stretto di Lombok, in Indonesia. “Chiama la guardia costiera di Falmouth, abbiamo bisogno di aiuto – SOS“, recitava il testo dell’SMS. Persino la RAF, l’istituzione delle forze aeree britanniche, ha usato i messaggi quando ha avuto bisogno di recuperare uno scalatore disperso nel parco nazionale di Snowdonia, nel nord del Galles. “Questa è la RAF, stiamo cercando di trovarti, impossibile vederti in questo momento, puoi contattarci?” L’ufficiale pilota Russ Gleeson ha mandato questo SMS all’uomo, un cinquantanovenne che era rimasto ferito dopo una caduta.

Insomma, oltre ad aver inventato tutta una serie di neologismi, dato che le persone hanno dovuto cercare abbreviazioni plausibili per rientrare nei 160 caratteri a disposizione sul display (da lì sono nati i vari xké, ke, eccetera), gli SMS sono anche serviti per ben altri scopi. Però tutti quanti abbiamo sempre avuto una curiosità, in fondo: che cosa c’era scritto nel primo messaggio mai inviato nella storia?

Per saperlo, dobbiamo andare a ritroso nel tempo, fino al 3 dicembre 1992, giorno in cui l’ingegnere britannico Neil Papworth, della Sema Group, inviò un messaggio da un computer a un cellulare sulla rete GSM Vodafone: il testo era, semplicemente, “Merry Christmas”.

All’inizio i messaggi potevano essere inviati solo tra telefoni cellulari sulla stessa rete di telefonia mobile, solo nel 1999 fu possibile mandare SMS incrociati, anche a reti di società concorrenti. Il primo grande passo per una diffusione su larghissima scala del messaggio di testo, che nei primi anni del 2000 raggiunse il suo massimo, con un picco di 500 miliardi di SMS inviati nel 2004, diventato addirittura 4.100 miliardi nel 2008.

Solo negli ultimi anni il messaggio ha subito una flessione, a causa della comparsa sempre più numerosa di app di messaggistica istantanea, gratuite e senza limiti di testo, che certamente attraggono di più le persone, in primis i giovani.

Certo da quel “Merry Christmas” del 1992 ne è stata fatta di strada; oggi si può dire Buon Natale senza neppure bisogno di scriverlo, ma semplicemente inviando delle emoticon. Eppure, se quel giorno l’ingegnere Papworth non avesse voluto augurarlo ai colleghi di Vodafone, chissà dove saremo oggi…

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