In questi giorni l’India sta facendo parlare di sé per alcuni fatti gravi che stanno interessando Bollywood. La giovane attrice indiana Deepika Padukone ha ricevuto infatti alcune minacce di morte per la propria interpretazione in Padmavati, pellicola Bollywoodiana del regista S. L. Bhansali. Il film sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche indiane il primo dicembre 2017, ma è stato prontamente bloccato dalla censura del Paese dopo le numerose critiche da parte di alcuni gruppi estremisti. Secondo quanto riportato dal The Indian Express, il politico Surajpal Amu (uno dei principali leader del partito nazionalista dello stato di Haryana) il 19 novembre 2017 avrebbe infatti offerto una cifra pari a dieci milioni di rupie (circa 130 mila euro) a chi avesse bruciato viva l’attrice. Inoltre, avrebbe ammesso di voler spezzare le gambe al protagonista maschile della pellicola. Ma tali intimidazioni non sono state le uniche: anche il regista ha infatti ricevuto numerose minacce in merito alla pellicola poiché definita da molti come una “falsa rappresentazione dei fatti“. Come annunciato nelle prime righe dell’articolo e dal The Guardian, la pellicola sarebbe stata pronta per essere proiettata a breve, ma le numerose proteste indette durante la giornata del 16 novembre 2017 in diversi stati indiani avrebbero posticipato l’uscita a data da definirsi. Alcuni funzionari dell’Uttar Pradesh (uno degli stati dell’India settentrionali) avrebbero infatti annunciato di non avere forze dell’ordine sufficienti per presidiare i cinema nella data d’uscita del film e calmare così le possibili rivolte (purtroppo in tale periodo ci sarebbero infatti sia le elezioni politiche sia il Guru Nanak Jayanti, festività nazionale del Paese).

Ma cosa può aver  scatenato così tanto la critica verso questo film? La risposta risiede nel tema trattato dalla pellicola. Il racconto da cui il film è tratto è un testo scritto dal poeta Malik Muhammad Jayasi nel XVI secolo. Tale poema dal titolo Padmāvat racconterebbe la storia di Rani Padmini, una mitologica regina indù, la cui esistenza è ancora incerta. Rani Padmini (conosciuta al popolo anche con il nome Padmavati) era infatti la moglie del re Ratan Sen, sovrano del territorio di Mewar e del popolo Rajput (uno dei maggiori gruppi della casta induista Kshatriya). Secondo la leggenda narrata dal poeta, un governatore del sultano di Delhi decise di assediare la capitale di Mewar poiché desideroso di avere per sé la regina. Durante l’assedio alla città e il barbaro omicidio dei residenti, la regina Padmavati – insieme alle altre donne della capitale – decise così di gettarsi in una pira infuocata commettendo jauhar (una tipologia di tradizionale suicidio femminile d’onore dei Rajput per sfuggire alla cattura da parte dei nemici). Ad aver suscitato così tante polemiche fra i gruppi estremisti indiani e alcuni membri della famiglia reale del Paese, sarebbero state alcune indiscrezioni circa il possibile stravolgimento della storia: il film è stato infatti largamente accusato di voler rappresentare in chiave romantica una possibile relazione fra la regina Rani Padmini e l’invasore di religione musulmana.

scena tratta dal film “Padmavati”

Un disonore quindi per una delle sovrane più amate della storia indù nonostante la sua esistenza sia tuttora avvolta da un velo di mistero. A nulla sono servite le parole del regista S. L. Bhansali circa il contenuto della sua pellicola, il quale ha dichiarato che non sono presenti nessun tipo di scene romantiche fra i due protagonisti: nel gennaio 2017, durante le prime riprese del film, alcuni membro di un gruppo estremista indù hanno infatti fatto irruzione sul set, aggredendo l’uomo e alcuni membri della troupe. Inoltre, un portavoce dello stesso gruppo estremista avrebbe annunciato di voler tagliare il naso di Deepika Padukone dopo le risposte dell’attrice, la quale aveva annunciato che le minacce e le intimidazioni non avrebbero fermato l’uscita del film nelle sale cinematografiche indiane. Per far fronte alle innumerevoli minacce, come riportato dal The Hindu, il governo di Karnataka (uno stato dell’India sud-occidentale) ha offerto la sua protezione all’attrice Deepika Padukone e a tutta la sua sfera familiare.

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