Negli ultimi anni stiamo assistendo a una sorta di modificazione delle strategie commerciali da parte di alcuni fra i brand più famosi a livello internazionale; se un tempo, infatti, lo scopo a cui dichiaratamente i grandi gruppi aziendali puntavano era quello di esaltare le doti estetiche, funzionali e i valori dei propri prodotti, poiché ciò che vendevano doveva rappresentare il “sogno” per la gente, l’evasione dalla loro realtà, fatta di problemi e pensieri quotidiani, oggi sembra invece che in questa realtà ci si vogliano immergere appieno.

Insomma, sono sempre più le aziende leader nei settori di competenza che dimostrano una spiccata attenzione per temi di altissima attualità, estremamente delicati e dibattuti, trattandoli, a modo loro, nelle proprie campagne pubblicitarie: omosessualità, famiglie allargate, etero e non, violenza di genere e discriminazione, gli argomenti da cui trarre spunto sono tanti, e moltissime sono le aziende che hanno scelto di affrontarli negli spot, unendo così un’ottima strategia di marketing – dato che più la campagna è “choc”, più diventa rapidamente un diffuso argomento di conversazione, contribuendo a far conoscere il prodotto, che resta ovviamente l’obiettivo primario del brand – a una partecipazione più presente e attiva nel mondo reale, cosa che riesce ad avvicinarle alle persone.

A proposito di campagna “choc”: l’ultima ad averne lanciata una è stata Adidas, che nella nuova battage #Superstar ha scelto di usare testimonial che rappresentassero le “Icone di domani”, dirottando così l’attenzione su giovani artisti o attivisti di vario genere. Per girare lo spot della versione moderna delle Originals 80, così, la scelta è ricaduta sulla fotografa venticinquenne Arvida Bystrom: bionda, bellissima, la giovane artista svedese combatte da sempre contro provocazioni e pregiudizi di genere, a causa delle sue gambe non depilate.

Non è una scelta isolata, quella di Arvida rispetto all’addio al rasoio, recentemente abbiamo visto molte bellissime mostrare con orgoglio sui social gambe e ascelle non propriamente lisce, per difendere l’idea che la femminilità non risieda necessariamente in un corpo perfettamente depilato, ma soprattutto la propria libertà a fare del corpo ciò che si preferisce. Compreso, quindi, il volerlo lasciare peloso.

Non a caso, è proprio questo il messaggio che Arvida lancia nello spot, dicendo:

Penso che il femminismo sia un concetto culturale. Chiunque può essere femminile, fare cose da donna e forse la società ha paura di questo.

Un inno all’autodeterminazione – anche quando si tratta se scegliere di usare il rasoio o meno – e alla completa libertà di essere ciò che davvero si vuole essere infischiandosene di giudizi e pregiudizi che, però, non sembra essere totalmente piaciuto ai soliti “bulli da tastiera”; se il video lanciato dal famoso brand sportivo tedesco su YouTube ha ricevuto molti consensi, infatti, non sono mancate neppure le critiche, le reazioni disgustate di chi non ha trovato nelle gambe della ragazza uno spettacolo piacevole da vedere, e persino gli insulti ad Arvida.

Fonte: you tube
Fonte: you tube
Fonte: you tube
Fonte: you tube
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È disgustoso“, recitano i commenti più “gentili” (che di gentile non hanno proprio nulla), fra utenti che invitano la ragazza ad andare a “rasarsi le gambe” e quelli che se la prendono con l’intera popolazione svedese. Ma c’è anche chi ci va giù decisamente pesante, e scrive cose come

Fottiti puttana pelosa

La ragazza, abituata a essere giudicata e spesso, purtroppo, anche offesa per la sua decisione di non depilarsi – quasi che la sua scelta potesse “ledere” in qualche modo agli altri! – ha postato un fotogramma dello spot girato per Adidas sul suo profilo Instagram, spiegando di aver ricevuto persino minacce di stupro da parte di alcuni commentatori.

La mia foto della campagna superstar @adidasoriginals ha ricevuto molti commenti cattivi la scorsa settimana – ha scritto Arvida – Io sono così, un corpo bianco, candido, con l’unica differenza di una gamba pelosa. Ho letteralmente ricevuto minacce di stupro nella mia casella di posta. Non posso nemmeno provare a immaginare cosa significhi non possedere tutti questi privilegi e cercare di esistere nel mondo. Vi mando tutto il mio amore e voglio ricordarvi che non tutti abbiamo le stesse esperienze, pur essendo persone.
Grazie anche per tutto l’affetto, lo ricambio di cuore“.

"Chiunque può essere femminile": Arvida Byström è la nuova testimonial di Adidas

Insomma niente di nuovo sotto il sole, in effetti; al di là del personale gusto e dell’opinione individuale rispetto a cosa fare dei peli sul proprio corpo, al di là che si gradisca una donna depilata o ci se ne infischi di un paio di gambe non lisce come seta, ciò che la campagna Adidas ha dimostrato, ancora una volta, è che a mancare davvero in realtà sia un rispetto di base: per la persona, per le scelte personali, per il vissuto. Forse a necessitare di un “aggiornamento” non è un modello di scarpe, ma dovrebbe essere la mentalità di alcuni.

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