Victoire Dauxerre: "Una top model muore lentamente. Ero una morta che camminava"

La ex top model Victoire Dauxerre denuncia nel suo libro "Sempre più magra" la condizione delle modelle nell'industria della moda, parlando soprattutto della piaga dell'anoressia che tanto condiziona le passerelle e i riflettori.

Il problema dei disturbi alimentari è una piaga comune che da tempo ormai interessa la nostra società. A diffondere, e alle volte perfino promuovere, un ideale malato di salute e bellezza e  è il mondo della moda, con le sue modelle magre (troppo magre) e abiti da sogno solo per determinate taglie. “Perché magro è bello“, e bello è sinonimo di accettato, così ci si sente spesso dire. Niente di più falso e opportunista. Secondo le stime dell’Associazione Nazionale Dietisti, oltre 3 milioni di persone in Italia soffrono di disturbi alimentari e nel 90% dei casi si tratta di un individuo di sesso femminile. Cifre che fanno davvero discutere se si pensa che, a livello di proporzione, mostrano coinvolte circa 10 giovani ragazze su 100, con un’età compresa fra i 12 e i 25 anni.

A rivelare una scioccante verità legata ai disturbi alimentari, più precisamente al ramo dell’anoressia nervosa, è la ex top model Victoire Dauxerre, che ha denunciato questo fenomeno nel suo libro Sempre più magre, scritto grazie all’aiuto della giornalista Valérie Péronnet, edito da Chiarelettere e disponibile per la vendita dal 14 settembre 2017. Un libro, mostrato anche sul suo profilo Instagram, che a poco più di una settimana dalla sua pubblicazione fa già discutere e che denuncia in modo tagliente i disturbanti retroscena di un mondo fatto di riflettori, passerelle e donne totalmente annullate da loro stesse.

Per lo shooting la 40 può andare, ma per le sfilate bisogna stare nella 36.

È con questa frase che che comincia il lungo calvario di Victoire Dauxerre, allora diciottenne, scovata per caso in rue des Francs-Bourgeois, a Parigi, dal talent scout dell’Elite, una delle più famose agenzie di modelle al mondo e che nel corso della sua storia ha rappresentato il punto di partenze per volti celebri come Cindy Crawford e Naomi Campbell. Un vero e proprio colpo di fortuna che assicurerà alla giovane donna una brillante professione per gli anni a seguire, carriera rivelatasi solo in seguito tutt’altro che rosea. Perché essere 1,78 cm e pesare 56 chili era tutt’altro che “normale” per l’agenzia, bisognava mangiare meno, dimagrire, sorvolare la soglia dei 50 e scendere, sempre più in basso, verso quei tanto agognati e necessari 47 chili. Una scelta, quella di dimagrire, che porterà pian piano Victoire Dauxerre a consumare solo di 3 mele al giorno e a comprendere quanto davvero possa essere malato e fasullo il mondo della moda vissuto in prima persona e non dietro le pagine delle riviste.

Ero una morta che camminava e non me ne rendevo conto. La morte ornata di luci, trucco, pellicce, seta, merletti, raso, pelli preziose e tacchi diciotto. La morte che per poco non mi cattura.

Scrive la ex modella in un passo del libro, argomentando la sua situazione in quei dolorosi anni. C’erano solo viaggi continui, shooting fotografici, aerei da prendere, scali da fare, prove abiti e incontri ai quali dover presenziare. Stress accumulato giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, prima Miami, poi New York e dopo ancora Milano. Ma nessun cibo, non poteva esserci alcuna fame, nessuna voglia di mangiare. Il racconto di Victoire Dauxerre non è solo una denuncia sullo stile di vita malsano adottato a quel tempo, ma una vera e propria accusa verso il “perfetto” mondo della moda e dell’apparire e della vita bestiale a cui le giovani top model devono far fronte ogni giorno:

La società incoraggia ad essere più giovani, veloci, belli… Per essere la migliore, dovevo smettere di mangiare e farlo immediatamente, ma era davvero quello che volevo? Il vestito, in quei contesti, era più importante della modella che lo indossava o che sfilava per farlo vedere. Mi sono resa conta che ero maltrattata e come me tante altre ragazze. Ero un numero e se mi chiamavano, non lo facevano mai per nome, ma ero “la francese, diciotto anni”. Eravamo tutte pezzi di carne portate da un Paese all’altro, al centro di quello che ho definito uno schiavismo moderno, un mondo dove non c’è umanità. È un mestiere pieno di montagne russe che però si rivelano fatali.

Ha spiegato Victoire Dauxerre a Huffington Post, durante un’intervista. Dei veri e propri oggetti i cui sentimenti passavano in secondo piano per mostrare ciò che c’era di realmente importante: l’abito, quel pezzo di stoffa tagliato con cura a cui era apposta una delle etichette con uno dei nomi più costosi al mondo. Sempre e solo l’abito doveva essere protagonista della scena.

Spesso le modelle sono dipinte come “bestie”, perché si comportano in maniera atroce, quasi animale, è il caso di dirlo. Non mangiano quindi non ragionano più, non ascoltano, non sono in grado di leggere e di ragionare e questo le fa sembrare stupide, ma i problemi sono molto più profondi. Alcune non possono avere più figli, molte hanno perso i denti, il cervello non funziona più anche perché per sentirsi sazie usano molte droghe… Insomma, una vera e propria morte lenta di cui in poche sono consapevoli e in poche riescono a farcela. L’anoressia porta alla morte, non dimentichiamolo mai.

Ha aggiunto la ex modella, spiegando il perché dei continui scatti di rabbia delle colleghe. E di questo crudele e doloroso mondo illuminato da luccicanti riflettori, Victoire salva solo pochi nomi e ne condanna invece a dozzine, includendo nella sua black list anche la celebre Miuccia Prada, ma non solo. La ex modella parla di trattamenti disumani da parte degli stilisti ma anche di tutto lo staff che li costella, come truccatori e parrucchieri: modelle trattate al limite umano, usate come bambole o marionette “a cui strappare e rincollare capelli” a piacimento per poi vederle sfilare, fiere nella loro malsana magrezza, su una passerella illuminata dalla falsità. Ma Victoire Dauxerre parla anche del modo in cui ne è uscita, grazie all’appoggio della famiglia che non l’ha mai abbandonata in ogni sua scelta e della sua successiva rinascita in una nuova versione di sé, più forte e più sana. Ora, a 25 anni, Victoire è un esempio indiscusso di coraggio: grazie alla sua storia altre modelle ora guardano al futuro in modo positivo e sereno, perché c’è sempre una via d’uscita dal tunnel nero dei disturbi alimentari, bisogna solo accettarla.

Ho ricevuto moltissime lettere ed email da modelle che mi ringraziano per quello che ho fatto, perché loro non ne hanno avuto la possibilità, ma, soprattutto, non hanno avuto il coraggio che ho avuto io. Questo è un segnale evidente che occorreva farlo. Il mondo della moda non è come lo si vuol far passare e le modelle non sono certo magre, così magre, per natura. Non tornerei mai in quel mondo. Potrei fare la pubblicità o sponsorizzare un profumo, basta che ci sia sempre un messaggio dietro, ma sfilare, quello proprio no. Preferisco vivere.

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