Quando Reeva Steenkamp scrisse a Pistorius: "A volte mi fai paura"

Dopo dieci anni resta ancora un mistero la morte di Reeva Steenkamp, uccisa dal fidanzato Oscar Pistorius, condannato a 13 anni. Fu omicidio volontario o incidente? Intanto, lei scriveva all'ex atleta paralimpico "Mi fai paura"

*** Aggiornamento del 14 febbraio 2023 ***

Oscar Pistorius continua la sua battaglia per uscire anticipatamente dal carcere e scontare la seconda metà della pena nella sua abitazione; l’ex atleta sostiene di essere idoneo a tale trattamento sin da febbraio 2022, e i suoi legali si sono rivolti al tribunale accusando le autorità carcerarie di  non voler convocare il comitato di esperti che sarebbe chiamato a concedere i domiciliari.

Dal canto loro le autorità della prigione di Atteridgeville sostengono che Pistorius non abbia diritto agli arresti domiciliari fino al marzo del 2023, per una questione di notifiche, ovvero quando scadrebbe la metà della condanna finale.

La controversia va avanti dall’inizio del processo e dai seguenti appelli, nel 2013 e nel 2018; Pistorius era stato condannato inizialmente a 6 anni per omicidio colposo, poi diventati 13 anni e 5 mesi per omicidio intenzionale.

Tuttavia, la confusione nasce dalla legge sudafricana, che prevede la possibilità di libertà vigilata se si è scontata metà della pena, e dal fatto che non sia mai stato chiarito definitivamente se nel conteggio siano stati o meno inclusi i 506 giorni trascorsi in carcere con la prima condanna. Ora che marzo 2023 si avvicina, Pistorius avrà bisogno del parere favorevole di un comitato, di uno psicologo e di un assistente sociale per ottenere i domiciliari, ma l’opinione pubblica sudafricana non è dalla sua parte.

*** Aggiornamento del 19 luglio 2022 ***

Oscar Pistorius ha incontrato in carcere Barry Steenkamp, padre della fidanzata Reeva uccisa nel 2013, delitto per cui l’ex campione paralimpico è stato condannato e sta scontando la pena in carcere.

Pistorius sta terminando il percorso riabilitativo che dovrebbe portarlo alla scarcerazione, in anticipo sui tempi, dopo aver chiesto, nel 2021, la libertà condizionale. Nonostante sia stato condannato a 13 anni di carcere Pistorius potrebbe uscire prima, avendo scontato più della metà della sua pena in carcere ed essendo risultato idoneo alla scarcerazione anticipata, anche grazie alla procedura particolare attiva in Sudafrica, che prevede un confronto diretto tra il condannato e la vittima o i familiari della stessa.

È quanto accaduto il 1° luglio, quando Oscar Pistorius ha incontrato Barry Steenkamp in un confronto assolutamente privato, ufficializzato dall’avvocatessa della famiglia di Reeva, Lawyer Tania Koen.

L’ex atleta è stato trasferito di nuovo a Atteridgeville, la prigione vicino alla capitale Pretoria, da St Albans Correctional Centre, nell’Eastern Cape, vicino a dove vivono i genitori di Steenkamp e luogo in cui è avvenuto l’incontro.

*** Aggiornamento del 21 luglio 2021 ***

Oscar Pistorius potrebbe uscire di prigione già nel 2023, dopo dieci anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp e 18 mesi prima rispetto a quanto previsto dalla condanna. A stabilirlo, nel febbraio del 2021, la Corte Suprema d’Appello del Sudafrica, che ha corretto il precedente verdetto a 15 anni (il quale a sua volta aveva aumentato la prima pena, di sei anni), per via di un errore legale: la prima sentenza non aveva infatti tenuto conto dei 506 giorni già passati in cella dall’ex atleta paralimpico.

A confermare la notizia l’avvocata della famiglia Steenkamp Tania Koen, che nello stesso periodo, a pochi giorni di distanza dall’ottavo anniversario della morte di Reeva Steenkamp, ha dichiarato:

Questo periodo dell’anno è sempre particolarmente traumatico per June e Barry. E anche se capiscono che chiunque possa commettere degli errori, è estremamente angosciante e doloroso che la notizia del possibile rilascio anticipato sulla parola di Oscar sia stata comunicata loro appena una settimana prima dell’ottavo anniversario della morte della figlia.

*** Articolo originale ***

La teoria dell’omicidio premeditato, la difesa basata sull’accidentalità del fatto, le parole della signora June e quei messaggi che esprimevano chiaramente il timore e la paura. A più di sei anni dalla morte di Reeva Steenkamp il mistero avvolge ancora quella drammatica notte di San Valentino del 2013, quando il fidanzato, l’atleta paralimpico Oscar Pistorius, la uccise con quattro colpi di pistola nella casa in cui convivevano, a Pretoria.

Da allora, in realtà, di chiarezza sull’uccisione della bellissima modella sudafricana che il 19 agosto 2019 avrebbe compiuto 36 anni ne è stata fatta davvero poca, anche se Pistorius è stato riconosciuto colpevole e condannato, il 6 luglio 2016, a 6 anni di carcere, salvo poi vedere la pena raddoppiata nel novembre 2017: 13 anni e cinque mesi di carcere è infatti la nuova condanna stabilita dalla Corte di appello sudafricana di Bloemfontein.

Peraltro, l’Alta Corte Costituzionale  ha respinto l’istanza di appello presentata da Pistorius stesso dopo questa nuova decisione, motivando la scelta con il fatto che non si trattasse di una questione costituzionale.

Il fatto è che, fin dal principio, nessuno ha mai dubitato che il  responsabile dell’omicidio di Reeva Steenkamp fosse il compagno, che frequentava in realtà da poco, appena tre mesi, dato che proprio Pistorius stesso chiamò l’amico Justin Divaris subito dopo il crimine per confessargli ciò che aveva fatto, e ammise subito le sue colpe davanti alla polizia durante l’interrogatorio, il 14 febbraio.

Quello che tuttora lascia perplessi e divide inquirenti e opinione pubblica è se si sia trattato davvero di una tragica fatalità, come Oscar sostiene, o se invece l’uccisione di Reeva Steenkampnon fosse stata premeditata, o comunque volontaria. Ed è proprio qui che entrano in gioco le parole di lui, ma anche quelle della madre della ragazza, e soprattutto quei messaggi che Steenkamp avrebbe inviato al fidanzato solo 20 giorni prima di morire.

Oscar Pistorius: “Ho ucciso il mio tesoro”

Il mio tesoro, ho ucciso il mio tesoro. Che Dio mi faccia morire.

Queste sono le parole che Pistorius avrebbe pronunciato subito dopo aver sparato alla fidanzata, nella telefonata fatta al miglior amico Justin Divaris, alle 3.55 della mattina del 14 febbraio.

C’è stato un terribile incidente, ho sparato a Reeva.

Avrebbe detto Oscar, mentre Divaris ha affermato di avergli chiesto se la ragazza stesse bene, e se il colpo fosse partito per sbaglio.

No. Non sta bene – gli rispose lui – Devi venire qui.

Una volta arrivato a casa di Pistorius, però, Justin Divaris l’avrebbe trovata già chiusa con i sigilli dalle forze dell’ordine, e posta sotto sequestro.

Nei giorni successivi al delitto i media locali hanno ricostruito la sequenza della sparatoria: il primo colpo sarebbe stato esploso in camera da letto, dove è stato ritrovato un bossolo, colpendo Steenkamp all’anca, mentre gli altri tre l’avrebbero colpita in bagno, dove aveva tentato di rifugiarsi, alla testa, alla mano e al braccio, alzato istintivamente per ripararsi.

Nella casa sarebbe però stata ritrovata anche una mazza da cricket insanguinata, mentre alcune indiscrezioni trapelate da fonti vicine alla polizia sudafricana,  ma mai ufficialmente confermate, parlerebbero anche di una frattura al cranio della ragazza. Cosa che, probabilmente, rafforzerebbe l’ipotesi del delitto intenzionale.

Eppure, il campione paralimpico ha sempre sostenuto in aula di avere agito credendo che fosse in atto nell’abitazione un tentativo di rapina, e di aver sparato perché aveva scambiato Reeva per un ladro.

È stato un errore. Volevo solo proteggerla – disse durante la prima udienza in tribunale a Pretoria, nell’aprile del 2014, prima di rivolgersi ai familiari di lei – Non riesco nemmeno a immaginare il dolore e la sofferenza e il vuoto che ho causato alla vostra famiglia. Stavo semplicemente cercando di proteggere Reeva. Posso assicurarvi che quella notte andò a letto sentendosi amata. Ho cercato di mettere queste parole su un foglio molte volte e scrivervi una lettera ma le parole non sono sufficienti.

Pistorius, in quell’occasione, affermò anche di rivivere quel momento terribile durante la notte, e di essere angosciato dal pensiero di ciò che aveva fatto accidentalmente.

Non c’è un momento da allora in cui non penso alla sua famiglia. Mi sveglio ogni mattina e siete le prime persone a cui penso, le prime per cui prego. Mi sveglio la notte con l’odore del sangue e sono terrorizzato. Ho paura di dormire e ho una guardia del corpo fuori della mia camera. Sono sotto antidepressivi.

L’accusa, invece, ha sempre portato avanti tutt’altra teoria, parlando della gelosia come possibile movente della furia omicida di Pistorius. Oscar, come riportato da vari media, sarebbe infatti stato geloso dell’amicizia di Steenkamp con Mario Ogle, un artista all’epoca ventiquattrenne protagonista di un reality show al quale aveva partecipato anche la ragazza. Ci sono inoltre altri particolari che si aggiungono al profilo del Pistorius instabile mentalmente che avrebbe ucciso la fidanzata a sangue freddo. Le parole di June Steenkamp, ad esempio, madre di Reeva, ma soprattutto gli SMS inviati da lei al fidanzato.

Reeva Steenkamp: “Ho paura di te”

June Steenkamp rivelò, pochi giorni dopo la prima sentenza che avevano condannato Pistorius a cinque anni, alcune confidenze che Reeva Steenkamp le avrebbe fatto a proposito del fidanzato, con cui si frequentava da tre mesi.

Reeva mi aveva confidato che non aveva mai avuto rapporti con lui – disse la signora Steenkamp in quell’occasione, in una testimonianza riportata da Vanity Fair –  Dividevano lo stesso letto, ma lei aveva paura di portare la loro relazione a quel livello. Questo perché avevano problemi di compatibilità.

Sapeva nel profondo del suo cuore che non sarebbe mai stata felice con un uomo instabile, aggressivo e lunatico e quindi, quella notte, aveva deciso di chiudere la relazione. È stata una disgrazia per Reeva incontrarlo, perché prima o poi avrebbe ucciso qualcuno. Ne sono profondamente convinta.

Ma non ci sono solo le dichiarazioni della mamma di Reeva Steenkamp; la stessa ragazza aveva inviato al fidanzato un SMS il 27 gennaio 2013, appena venti giorni prima di morire, letto poi durante le prime udienze davanti alla Corte di Pretoria.

A volte mi fai paura.

Questo era il testo del messaggio mandato da Steenkamp a Pistorius, subito dopo che lui l’aveva accusata di aver fatto la sciocca con un altro uomo.

A volte sono spaventata da te, dal modo con cui mi affronti di petto, e da come reagirai nei miei confronti – scriveva – Quella che stiamo vivendo è una relazione con un doppio metro. Ogni cinque secondi a me tocca sentire che tu sei ti sei visto con un’altra ragazza.

Sei uscito con un sacco di donne, eppure ti arrabbi se io menziono qualche aneddoto divertente a proposito di qualcuno con cui sono stata per parecchio tempo.

Non si sa se quelle parole, lette prima della tragedia, avrebbero potuto in qualche modo evitarla, e nemmeno perché la madre, se davvero era preoccupata per la figlia, non abbia cercato un modo per intervenire, per allontanarla da Pistorius, anche se Steenkamp era una persona adulta e indipendente che poteva scegliere della propria vita in autonomia. Non sappiamo se fosse davvero spaventata da Pistorius e se temesse seriamente di poter essere minacciata dalla sua gelosia, così come non sapremo mai nemmeno se quella terribile notte si trattò veramente di un assurdo incidente, o se quello della modella sia stato un assassinio deliberato.

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